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Montagna come terapia ma attenzione a rischi per salute in alta quota
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Trascorrere del tempo in montagna fa bene al corpo e alla mente. Innanzitutto in montagna
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aumenta la probabilità di attività fisica all'aria aperta, che rafforza i muscoli,
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le ossa e stimola il sistema cardiovascolare e il sistema nervoso. Anche il benessere
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psicologico migliora. Camminare tra i boschi, immergersi nel silenzio dell'alta quota o
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semplicemente osservare un paesaggio alpino, riducono lo stress, migliorano l'umore e
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favoriscono il sonno. Tuttavia l'ambiente montano può anche presentare delle sfide. L'altitudine
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comporta una minore disponibilità di ossigeno, costringendo il cuore a lavorare di più. Le
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condizioni climatiche variabili, il freddo intenso e gli sforzi fisici possono inoltre aggravare
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problemi preesistenti. È fondamentale quindi affrontare la montagna con consapevolezza,
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informazione e preparazione. Marco Klinger ha intervistato per il format TV Medicina Top
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prodotto dall'Ital Press, Lorenza Pratali, cardiologa dell'Istituto di Fisiologia Clinica
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del CNR di Pisa. Salire in montagna, di solito appunto si va un po' più in alto rispetto
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al livello del mare, si associa a una riduzione della pressione barometrica. Questa condizione
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causa una riduzione della pressione ispiratoria dell'ossigeno, cioè quanto ossigeno riesce
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a entrare nel nostro corpo con gli atti respiratori. Quindi si riduce la quantità di ossigeno che
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entra nel sangue. Questo è un problema che si ha soprattutto nelle quote superiori a
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2500 metri. Questa riduzione di questa quantità di ossigeno, che si chiama ipossemia, fa scattare
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un allarme. Noi siamo delle macchine quasi perfette e soprattutto qui a livello delle carotidi
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abbiamo dei corpuscoli che appunto stimolano immediatamente una risposta, come dicevi,
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cardiovascolare. Quella più immediata, che inizia dopo qualche secondo, aumenta la frequenza
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cardiaca in particolare e di conseguenza aumenta quella che è la pompa del cuore, cioè si chiama
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portata cardiaca, perché dobbiamo spingere più velocemente questo sangue dove abbiamo chi?
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I trasportatori, gli neglobuli rossi che legano l'ossigeno in modo che più velocemente
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vadano in circolo. E questa è la risposta più immediata. I soggetti anche con malattie
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cardiovascolari di qualsiasi tipo possono andare anche a più di 1000 metri. Chiaramente
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la controindicazione è legata alla gravità di queste malattie, alla severità delle malattie,
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come può essere lo scompenso cardiaco o un soggetto che ha l'ipertensione grave o un
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soggetto che ha avuto l'infarto. Quindi è necessario che un soggetto, non c'è una controindicazione,
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ci sono delle controindicazioni assolute, ma devono essere valutate da un medico che
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si occupa, quindi il cardiologo, ma che è esperto anche di medicina di montagna. Sicuramente
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ad esempio è importante sottolineare che se un soggetto ha avuto un infarto è meglio
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che non si rechi a una quota superiore a 2500 metri nei sei mesi successivi all'evento.
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