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Empatia: una virtù possibile anche nel mondo virtuale
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16/08/2024
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Ben ritrovate e ben ritrovati. Tra gli aspetti positivi di un anno difficile
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c'è stata la possibilità di interagire con gli studenti in varie scuole grazie
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agli aspetti positivi delle lezioni o delle conferenze o delle conversazioni
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via web. Stamani ho avuto il piacere di una due ore di conversazioni con gli
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studenti di un polo liceale Silos Fiore in provincia di Bari che include licei
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classico linguistico scientifico e così via e devo dire che ho ricevuto delle
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domande estremamente interessanti. Cito una di Daniele che mi ha chiesto è
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possibile mantenere l'empatia con oggi questa overdose di social e di mezzi
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virtuali. L'ho trovato una domanda straordinaria. Innanzitutto coltivare
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l'empatia è certamente una straordinaria virtù e una straordinaria
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caratteristica del vivere alto, del vivere etico, perché personalmente
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ritengo che l'empatia cioè il sentire le emozioni dell'altro, l'immedesimarsi
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nelle emozioni dell'altro sia la base del comportamento etico. Io non potrò
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mai fare del male a un altro essere umano ma anche un animale o una pianta
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se penso per un minuto se io fossi questa persona, questo bambino, questo
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anziano, questo immigrato, se fossi un animale che cosa proverei se mi
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comportassi così, se una persona se parlassi così, se agissi così.
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L'empatia è quindi la base dell'etica che comporta intrinsecamente un rispetto
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profondo per l'altro. Allora chiede Daniele è possibile mantenere e coltivare
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l'empatia quando il contatto diretto non c'è e abbiamo la separatezza del mezzo
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virtuale? Io credo che si possa mantenere l'empatia se facciamo attenzione ad
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alcuni aspetti. Innanzitutto è difficile esprimere nel
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virtuale quello che non pratichiamo nella vita reale, di converso viene più
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spontaneo, immediato coltivare anche nel virtuale quelle capacità, quelle
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attitudini, quella cura del proprio comportamento di sé e anche quella
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crescita personale che caratterizza anche l'attenzione all'empatia.
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Quindi la prima risposta è sì, è possibile se abbiamo attenzione e cura di
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mantenere alta l'empatia nella vita reale, che significa per esempio chiedere
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con autentica sollecitudine all'amico, alla mamma, al papà, alla nonna, tu come
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stai? Tu come stai? E aspettare che l'altro risponda all'emozione che noi
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mettiamo nella voce, non come stai o non chiedere nemmeno come stai, ciao, è finita
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lì. Il come stai, chiesto con autentica sollecitudine, è un modo semplice a
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disposizione di tutti, da tutti i livelli culturali e economici e tutte le età, di
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mostrare attenzione all'altro, che è il prerequisito per l'empatia, perché se poi
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ascoltiamo con attenzione la risposta ecco che da lì entriamo in sintonia
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emotiva, entriamo in sintonia per esempio anche comportamentale, perché se
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stiamo ascoltando con l'attenzione la nostra postura esprimerà che stiamo
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accogliendo l'altro con la sua verità, con la sua sofferenza, con la sua gioia,
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con la sua verità. Nei social c'è poi un elemento molto
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importante, dice Veltroni che internet è il regno dell'odio e in effetti purtroppo
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c'è una grande deriva in cui dominano l'aggressività, la distruttività, la
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perfidia, cioè tutti quegli atteggiamenti veramente aggressivo-distruttivi in cui
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ciascuno esprime frustrazioni, negatività,
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cattiveria, scarso senso etico, perché l'obiettivo è fare male all'altro, che è
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esattamente l'opposto dell'empatia. Ecco che allora prima di scrivere, prima di
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postare, prima di fare qualsiasi cosa, anche sul virtuale, vorrei dire ancora di
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più, sul virtuale che è così veloce e irreparabile, noi dobbiamo riflettere e
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chiederci se vogliamo mantenere e coltivare l'empatia. Questo che vorrei
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scrivere in un momento di coller, in un momento di rabbia, in un momento di
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frustrazione, è opportuno che lo scriva o è meglio che lo tenga per me, ci rifletta
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su e magari esprima quello che desidero dire perché magari mi sento ferito, in un
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modo migliore e più efficace, più tardi o domani? Ecco, questa attenzione a tenere
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un tempo, una pausa di riflessione, nel momento negativo, prima di riversare sui
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social tutta l'impulsività, tutta l'impulsività, la negatività, la cattiveria,
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la frustrazione, prendiamoci una pausa a tutte le età, perché di nuovo il chiedersi
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quello che sto facendo, quello che vorrei dire, che vorrei urlare, è veramente
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efficace e funzionale a quello che voglio dire? E soprattutto, se fa male e
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fa male in maniera irreparabile, che senso ha? Che senso ha essere così
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distruttivi? Certo, bisogna avere senso etico per chiederselo e certamente
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Daniele che lo ha chiesto è un ragazzo molto attento all'empatia nella vita
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reale, ma ci ha dato uno spunto straordinario per riflettere su quanto
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l'empatia possa vivere benissimo anche nel virtuale. È il modo con cui noi
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facciamo le cose che le qualifica come prodigiosamente positive e costruttive o
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dannatamente tremende e distruttive. Quindi coltiviamo l'empatia anche sui
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social, almeno con chi ci consente di farlo in maniera, vorrei dire, anche poetica
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oltre che utile.
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