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  • 21/05/2025
https://www.pupia.tv - Roma -​ Presentazione Rapporto Istat
Alle ore 11, presso la Sala della Regina di Montecitorio, è stato presentato il Rapporto annuale Istat sulla situazione del Paese. Saluti del questore Paolo Trancassini. Ha illustrato il Rapporto il presidente dell'Istat, Francesco Maria Chelli. (21.05.25)

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Trascrizione
00:00Buongiorno e benvenuti, è per me un onore portare a nome della Camera dei Deputati un
00:17cordiale saluto e un sentito ringraziamento al Ministro Zangrillo, al Presidente dell'Istat
00:23Francesco Maria Acchelli e a tutte le persone che hanno contribuito alla redazione del rapporto
00:27annuale 2025, giunto quest'anno alla sua trentatresima edizione, nonché a tutti gli
00:33intervenuti.
00:34Questo appuntamento rappresenta una delle occasioni più importanti per riflettere con
00:38il rigore dell'analisi e la forza dei dati sulle trasformazioni che attraversano la nostra
00:42società.
00:43Il rapporto Istat, come ogni anno, non si limita a fotografare l'Italia del presente,
00:48ma offre strumenti preziosi per comprendere le traiettorie in atto e per orientare le
00:52scelte di politica pubblica nel segno dell'equità, della sostenibilità e della coesione sociale.
00:58Il titolo di questa edizione, Partire dalle generazioni per comprendere l'oggi e progettare
01:04il futuro, rappresenta un invito forte e lungimirante.
01:07Guardare alle diverse età della vita non come compartimenti separati, ma come elementi
01:11interconnessi di un sistema che deve funzionare in armonia, mettendo al centro il valore della
01:16persona in tutte le sue fasi e condizioni.
01:19Nel rapporto emerge con chiarezza come le grandi sfide del nostro tempo, dal rallentamento
01:24demografico all'invecchiamento della popolazione, dalle diseguaglianze territoriali alle difficoltà
01:29di accesso al lavoro, dai cambiamenti climatici ai ritardi nell'innovazione, non possono
01:34essere affrontate con strumenti ordinari.
01:36Occorre un rinnovato patto tra le generazioni, tra i territori, tra le istituzioni e i cittadini.
01:41L'Italia ha bisogno di valorizzare il capitale umano delle nuove generazioni, sostenendole
01:46nei percorsi di autonomia, istruzione, partecipazione e realizzazione personale, ma al tempo stesso
01:52è necessario garantire dignità e inclusione alle persone anziane, riconoscendo il loro
01:56contributo alla società e assicurando servizi adeguati ai bisogni di cura e assistenza.
02:01Nel documento si sottolinea l'importanza di affrontare le diseguaglianze economiche,
02:07sociali, educative e sanitarie, che ancora penalizzano troppe persone e soprattutto troppi
02:13territori. È su questa base che si costruisce la fiducia dei cittadini nelle istituzioni
02:18e si rafforza il senso di appartenenza a una comunità solidale e dinamica.
02:22In un contesto di incertezza globale e di persistenti fragilità strutturali, l'azione
02:28delle istituzioni deve essere ispirata da una visione di lungo periodo. I dati e le
02:33analisi dell'Istat ci ricordano che dietro ogni numero c'è una storia, un volto, un
02:37progetto di vita che merita attenzione, ascolto e soprattutto risposte concrete. Per questo
02:43il Parlamento tutto nella sua funzione di rappresentanza, di indirizzo e di controllo
02:47guarda con estremo interesse al lavoro dell'Istituto Nazionale di Statistica, che si conferma punto
02:52di riferimento autorevole per la conoscenza dei fenomeni e la valutazione delle politiche
02:56pubbliche. Concludo dunque esprimendo apprezzamento per la qualità del lavoro svolto e rinomando
03:01l'impegno dell'istituzione a trarre queste evidenti indicazioni utili per progettare
03:07insieme un futuro più giusto, sostenibile e partecipato.
03:10Grazie.
03:13Grazie mille.
03:43Onorevole Paolo Trancassini, che ringrazio per l'indirizzo di saluto, signori Ministri,
03:49Senatore Paolo Zangrillo e Senatore Luca Ciriani, rappresentanti del Governo, autorità tutte,
03:54signore e signori. Ogni anno il rapporto dell'Istat si propone di raccontare i progressi e le
04:00criticità che hanno caratterizzato il nostro Paese. E lo fa con il suo solito e solido
04:07bagaglio di fonti e di dati che negli anni si sono evoluti sul piano della quantità
04:11e della qualità. In questa trentatreesima edizione abbiamo voluto porre l'attenzione
04:17sulle differenze intergenerazionali, demografiche e sociali che contraddistinguono l'Italia
04:23del presente e provato a riflettere sui vincoli e le opportunità delle diverse generazioni
04:29anche alla luce delle trasformazioni del sistema economico. Un modo per parlare, in particolare
04:35ma non solo, del ruolo e delle difficoltà che incontrano le generazioni più anziane
04:40e quelle più giovani, su cui il rapporto ha spesso riflettuto negli ultimi anni. Come
04:46di consueto in questa presentazione, mi soffermerò dapprima sull'evoluzione recente del quadro
04:51economico e demosociale, per poi entrare nel dettaglio delle analisi più specifiche che
04:57abbiamo condotto in questa edizione. Il quadro macroeconomico è caratterizzato,
05:03come sapete, da molte incertezze, a cui itesi negli ultimi mesi soprattutto per i rischi
05:08di frammentazione del commercio internazionale. Nel 2024 l'economia italiana ha continuato
05:14a espandersi a un ritmo contenuto. La crescita del PIL è stata pari allo 0,7%, analogo a
05:22quella registrata nel 2023. L'aumento è risultato inferiore rispetto a Francia e Spagna,
05:28ma superiore a quello della Germania, in contrazione per il secondo anno consecutivo. Nel nostro
05:34Paese l'andamento dell'attività ha risentito della debolezza della domanda interna e del
05:39ridotto apporto della domanda estera, anche per via della bassa crescita complessiva dell'Unione.
05:45I consumi delle famiglie sono cresciuti dello 0,4%, a fronte di un incremento del potere
05:52d'acquisto dell'1,3% e la crescita degli investimenti fissi lordi è rallentata sensibilmente.
06:00A frenarla hanno contribuito l'afflissione della spesa per abitazioni, dovuta al ridimensionamento
06:06degli incentivi pubblici, e di quella per impianti e macchinari. Sono in aumento, invece,
06:11gli investimenti nell'edilizia non residenziale, che hanno beneficiato dai fondi del Piano Nazionale
06:16di Ripresa e Resilienza, e quelli immateriali. Dal lato dell'offerta, il valore aggiunto ha
06:23segnato nel 2024 una crescita nell'agricoltura e nelle costruzioni, mentre ha decelerato nei
06:30servizi, saliti dello 0,6%. Sono invece proseguite le difficoltà per il settore manifatturiero,
06:36in calo dello 0,7%. Le stime preliminari del PIL, che l'Istituto ha diffuso a fine aprile,
06:43indicano per il primo trimestre del 2025 una crescita congiunturale dello 0,3% e una acquisita
06:51dello 0,4%. L'andamento degli ultimi mesi, di poco superiore a quello di Germania e Francia,
06:56riflette un aumento del valore aggiunto nei comparti primario e industriale e una stasi
07:03in quello dei servizi. Dal lato della domanda, si rileva un contributo positivo della componente
07:09nazionale all'ordo delle scorte e un apporto levemente negativo di quella esteranetta.
07:15Per l'Italia, i principali organismi nazionali e internazionali prevedono il mantenimento o una
07:22lieve diminuzione del ritmo di crescita dello scorso biennio. Oltre che dall'andamento del
07:28commercio globale, l'espansione dell'economia dipenderà dall'evoluzione della domanda interna
07:33di consumi e del potere di acquisto delle famiglie, penalizzate dalla ripresa dell'inflazione nei
07:39primi mesi di quest'anno, nonché dal buon esito dell'evoluzione degli investimenti pubblici e
07:44privati finanziati dal PNRR. Per quanto riguarda la finanza pubblica, i dati più recenti hanno
07:52confermato il miglioramento significativo del saldo primario del 2024, positivo per la prima
07:58volta dal 2019, e la discesa dell'indebitamento netto dal 7,2 al 3,4% del PIL. Si è interrotta,
08:07invece, la riduzione del rapporto debito-PIL salito dal 134,6% del 2023 al 135,3% dell'anno
08:18scorso. Negli ultimi anni l'andamento dell'occupazione ha mostrato segnali decisamente
08:24positivi. Nel 2024 il numero di occupati è sensibilmente aumentato, benché a un ritmo
08:31inferiore a quello dell'anno precedente, 1,5% dal 2,1%, raggiungendo a fine anno i 24 milioni.
08:40La crescita è stata prevalentemente riconducibile alla componente a tempo indeterminato. L'Italia
08:48resta tuttavia il Paese con un tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni più basso d'Europa,
08:54a causa dei livelli inferiori di partecipazione e occupazione dei giovani e delle donne e al
09:00ritardo del mezzogiorno. Rispetto al 2019 il tasso di occupazione è salito di 3,2 punti
09:07percentuali. La crescita è stata maggiore dai 45 anni in su e tra i laureati, con un
09:14ampliamento di un punto del differenziale con i meno istruiti. Nell'anno passato si è consolidato
09:20il processo di disinflazione. L'aumento dell'Indice dei prezzi al consumo, armonizzato per i Paesi
09:26dell'Unione Europea, che a ottobre 2022 aveva raggiunto il 12,6%, è rallentato al 5,9% nel
09:352023 e all'1,1% nel 2024, il valore più contenuto tra le grandi economie europee.
09:42Nella seconda parte dell'anno e nei primi mesi del 2025 la dinamica dei prezzi ha mostrato
09:49tuttavia una moderata ripresa. Ad aprile l'inflazione acquisita per il 2025 ha raggiunto
09:56l'1,8%. Nell'ultimo biennio le retribuzioni contrattuali hanno iniziato a recuperare in
10:03termini reali, ma in misura insufficiente a coprire il ritardo marrutturato negli anni precedenti.
10:09Rispetto a gennaio 2019 la perdita di poteri di acquisto per dipendente era superiore a 15%,
10:17a fine 22% ed è ancora pari al 10% a marzo 2025. Nel confronte europeo tra il 2019 e il
10:262024 le retribuzioni lorde di fatto per dipendenti in termini reali sono diminuite del 4,4% in Italia,
10:35del 2,6% in Francia, dell'1,3% in Germania, mentre in Spagna si è registrato un aumento del 3,9%.
10:43Nell'ultimo decennio la crescita modesta dell'economia italiana ha risentito di condizioni
10:50macroeconomiche non favorevoli, ma anche di alcune caratteristiche strutturali del sistema
10:55produttivo, quali la ridotta dimensione media delle imprese e la specializzazione orientata
11:01verso produzioni a minore contenuto tecnologico, che ne hanno frenato l'espansione. Nel nostro
11:09Paese l'incidenza delle risorse umane in scienza e tecnologia tra gli occupati resta nel 2023
11:15inferiore di circa 10 punti percentuali rispetto a Germania e Spagna e di 17 nei confronti della
11:23Francia. Quest'elemento di debolezza va di pari passo con il permanere di un'intensità della
11:29spesa in ricerca e sviluppo relativamente contenuta e con un ritardo nell'adozione
11:34delle tecnologie digitali che richiedono maggiori competenze come l'intelligenza
11:39artificiale. Cogliere le opportunità tecnologiche rappresenta una sfida chiave per il Paese che,
11:45come avrò modo di dire più avanti, è strettamente connessa all'intensità
11:50dell'investimento in capitale umano e nelle generazioni più giovani.
11:54Una direzione di sviluppo importante, non certo dissociata dall'investimento in innovazione e
12:01nuove tecnologie, è quella legata alla sostenibilità ambientale. Ciò è vero a
12:07diversi livelli. Dalla gestione delle fragilità del territorio, alla riduzione dell'impatto
12:13ambientale delle attività produttive su cui si sono registrati progressi, all'importanza
12:18della transizione energetica e della produzione di energia da fonti rinnovabili, tema che si
12:24intreccia con quello della riduzione della dipendenza energetica dall'estero.
12:28Il rapporto ricorda in particolare come, per il nostro Paese, l'impatto sulle attività
12:34economiche dell'aumento di frequenza degli eventi estremi, attenuabili solo attraverso
12:39attività di prevenzione, sia stato particolarmente significativo. Tra il 1980 e il 2023 l'Agenzia
12:48europea per l'ambiente stima perdite dovute a cause ambientali pari a 134 miliardi di
12:54euro, ponendoci al secondo posto tra i Paesi dell'Unione, dopo la Germania e prima della
13:00Francia. Un'analisi realizzata combinando la mappa dei comuni esposti a rischi naturali
13:08con le informazioni tratte dal registro delle unità produttive, ha evidenziato che nel
13:132022 il 18,2% del valore aggiunto di industria e servizi era prodotto in unità locali ubicate
13:22in territori esposti a rischi di frane e sismicità elevate.
13:26Il quadro demografico e sociale del nostro Paese continua a riflettere trasformazioni
13:33profonde che attraversano generazioni, territori e gruppi sociali. Al 1 gennaio 2025 la popolazione
13:41residenzi in Italia è ormai sotto i 59 milioni. Come più volte ricordato, la diminuzione,
13:47nata dal 2014, è dovuta a una dinamica naturale fortemente negativa. La natalità continua
13:54a calare. Nel 2024 si sono registrate solo 370 mila nascite e la fecondità ha toccato
14:01il minimo storico di 1,18 figli per donna, sfavorita dalla riduzione del numero di donne
14:06in età fertile e dal crescente rinvio della genitorialità. Il saldo migratorio, pur essendo
14:14ampiamente positivo, è insufficiente a compensare la perdita di popolazione. 191 mila persone
14:20inoltre hanno lasciato il Paese nel 2024, segnando un incremento del 20,5 per cento
14:27rispetto al 2023, di cui oltre 156 mila cittadini italiani. Preoccupante è l'aumento dell'espatrio
14:35tra i giovani 25 e 34 anni con una laurea, 21 mila nel 2023, un record storico. Il risultato
14:43è una perdita netta di 97 mila giovani laureati in dieci anni. Il 2024 ha segnato anche la
14:51fine della crisi di mortalità legata alla pandemia. La speranza di vita alla nascita
14:57cresce, raggiungendo 83,4 anni, recuperando completamente i livelli pre-Covid-19, sia
15:05per gli uomini sia per le donne. È importante ribadire che l'Italia si conferma tra i
15:10Paesi europei più longevi. Questa constatazione, in sé molto positiva, si riflette però anche
15:17nell'invecchiamento della struttura per età della popolazione. Un quarto dei residenti
15:22ha almeno 65 anni, il doppio rispetto ai minori di 15. Gli ultraottantenni sono quasi 4,6
15:30milioni. Gli ultracentenari toccano un nuovo massimo, superando i 23.500. Le previsioni
15:36demografiche, che spesso richiamiamo nei nostri interventi, confermano un futuro segnato
15:42da un ulteriore invecchiamento, calo delle nascite e crescente numero di decessi, a fronte
15:48di un'evoluzione dei flussi migratori, potenziale fattore dell'equilibrio strutturale che
15:53presenta ampi margini di incertezza. Le famiglie stanno diventando sempre più piccole. Il
16:01crollo dell'annuzialità, l'instabilità coniugale, la bassa fecondità e il posticipo
16:07della genitorialità alimentano la crescita delle famiglie ricostituite, delle coppie
16:12non coniugate, dei genitori soli non vedovi che vivono con i figli e delle persone sole
16:18non vedove. Insieme, queste forme familiari rappresentano oggi oltre il 41% del totale.
16:26Colpisce in particolare l'aumento delle persone che vivono da sole. Riguarda tutta
16:32l'età, soprattutto gli anziani, sfiorando il 40% tra gli ultra-75 anni, in maggioranza
16:39donne. Entro il 2043 si stima che le persone di 65 anni e più che vivono da sole saranno
16:47oltre 6 milioni, con implicazioni rilevanti nei rapporti inter- e intragenerazionali.
16:55Si tratta di cambiamenti, dobbiamo ribadirlo, che caratterizzeranno in misura ancora più
16:59significativa i prossimi decenni e che contribuiranno a ridisegnare anche la struttura delle reti
17:05familiari e sociali. Resta elevata la quota di 18-34 anni che continuano a vivere nella
17:12famiglia di origine, circa due terzi, contro una media europea di 49,6%. La difficoltà
17:21di raggiungere l'indipendenza economica ostacola l'autonomia e ritarda tutte le
17:26tappe dei giovani verso l'età adulta, genitorialità compresa.
17:29L'invecchiamento richiederà un'attenzione particolare nel garantire condizioni di salute
17:36migliori a tutta la popolazione. Il primato di longevità del nostro Paese si deve anche
17:42ai livelli contenuti del tasso di mortalità evitabile, ovvero i decessi sotto i 75 anni
17:49che potrebbero essere ridotti o prevenuti attraverso interventi di sanità pubblica,
17:54prevenzione dei fattori di rischio e adeguata assistenza sanitaria. Si tratta del secondo
18:00più basso in Europa. Negli ultimi deci anni il nostro Paese ha visto tuttavia ridursi
18:05misura meno consistente che negli altri principali Paesi europei la componente trattabile associata
18:12alla capacità del sistema sanitario di diagnosticare e curare tempestivamente. Migliorare questa
18:18condizione richiede un potenziamento degli screening, della diagnosi precoce e delle
18:23terapie, assicurando un sistema sanitario ancora più in grado di rispondere efficacemente
18:29ai bisogni di cura. Le criticità nell'accesso ai servizi sanitari
18:35si manifestano nella rinuncia alle cure, dovute a motivi economici, organizzativi o legati
18:40all'offerta. La quota di popolazione che ha rinunciato a visite o esami clinici è
18:45cresciuta dal 6,3% nel 2019 al 9,9% nel 2024, per lo più a causa delle liste di attesa
18:54o delle difficoltà a pagare le prestazioni sanitarie. Rispetto al 2023 il ricorso al
18:59privato, ovvero sostenere l'intero costo dell'ultima prestazione senza rimborsi
19:04da assicurazioni, è salito dal 19,9% al 23,9% della popolazione.
19:10La rinuncia alle cure colpisce soprattutto le donne e gli adulti 45-54 anni e cresce
19:19anche nel Nord e tra i più istruiti, riducendo i tradizionali vantaggi sociali e territoriali.
19:24Dal 2019 è in aumento anche il disagio psicologico. Questo fenomeno interessa in realtà molti
19:31paesi oxe e coinvolge in particolare gli anziani, ma in crescita tra i giovani, soprattutto
19:37le donne. Come ho già osservato, l'aumento della
19:43sopravvivenza sta trasformando radicalmente la struttura della popolazione italiana, dando
19:48origine a una società in cui convivono, insieme e più a lungo, diverse generazioni, i cui
19:54percorsi di vita contribuiscono in modo naturale a ridefinire il contesto demografico, sociale
19:59ed economico del nostro Paese. In questa edizione del rapporto abbiamo voluto analizzare l'evoluzione
20:05dei loro comportamenti, provando a comprendere le esigenze di una popolazione che invecchia
20:11e al contempo richiede nuove opportunità ed è chiamata a confrontarsi con vecchi e
20:16nuovi divari socio-economici e territoriali. Il confronto fra le generazioni conferme il
20:23cambiamento profondo nel modo in cui si entra nella vita adulta. Negli ultimi 40 anni i
20:29matrimoni sono diminuiti costantemente, da oltre 400 mila negli anni 70 del secolo scorso
20:36a poco più di 280 mila a fine anni 90. Dopo la crisi del 2008 il calo si è accentuato
20:44e nel 2023 si sono fermati poco sopra i 184 mila. Le cause sono strutturali. Da un lato
20:53la denatalità ha ridotto il numero dei giovani adulti, dall'altro sono cambiati i comportamenti
20:58familiari e le unioni libere sono sempre più diffuse, vissuta come alternativa stabile
21:05o tappa intermedia prima delle nozze, spesso anche in presenza di figli. Così la propensione
21:11a sposarsi continua a calare di generazione in generazione. Tra le donne nate nel 1933
21:18solo il 13% non era sposata entro i 40 anni. La quota sale al 42% per le nate del 1983.
21:27È uno dei due tratti distintivi della cosiddetta seconda transizione demografica iniziata
21:34in Italia dagli anni 70 e che ha trasformato profondamente i modelli familiari. L'altro
21:41è la fecondità bassa e tardiva. Osservando le generazioni di donne che hanno concluso
21:47la loro storia riproduttiva si nota una riduzione costante del numero medio di figli. Nel nord
21:53le donne nate nel 1933 avevano già in media meno di due figli. Una soglia raggiunta nel
22:01centro con la generazione del 1939 e nel mezzogiorno solo con quella del 1961. Per le donne oggi
22:10quarantenni si stima una discendenza finale ancora più bassa, in media 1,34 figli per
22:17donna. Nel passaggio dalla generazione delle madri a quella delle attuali quarantenni raddoppia
22:23la quota di donne senza figli, dal 13 al 26 per cento, con un picco di circa tre donne
22:29su dieci nel mezzogiorno. Parallelamente si riscontra un'accentuata posticipazione dell'età
22:36alla nascita del primo figlio, che aumenta la probabilità di avere un numero di figli
22:41inferiori alle attese o di non averne affatto. L'età media alla nascita del primo figlio
22:46è salita da 25,9 anni per le nate nel 1960 a 29,1 per quelle del 1970, con un rinvio
22:56ancora maggiore nelle generazioni più recenti. Lo spostamento in avanti delle principali
23:04tappe che contraddistingono i percorsi di vita riguarda anche l'età in cui si diventa
23:09anziani. In demografia la soglia dei 65 anni definisce convenzionalmente l'ingresso nella
23:17vecchiaia, ma con l'aumento della longevità e il miglioramento delle condizioni di vita,
23:23a 65 anni molte persone vivono oggi in buona salute, lavorano, mantengono una vita attiva
23:29e partecipano pienamente alla società. Nel rapporto si propone un approccio dinamico
23:34per la determinazione della soglia della vecchiaia, ben noto in demografia, che considera
23:40non l'età anagrafica fissa, ma la speranza di vita residua. Nel 1952 un uomo di 65 anni
23:48poteva aspettarsi di vivere ancora 13 anni, una donna 14. Applicando oggi lo stesso criterio
23:54basato sulla speranza di vita residua, la soglia d'ingresso nella vecchiaia si sposterebbe
23:59a 74 anni per gli uomini e 75 per le donne, cambiando sensibilmente la percezione dell'invecchiamento.
24:07Nel 2023 il 21,6% degli uomini e il 26,3% delle donne risultano anziani secondo la definizione
24:17tradizionale. Usando la soglia dinamica si scende all'11,4 e al 14,2%. Certamente l'obiettivo
24:26di questo approccio non è negare le criticità dell'invecchiamento, ma rileggere il fenomeno
24:32alla luce del miglioramento delle condizioni di salute. Ed è importante ricordare che
24:37l'aumento degli anni di vita in buona salute non tiene sempre il passo con la longevità
24:43complessiva.
24:44Il rapporto mostra anche come, dal 1951 ad oggi, il profilo per livello di istruzione
24:51della popolazione anziana si sia profondamente trasformato. Se nel 1951 oltre l'80% degli
24:59ultra-65 anni non aveva alcun titolo di studio, nel 2021 questa quota è scesa al 5,9%. Inoltre,
25:09i titoli di studio più elevati, seppur ancora minoritari, sono cresciuti con continuità,
25:15dall'1,1% nel 1951 all'8,8 70 anni dopo. Tali cambiamenti segnalano un progressivo
25:25rafforzamento del capitale umano nella fascia anziana della popolazione, con potenziali
25:31ricadute positive su silver economy e partecipazione sociale, culturale ed economica di questa
25:37fascia di popolazione.
25:38I progressi registrati non sono tuttavia uniformi e sossistono di vari legati alla condizione
25:45socio-economica e al territorio. È soprattutto nei territori più fragili, come le aree interne,
25:51dove l'invecchiamento si intreccia allo spopolamento, alla bassa fecondità, all'emigrazione
25:56giovanile e alla ridotta attrattività per flussi migratori dall'estero, che emergono
26:01le maggiori criticità. In questi contesti la presenza di anziani soli o in coppie senza
26:08figli è più frequente e si dirà da spesso la rete di persone su cui poter contare. La
26:16maggior parte delle persone con 65 anni o più, peraltro, vive invecchia rimanendo al
26:21proprio domicilio e le condizioni di vita del luogo in cui vive influenzano ancor di
26:26più la quotidianità degli individui di questa fascia di età, andando ad orientare le traiettorie
26:33di benessere.
26:33In generale, in ragione delle esperienze vissute dalle diverse generazioni, i cambiamenti nella
26:42popolazione si realizzano attraverso un ricambio non solo quantitativo, ma anche qualitativo.
26:48I nati dagli anni 50 in poi hanno beneficiato di migliori condizioni di vita, dell'introduzione
26:55del servizio sanitario nazionale negli anni 70 e, come abbiamo visto, di un maggior livello
27:00di istruzione, con stili di vita più salutari ed effetti positivi sulla salute anche in
27:05età avanzata.
27:06Accanto a questi segnali sono emerse nuove criticità, tra quelle analizzate nel rapporto
27:13l'aumento dei casi di sovrappeso e di obesità già dall'infanzia, la diffusione di nuove
27:19forme di fumo e, tra i più giovani, i fenomeni di ubriacature dovute soprattutto al consumo
27:25di alcol fuori pasto.
27:26Tra i cambiamenti più rilevanti negli stili di vita delle generazioni emerge sicuramente
27:32l'utilizzo crescente delle tecnologie digitali, che hanno trasformato istruzione, lavoro,
27:38relazioni sociali, accesso all'informazione e partecipazione culturale. Se da un lato
27:44queste tecnologie offrono nuove opportunità di benessere, dall'altro rischiano di accentuare
27:50le disuguaglianze, creando nuove forme di esclusione per chi non ha accesso o competenze
27:56adeguate, che spesso finiscono per sommarsi ad altre forme di vulnerabilità.
28:01Nel rapporto abbiamo voluto dedicare un'ampia parte all'evoluzione dei vincoli e delle
28:09opportunità economico-professionali individuali nel corso degli ultimi due decenni, secondo
28:14una prospettiva di confronto generazionale. Come sappiamo, l'Italia degli anni 2000 si
28:20è contraddistinta per una crescita economica modesta e una dinamica molto debole della
28:25produttività. Questi fattori si sono riflessi sull'andamento dei redditi e più in generale
28:31hanno limitato le prospettive di realizzazione personale. In questo periodo, del resto, sono
28:37cresciute le possibilità di occupazione, ma meno quelle di benessere economico, anche
28:41perché la domanda di lavoro è stata più rilevante in settori a ridotta produttività
28:47e bassi salari. La trasformazione più importante nel modificare
28:52le caratteristiche e le opportunità professionali tra le generazioni è rappresentata dall'istruzione.
28:59Nel 1980 quasi la metà dei giovani tra i 15 e i 24 anni faceva parte delle forze lavoro,
29:07mentre tra i loro coetani nel 2024 gli attivi sono uno su quattro e più di due terzi sono
29:13inattivi perché ancora impegnati in percorso di studio e formazione. Tra l'inizio degli
29:19anni 90 e il 2023 la quota di laureati tra i 25 e i 34 anni è salita dal 7% a oltre
29:26il 30% e fino al 37,1% tra le donne che in questa fascia d'età hanno raggiunto tassi
29:33di occupazione analoghi a quelli dei coetani laureati. Così, nella prospettiva individuale,
29:39l'effetto della caduta del reddito reale tra il 2004 e il 2024 è attenuato dal suo
29:45aumento lungo il ciclo di vita attiva, in particolare grazie al premio dell'investimento
29:50nell'istruzione che si estende oggi a una quota più ampia di adulti.
29:55La crescita dell'occupazione femminile ha consentito poi di compensare a livello familiare
30:02la riduzione dei redditi individuali. Nel complesso, negli ultimi vent'anni il reddito
30:07da lavoro per occupato in termini reali è calato del 7,2%, ma per effetto della contrazione
30:14dei nuclei familiari e dell'aumento dei componenti attivi si è avuta una crescita
30:19del 6,3% del reddito familiare equivalente. Tra il 2011 e il 2022 a livello nazionale
30:27la quota di adulti tra 18 e 65 anni che hanno percepito redditi da lavoro è aumentata sensibilmente
30:34e anche il reddito mediano è cresciuto, ma il territorio ha continuato a condizionare
30:39notevolmente le opportunità. Gran parte delle città metropolitane del
30:44centro-nord ha esercitato una funzione attrattiva, con una crescita di occupazione e redditi
30:50superiore alla media nazionale e, a differenza del resto del Paese, un aumento della popolazione.
30:56È invece rimasto penalizzato il mezzogiorno, seppure con forti differenze tra aree più
31:01dinamiche e aree in sofferenza. Specifiche aree periferiche o in declino industriale
31:08si osservano anche nel centro-nord. Il rapporto si sofferma sui fattori individuali
31:14che possono avere influenzato le possibilità di realizzazione economica, sfruttando un'ampia
31:20base di dati longitudinale disponibile per il periodo 2011-2022.
31:24Un approfondimento ha riguardato la popolazione di circa 550.000 giovani nati nel 1992, generazione
31:34entrata nel mercato del lavoro più recentemente in un contesto non facile. L'analisi ha
31:39messo in luce una mobilità intergenerazionale limitata, ma non assente, indicando un ruolo
31:46non trascurabile delle capacità e delle scelte degli individui. Il contesto familiare di
31:53origine resta determinante per la scelta e gli esiti del processo formativo e per questa
31:58via per l'inserimento professionale in reddito. Anche in connessione con le capacità economiche
32:05delle famiglie ha conseguito un titolo terziario il 17,6% dei giovani provenienti da famiglie
32:12in cui nessun genitore possedeva un diploma, contro i tre quarti dei figli della minoranza
32:18con genitori entrambi laureati, il 4%. Tra i primi, più di un terzo non raggiunge neanche
32:25il diploma secondario. In positivo si può osservare che anche tra i giovani delle famiglie
32:31a bassa istruzione una quota non trascurabile ha completato un ciclo universitario e che
32:37più di un terzo di quelli provenienti da famiglie con redditi equivalenti nel quarto inferiore
32:42della distribuzione percepiva a 30 anni redditi imponibili medio-alti rispetto ai coetanei.
32:48In complesso, gli esiti professionali e il percorso economico tra il 2011 e il 2022
32:56sono risultati associati con un livello raggiunto negli studi, con il loro orientamento, con
33:02un vantaggio per le discipline tecnico-scientifiche e con l'area territoriale di provenienza
33:06e il genere. Il rapporto indaga anche la relazione tra invecchiamento della popolazione ed evoluzione
33:14del sistema produttivo. Nel complesso delle attività economiche, le dinamiche generali
33:19della popolazione e il posticipo dell'età pensionabile hanno determinato tra il 2011
33:24e il 2022 un progressivo invecchiamento degli addetti. La scolarizzazione, molto più elevata
33:32tra i nuovi entranti rispetto a chi è andato in pensione, ha permesso comunque un aumento
33:37del livello di istruzione pari a 0,7 anni di studio, equivalenti per addetto, al quale
33:44corrisponde una crescita di oltre 5 punti percentuali della quota di laureati tra gli
33:49occupati, dal 14,1 al 19,4%. Le nostre analisi mostrano anche che circa il 30% delle imprese
34:00risulta molto esposto all'invecchiamento della forza lavoro. Si tratta per lo più
34:05di unità economiche di dimensioni minori e concentrate nei servizi, in cui l'occupazione
34:10coincide in larga parte con l'autoimpiego del titolare. Tra le piccole imprese la quota
34:16è pari al 3,7%, mentre per medie e grandi si scende sotto all'1%. Un aspetto di rilievo
34:23riguarda il ruolo dei giovani, e in particolare dei giovani qualificati, sulla capacità delle
34:29imprese di innovare e competere, a prescindere dal settore di attività economica.
34:34L'analisi condotta sulla rilevazione multiscopo associata al censimento permanente delle imprese
34:40ha evidenziato che nel 2022 le imprese meno interessate dal fenomeno dell'invecchiamento
34:46presentavano un'incidenza maggiore di innovatrici e una penetrazione della digitalizzazione più
34:53elevata. Mi avvio alle conclusioni. Nel 2024 il consolidamento del rientro da
35:02una fase di inflazione elevata e l'espansione dell'occupazione hanno rappresentato risultati
35:07positivi per il Paese, che non devono però far dimenticare i vincoli alla crescita e
35:12gli squilibri che inibiscono uno sviluppo più sostenibile e inclusivo. Questi ostacoli
35:18appaiono particolarmente gravosi per le giovani generazioni, a cui vogliamo dedicare le ultime
35:24considerazioni di questa presentazione. Ridotte nel numero ma più istruite, esse risultano
35:30spesso condizionate da divari territoriali e sociali che influenzano negativamente le
35:35possibilità di ingresso e crescita nel mondo del lavoro. Le trasformazioni in atto nella
35:41qualità dell'occupazione, in particolare la crescita molto rapida del capitale umano
35:46nelle generazioni più giovani, rappresentano una grande opportunità per accelerare la
35:52trasformazione del nostro Paese. Questo processo deve essere però rafforzato, mitigando le
35:58disparità ancora pronunciate nell'accesso ai livelli più alti di istruzione, sostenendo
36:03l'inserimento professionale ai percorsi di carriera e la formazione tecnica e specialistica,
36:08promuovendo comportamenti proattivi da parte delle imprese, in particolare sul versante
36:14dell'innovazione.
36:15Voglio chiudere questa presentazione, come spesso abbiamo fatto negli ultimi anni, richiamando
36:21l'importanza della statistica ufficiale. La fiducia nel nostro lavoro non deve essere
36:26data per scontate. Siamo consapevoli che l'investimento nella qualità dei dati riveste un ruolo sempre
36:32più importante di fronte all'aumento della disponibilità delle informazioni. È necessaria
36:38da parte nostra una notevole capacità di innovazione e insieme di rigore metodologico,
36:43in particolare nell'utilizzo delle nuove fonti informativi e delle nuove tecnologie,
36:47anche per rafforzare la misurazione dei fenomeni economici e sociali emergenti e delle aree
36:53di fragilità.
36:55Obiettivi questi perseguibili grazie all'impegno delle colleghe e dei colleghi dell'Istat,
37:00che quotidianamente svolgono con professionalità il loro lavoro e che voglio ringraziare.
37:04Il prossimo anno l'Istituto Nazionale dei Statisti è comprare a 100 anni. Sarà certamente
37:11un'occasione per raccontare la storia del Paese, nei suoi passaggi chiave, attraverso
37:17i numeri e le innovazioni introdotte, ma anche per consolidare la nostra capacità di dialogo
37:23e di ascolto.
37:24Vi ringrazio per l'attenzione.

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