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Roberto Vecchioni allo specchio: “La parola è ferita a morte. Quella che non sopporto e quella che amo più di tutte”
Tiscali.it
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08/04/2025
Categoria
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Creatività
Trascrizione
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Non siamo davvero, siamo in uno specchio, ma è una metafora, perché la parola è uno
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specchio dell'anima.
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E' giusto che l'intervista si fa per così.
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Ecco, infatti, perché oggi parliamo soprattutto di parole, di un libro di parole che, insomma,
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che dice anche che a volte, insomma, non tutto è come sembra e che le parole descrivono
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delle cose che non sempre sono quelle che davvero noi vediamo.
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Molto spesso sono quelle che vediamo, molto spesso lo bianco resta bianco, le parole sono
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quelle che sono.
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Altre volte le parole confondono, cioè tu dici una cosa falsa e qualcuno la prende per
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vera.
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E poi c'è un'altra caratteristica delle parole, le parole hanno un significato e una
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metafora, cioè un significato suo, un simbolo, diciamo, significato suo, perché questo soprattutto
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in poesia.
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Per cui sono varie, si muovono da tutte le parti, sono animaletti preziosi, meravigliosi,
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che vanno di qua e di là.
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E poi sono, almeno quelle che ho cercato io, quelle indoeuropee, quelle nostre, sono parole
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che si assomigliano tutte, perché abbiamo una familiarità di pensiero e quindi parola.
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Noi indoeuropei, che siamo tanti, tre quarti del mondo.
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Tre quarti del mondo?
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Ah sì, pensi anche all'America, al sud, che è spagnola, portoghese, iraniani, papistani.
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La cultura cinese e giapponese sono un'altra cosa, il semita è un'altra cosa, ma noi indoeuropei
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abbiamo una grande maggioranza di… non dico che siamo meglio, eh, anzi, ci sono lingue
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meravigliose, c'è ceppi fantastici di lingue, ma il nostro è questo.
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Senti, quando è che ti sei innamorato delle parole?
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Sempre, da piccolo, da bambino, ho capito che quella cosa che veniva fuori da mia mamma
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era qualcosa di importantissimo, perché dipendeva dal tono, cioè sentivo subito che era una
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minaccia, un avvertimento oppure qualcosa di dolce, e allora ho detto, ma classifichiamole
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queste cose, quando sento così, ecco là, e devo agire così, se no in un altro modo,
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e quindi direi avevo tre anni, quattro anni, e poi ogni volta che trovavo parole nuove le
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andavo a cercare, le volevo vedere da dove venivano, perché le parole non sono assolutamente
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solo comunicazioni fictizie per dirci qualcosa, hanno una nascita originale e corrispondono
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a sentimenti interni che vengono fuori e quindi nascono piccole e poi si allargano perché
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diventano coi suffisi, diventano aggettivi, verbi, le modi di fare, ed è questa storia
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lunghissima, una storia che parte dal 7 mila anni prima di Cristo e arriva a noi, era bello
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riscriverla.
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Senti, perché è così importante oggi parlare delle parole, perché tu hai voluto dedicare
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un libro anche al senso di alcune parole?
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No, siccome non avevo praticamente tutto il tempo libero.
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No, con questo non ci credo, perché in questo periodo è così facile.
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Pieno di lavoro, pienissimo, ma questa era un pallino mio da tanto tempo, direi da 40
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a 50 anni, però non sapevo mai come metterla, perché fare un libro di linguistica, no,
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non so nell'altezza, ci sono linguisti puri, veri, grandi, che però, in maggior parte
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sono un po' noiosetti, devo dire la verità, e poi non sono proprio, cioè non arrivano
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a tutti.
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Certo, non c'è dubbio.
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Invece volevo scrivere un libro che arrivasse più o meno a tutti, quindi ho semplificato
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molte cose, ma ho dovuto anche chiarire cose un po' più complicate, e lì è stato difficile,
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perché far comprendere come cambia il modo di parlare da un luogo all'altro, anche
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i dialetti, per esempio, secondo la conformità della bocca, della lingua, dei polmoni, e
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quella era già più difficile, perché non ci chiediamo come mai diciamo così, gli inglesi
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dicono così, eppure è la stessa parola, solo che detta con consonanti o vocali diverse.
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Tu all'inizio del libro pubblichi il testo di una tua canzone, Parola, che si conclude
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con la parola ferita a morte.
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Ferita a morte, però è.
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Ecco, perché è ferita a morte la parola?
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Perché sono cambiati i tempi, perché lentamente, progressivamente, i giovani hanno trovato
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altri linguaggi, ma tutto dipende anche dalla situazione sociale, perché non accettando
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la situazione sociale, e anche giustamente in molti versi, hanno inventato il loro linguaggio,
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hanno inventato anche il loro modo di comunicare, che è più ematico, che è più visivo, che
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non sonoro, e quindi lentamente alcune parole si sono perse, oltretutto questo avviene anche
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per i più grandi, perché nessuno sa che cosa veramente racchiude una parola o racchiude
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una frase, tutti danno per scontato che sia quello da sempre, e invece non è vero per
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niente perché è cambiata, si è mutata, si è trasferita, si è mischiata con altre
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parole fino ad arrivare a quello che è adesso, per cui io ripeto sempre quello che diceva
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il grande De Andrè, se sbaglio l'aggettivo non faccio uscire una canzone, finché noto
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giusto.
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Senti, qual è la parola che più ami e quella che veramente non sopporti?
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La parola che non sopporto è violenza, tutte le parole violente, guerra, violenza, c'è
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ne un'altra, ignoranza e volontà, perché ignoranza, si può essere ignorante perché
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non si ha la possibilità, ma quando sei ignorante perché accetti la tua ignoranza, sei meschino,
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piccolo.
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La parola più bella ovviamente è amore, ma amore non soltanto nel senso di amore per
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una donna, per un uomo, amore unio nel senso del fatto che noi siamo circondati da un meraviglioso
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involucro d'amore e dobbiamo scoprire l'amore in ogni piccola cosa, piccola o grande che
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sia, questo miracolo che ci congiunge alle cose e l'amore supera l'odio anche, perché
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quando capisci che tutto ha del tuo, allora l'odio è una parola inutile, anche momentanea
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se vogliamo, ma non può continuare.
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Un'ultima domanda, tu insomma alla tua giovanissima età, come dicevi poco fa, sei pieno di impegni,
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io qualche settimana fa sono venuta a vedere un tuo concerto, quindi continui ovviamente
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la tua attività principale, quella che noi conosciamo tutti di musicista e cantautore,
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è autore appunto, però appunto sei nel frattempo diventato anche un personaggio televisivo,
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continui a scrivere libri, intanto da dove trovi tutta questa energia e se c'è un'urgenza
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particolare quale e a cosa tieni di più?
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Io credo che sia l'entusiasmo, l'entusiasmo della scoperta, in non accontentarsi mai di
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quello che vedi, in non restare mai nell'ovvio, nel luogo comune, perché è noiosissimo il
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luogo comune, ogni volta che scopro, come diceva Ungaretti, quando trovo in questo mio
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silenzio una parola, scavata è nella mia vita come un abisso, è una frase bellissima
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per dire, oh che meraviglia che ho trovato, non solo una parola, ma una situazione, una
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idea, un pensiero che non avevo e questo vale la vita, cioè continuare a scoprire vale la vita.
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Ti ringrazio davvero.
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Grazie a te, a tutti quelli che ascoltano, le sentono, le vedono.
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Certo, i nostri lettori di Tiscali. Ciao.
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