https://www.pupia.tv - De Luca - “L’Unità d’Italia tra Controrisorgimento e crisi della democrazia”
Questa mattina, al Salone Internazionale del Libro di Torino abbiamo tenuto un interessante incontro, moderato da Piero Marrazzo, con lo storico Luciano Canfora. Abbiamo ragionato dell’unità d’Italia, di Questione Meridionale e delle prospettive dei nostri giorni. (16.05.25)
La playlist di Vincenzo De Luca: https://www.pupia.tv/playlist/Vincenzo-de-Luca
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Questa mattina, al Salone Internazionale del Libro di Torino abbiamo tenuto un interessante incontro, moderato da Piero Marrazzo, con lo storico Luciano Canfora. Abbiamo ragionato dell’unità d’Italia, di Questione Meridionale e delle prospettive dei nostri giorni. (16.05.25)
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NovitàTrascrizione
00:00Buongiorno a tutti, questo incontro sono Piero Marrazzo e ho l'onore e il piacere di, brutta
00:10parola, moderare, anzi al contrario, non incalzerò nemmeno, ma proverò a mettermi in scia a
00:15seguire due figure che in questo momento hanno un significato particolare per il nostro Paese,
00:26il Mezzogiorno, per i ruoli che rivestono, ma anche per i loro profili. Sto parlando di Luciano
00:32Canfora e di Vincenzo De Luca, che oltre a essere uomini di istituzioni, istituzioni diverse quelle
00:45che sono evidentemente quelle della grande formazione, della cultura e istituzioni
00:51rappresentative del popolo della Regione Cappani. De Luca ha una grande storia anche a livello
00:58politico non solo come Presidente della Regione, anche se oggi essere stato Presidente della Regione
01:03per lui significa essere balzato, non sempre accade per i Presidenti di Regione, ha una notorietà
01:08che va al di là del ruolo svolto, però credo che bisogna dirlo, bisogna mettere i piedi nel
01:16piatto. In questo momento hanno anche fatto sentire la loro voce, la loro voce rispetto ad
01:23alcuni temi della democrazia, del Paese, delle riforme, dell'idea di come deve essere il Paese
01:30e di come deve essere la democrazia. Hanno avuto anche situazioni, a volte non semplici, poco
01:38piacevoli, quando si arriva in luoghi che vanno al di là del dibattito stesso, professore, ma oggi
01:43non ci interessa questo. Noi oggi abbiamo, e mi taccio perché è giusto che ascoltare loro,
01:48dobbiamo cercare di giocare nel tempo e credo che i nostri ospiti lo sapranno fare. Cioè proviamo a
01:57rivolgere il nastro, provare a guardare quel 1859-1860, lascerò a chi è qui scegliere luoghi
02:09da Napoli, Palermo, Torino, Milano, la Roma, Papalina e poi però a volte fare viaggino il
02:19tempo, come dicevo, e provare a calare quelle che sono delle analisi che potrebbero sembrare
02:25solo storiche e che invece hanno una loro attualità, evidentemente rispetto ancora oggi a
02:31quella che forse sembra desueto chiamare questione meridionale. Possiamo chiamare l'Italia delle due
02:36velocità, scegliete voi, insomma. Proviamo a chiamarla Italia e proviamo a vedere se è stato
02:42un risorgimento che ha poi avuto delle ricadute per il Paese e per una parte del Paese o sia
02:52stato qualcosa di contro-risorgimento, insomma tra sviluppo e pace, tra violenza e speranza.
03:00Io parto da Luciano Canforo, prego. Grazie, questo ingresso diciamo storiografico mi pare
03:13molto appropriato perché l'atto di nascita, potremmo dire, dello Stato unitario è stato
03:21dolorosissimo, dolorosissimo ma non soltanto per l'ovvia constatazione che la reazione di
03:32larga parte della popolazione più povera del Meridione si manifestò in una ribellione che
03:42fu repressa con la ferocia inaudita fino al 1864, ma anche perché all'interno del moto
03:52risorgimentale è prevalza l'ala conservatrice. Questo atto di nascita si può cogliere anche
04:01in un elemento numerico, potremmo dire, diciamo i plebisciti. I plebisciti furono fatti con una
04:10larga partecipazione molto pilotata e dettero risultati, come si diceva un tempo, bulgari.
04:16Subito dopo il primo Parlamento subalpino che viene eletto del Regno d'Italia prevede un
04:31elettorato che consiste nell'1,5 per cento della popolazione, quindi 300.000 persone
04:41eleggono il primo Parlamento unitario, quindi questa unità ottenuta con un plebiscito oceanico
04:47si trasforma immediatamente in un restringimento del diritto elettorale, cioè dello strumento
04:54principale di cui un cittadino dispone per avere rappresentanza e contare. All'interno
05:01dell'elite dirigente risorgimentale prevale l'ala conservatrice. Un dato soltanto mi piace
05:10ricordare, per non farla lunga, dopo la presa di Roma, su cui giustamente ironizzò Giosuè Carducci,
05:20le oche del Campidoglio fate silenzio perché entra l'Italia di nascosto, abbiamo approfittato di
05:27Sedan della sconfitta di Napolone III per arrivare a Roma. Bene, subito dopo Mazzini da Londra rientra
05:33in Italia clandestinamente, la polizia lo sa, gli viene fatto sapere che potrebbe chiedere
05:43di giovarsi dell'amnistia. Lui lo rifiuta, muore nel 1872 a Pisa nella condizione di un recluso ai
05:57domiciliari. Giuseppe Mazzini finisce così. L'Italia successiva è stata sempre, fino a,
06:05potremmo dire, alla Prima Guerra Mondiale nella linea della conservazione, che ha risolto il
06:12problema meridionale con la guerra e il problema settentrionale con la prevalenza delle classi
06:18dominanti. Questo è, purtroppo, tutto cambia dopo la Prima Guerra Mondiale, con la nascita anche di
06:25un forte partito socialista, il primo vero partito della storia italiana, il Partito Socialista,
06:311892, che è stento presente in Parlamento grazie a leggi elettorali liberticide, come quelle che
06:40ogni tanto incimentano. Andrea Costa, il primo deputato socialista. Andrea Costa, che nella
06:48sua Emilia, nella sua Imola, è adorato come un grande personaggio, giustamente, un geniale
06:55personaggio combattente e coraggioso. Soltanto dopo la fine della Prima Guerra Mondiale la
07:02rappresentanza è un uomo un voto, la legge elettorale voluta da Nitti, e si scopre che 156
07:11deputati socialisti e 100 deputati popolari sono il popolo italiano. Quel che è venuto dopo ci è ben
07:19noto. Poi vorrei parlare di quell'articolo di Gramsci che mi citava prima, ma ne parliamo dopo
07:25che ascoltiamo. Non vorrei chiamarti Presidente oggi perché so che vorrei invece chiamarti Vincenzo
07:33De Luca, che del meridionalismo ha fatto una bandiera politica e che da meridionale ha dato
07:40un'idea di come si può essere nelle istituzioni, ma è uno che ha la storia, la filosofia, la cultura,
07:45e quindi è un uomo che ha sempre vissuto al sud, tra Salerno, Napoli, insomma. E allora,
07:53il titolo è l'unità d'Italia tra contro risorgimento e crisi della democrazia. Lasciamo
07:59i fatti attuali, ci riteniamo per la seconda parte, però l'uomo meridionale che si volta e
08:06guarda al suo sud, guarda a quel 1860, insomma per la storiografia è il risorgimento, è il momento
08:16alto, Piazza Mazzini, Piazza Cavour, dicono a Napoli. Ecco, e allora questo contro risorgimento,
08:23come si tengono le due cose? Grazie. Il titolo fa riferimento ovviamente ad alcune iniziative
08:34politiche di questi anni volte a realizzare un'autonomia differenziata, come si diceva,
08:42tra nord e sud, che dal mio punto di vista rischia di essere un contro risorgimento,
08:51rischia di essere un contro risorgimento, cioè di determinare elementi di frattura nel nostro
08:58Paese estremamente pericolosi, perché la democrazia italiana, ma anche l'unità dell'Italia,
09:05è una conquista recente, non solida, non millenaria, e dunque dobbiamo stare attenti,
09:13ma ci veniamo un attimo dopo. Mi interessa un po' chiarire alcuni elementi della vicenda
09:20risorgimentale che anticipano alcuni vizi della democrazia italiana, che sono vizi di lungo
09:29periodo. Intanto il concetto di patria, il concetto di patria, di unità nazionale è
09:35vissuto nel nostro Paese più nell'opera degli intellettuali, degli scrittori, dei poeti,
09:43che nella iniziativa degli esponenti politici. L'Italia è vissuta nell'opera di Dante,
09:54di Machiavelli, di Vico, o di Galileo, di Michelangelo, o di Croce, ma dal punto di
10:04vista degli responsabili politici l'Italia non era un Paese unito. Anzi, lo stesso concetto
10:12di patria noi lo abbiamo visto introdotto in Italia da Machiavelli, perché Dante guardava
10:20l'Italia come al giardino dell'impero, aveva ancora una cultura medievale. Ma da allora
10:26questo concetto di unità nazionale è andato avanti, ripeto, più per iniziativa delle forze
10:32intellettuali che del mondo politico. L'unità nazionale si realizza sulla base, da un punto
10:42di vista politico, di un atto di trasformismo politico, l'accordo fra Cavour e Rattazzi.
10:50Aveva una sua necessità storica allora, bisognava costruire una maggioranza parlamentare,
10:55ma sta di fatto, qualche storico poi ha fatto originare da allora il trasformismo italiano,
11:05sta di fatto che si fece un'intesa fra Cavour, esponente principe del mondo liberale, conservatore,
11:13e una parte della sinistra. Si realizza questa unità nelle condizioni richiamate a Professore
11:21Canfora, un fenomeno assolutamente letario che ha determinato poi tragedie in mani. Ieri siamo
11:29stati nel Museo del Risorgimento, abbiamo visto un manifesto che rendeva pubblica la condanna a
11:35morte a Benevento di due rivoltosi. Uno di questi due rivoltosi era un giovane di 17 anni che sarà
11:47poi fucilato alla schiena perché non aveva accettato gli invasori. Allora, l'unità d'Italia
11:58avviene in quelle condizioni. Non tutti hanno accompagnato l'egemonia del Piemonte nel nostro
12:08paese. Per esempio, la Lombardia aveva un suo sistema amministrativo, legislativo,
12:14anche efficiente e quindi vedersi imporre la legislazione del Piemonte era una specie di
12:22violenza contro la Lombardia. Stessa cosa anche per le regioni meridionali. E chi ha difeso in
12:33qualche modo il Piemonte quando già subito dopo l'unità d'Italia emergevano contrasti,
12:43problemi? E' stato un intellettuale nostro, Campano Napoletano Francesco Esantis, che diede
12:49vita nel 63 all'Associazione Unitaria Costituzionale per difendere comunque il ruolo del Piemonte
12:59rispetto a tentativi di ritorni al passato, di lacerazioni regionali e così via. Ci sono alcuni
13:11punti che mi interessano perché parlano del presente. Uno è il trasformismo nel nostro
13:19paese. C'è stato un momento nel quale è stata, come dire, santificata questa pratica politica,
13:28il trasformismo. Cominciato, ripeto, con Cavour per ragioni nobili, ma poi è diventato un modo
13:34di essere ordinario della vita politica nel nostro paese. L'ottobre dell'82, nel discorso
13:45di Stradella, De Pretis teorizza il trasformismo. Se qualcuno, disse in quel famoso comizio, decide
13:56di accettare il nostro programma e decide di diventare progressista e di trasformarsi,
14:04come possiamo noi respingerlo? Bene, è andata avanti per decenni questa pratica politica,
14:14che vedeva il Parlamento come luogo del mercato fra le consorterie, come venivano chiamate allora,
14:22e le spinte regionali. Questa pratica politica dura oggi, è la caratteristica della vita politica
14:33del nostro paese. In Italia la vita politica non si svolge all'insegna dell'onestà intellettuale,
14:44del rigore, della coerenza dei comportamenti. La coerenza viene considerata in Italia un
14:52disvalore. Gli esponenti politici che sono oggi al governo hanno detto, quattro anni fa,
15:00tutto il contrario di quello che stanno facendo. Cominciare dal Presidente del Consiglio. Rispetto
15:08all'Europa tutto il contrario, rispetto alla sanità tutto il contrario. Questo scarto di
15:18coerenza viene valutato come grande intelligenza politica. Io ovviamente non sono d'accordo,
15:26perché considero che la democrazia debba essere in primo luogo educazione alla libertà e alla
15:36coerenza dei valori, cosa a cui abbiamo totalmente rinunciato. La seconda cosa che mi interessa,
15:43e finisco, è un allenamento che caratterizza la società e la democrazia del nostro paese.
15:51Mattiavelli parlava dell'Italia come il paese delle arti e delle tribù, le arti e le corporazioni,
16:01le tribù, le dimensioni locali, il localismo, il municipalismo. Noi siamo un paese nel quale
16:10l'unico elemento di continuità storica è l'organizzazione della vita sociale e
16:18conseguentemente della vita democratica per corporazioni. Per essere ancora più chiari,
16:24in Italia le decisioni che si prendono non si prendono sulla base della ragione,
16:29cioè di quello che è necessario per l'Italia. Le decisioni che si prendono, le leggi che si
16:35approvano, sono il punto di caduta delle mediazioni fra le diverse corporazioni del nostro paese.
16:43Questa è ancora oggi la società italiana, una società di corporazioni e di pratica
16:52politica trasformistica che dura da allora. Quindi quei problemi parlano
17:00dell'oggi e della condizione della democrazia italiana.
17:03Mi verrebbe da dire che le corporazioni potrebbero mutare come poteri e come
17:16influenzano la politica. Allora, seguendo questa traccia e partendo da quell'articolo
17:22che mi farebbe piacere di Gramsci, che era illuminante rispetto a un tema,
17:28il controrisorgimento potrebbe avere un nome, cioè chi si oppone a quello che viene definito
17:37invasore da altri liberatore. Per esempio la figura dei briganti, per anni e anni sembravano
17:44essere solamente banditi malviventi che si erano messi al servizio della reazione di poteri che
17:55volevano accettare l'arrivo dei Savoia. Però si intreccia questa lettura con l'idea di quale
18:02futuro economico, di sviluppo per le popolazioni meridionali. Così possiamo iniziare a guardare
18:11l'evoluzione. Il presidente Vincenzo De Luca ci ha parlato in termini politici e sociali,
18:18se lo vediamo in termini sociali, cioè il brigantaggio, la risposta, arrivando però
18:25all'idea di sviluppo che i Savoie avevano per il Sud. E poi questo sviluppo, professore,
18:29c'è stato? Se poi abbiamo avuto bisogno persino di strumenti come la Cassa del Mezzogiorno con
18:35i risultati che ha avuto. Come dire, il bianco e il nero sono due colori difficilmente mescolabili
18:50e tuttavia nel trasformismo di cui si parlava poc'anzi sono costantemente messi l'uno accanto
18:58all'altro. Riflettendo sul tema nostro ho scelto una breve, brevissima riflessione gramsciana.
19:07Quando lui scrive per l'Avanti nel 1920, un articolo nel febbraio, condanna con durezza
19:16sacrosanta direi la ferocia della repressione, i contadini squartati, impiccati, definiti briganti
19:26solo perché contadini poveri, diceva. Nei quaderni lui ritorna su questo tema in maniera
19:33più meditativa e dice che l'unificazione della penisola dovesse costare sacrifici ad una parte
19:42della popolazione per le necessità inderogabili di un grande Stato moderno e da ammettere.
19:49Però occorre esaminare se tali sacrifici sono stati distribuiti equamente e in che
19:59misura potevano essere risparmiati e se sono stati applicati in una direzione giusta.
20:06Poi seguita con altre considerazioni, si pone nell'ottica post-eventum, diciamo,
20:15l'unificazione è andata in un certo modo, è stata gestita in un modo punitivo e egoistico e miope,
20:23il che ha determinato un'eredità che giunge fino a noi sostanzialmente nonostante gli sforzi
20:32intermittenti di modificare quello stato di cose. Il nostro giudizio sulla vicenda italiana
20:40naturalmente non può essere sommario sintetico, deve essere necessariamente analitico. Tentativi
20:49di riforma, di modificare questo stato di cose ci sono stati, sono stati tarpati, bloccati,
20:56snaturati, svuotati dall'interno. Il caso della Casa del Mezzogiorno è un caso emblematico,
21:02cioè un'iniziativa che poi diventa un'altra cosa in itinere e questo è accaduto anche per altri
21:10fenomeni, l'industrializzazione nel Mezzogiorno, l'Ilva, Gioia Tauro, quindi cattedrali nel deserto,
21:19gestire è una complessità non da poco, quindi la riflessione storiografica sulla vicenda nostra
21:30così recente, come diceva il Presidente De Luca, citando involontariamente credo Benedetto Croce,
21:38o volontariamente non lo so, perché alla Costituente l'11 marzo del 1947 va in discussione
21:48il profilo, il progetto della Costituzione. Croce interviene e fa una serie di riflessioni prima
21:56della discussione analitica articolo per articolo e lui dice l'istituto regionale per una nazione
22:06nata da poco è un pericolo e la pensiamo, lui dice, alla stessa maniera esponenti dei più diversi
22:13partiti, l'onorevole Togliatti, l'onorevole Nitti ed io, partiti opposti tra loro, allarmati
22:21da questa. Sul tema regioni, mi accade spesso di riflettere su questo, sono state disegnate,
22:31ma sono quelle augustee, praticamente le regioni di Augusto sono grosso modo le stesse e sono
22:39disegnate in modo astratto, dopodiché crearne tanti staterelli, ognuno con una sua burocrazia,
22:48parlamento, deputati piccoli e grandi, incrostazioni corporative, moltiplicare pertanto quello che è
22:59già caratteristico dello Stato unitario. Indubbiamente è stato un azzardo, ma l'estremo
23:06limite cui questa devianza conduce è davvero l'autonomia differenziata, che è la forma
23:14modernizzata della vittoria delle forze più retrive del Paese, che hanno gestito il risorgimento in
23:21quel modo che abbiamo appena descritto. Questa vicenda ha anche gli aspetti che il Presidente
23:30De Luca notava, e cioè il cambio 360 gradi, si dice, rispetto a quello che hai detto prima di
23:42salire al potere, questo rinnegarsi nella prassi, questo cercare l'accomodamento. Io credo che si
23:51debba fare due osservazioni su questo. Una, la compatibilità rispetto ai vincoli. Noi non siamo
24:06un Paese indipendente e sovrano, siamo un Paese dentro strutture condizionanti che impongono
24:13determinate scelte sul piano economico, sul piano della politica estera, cioè siamo a sovranità
24:19limitata. La sovranità limitata impone a chiunque salga al governo di piegare il capo rispetto a
24:27questi condizionamenti. Dirlo è molto antipatico, però temo che sia la verità. Quanto alle corporazioni
24:36onnipotenti è verissimo, da quelle minuscole che devo dire dei tassisti fino a quelle molto più
24:45grandi. Ma è un fenomeno per esempio macroscopico, quella che i retori chiamano la più grande
24:52democrazia del mondo, cioè gli Stati Uniti d'America, dove la potenza lobbistica delle
24:58corporazioni è addirittura esplicita. Dalla dichiarazione dei redditi si detrae quello che
25:06il lobbista ha pagato ai parlamentari per esempio per impedire una legislazione sulle armi.
25:13Il tema centrale è il destino del modello democratico nei paesi che si proclamano tali.
25:20Viene facile, dopo che stiamo ascoltando, per chi deve cercare solo nemmeno di moderare,
25:34ma solo di provare a fare viaggiare queste riflessioni fra l'uno e l'altro. Se questa
25:45unità ha fatto pagare dei prezzi al Sud, oggi la riflessione del professore fa capire che ciò
25:58che ci aveva detto il Presidente De Luca, ovvero se queste posizioni trasformistiche sono solamente
26:04copertura politica di interessi. Mi veniva anche il guicciardino il particolare che può diventare
26:12dominante rispetto a un'idea invece di unità del Paese. Allora io penso che sia ora necessario
26:21arrivare, perché ci siete arrivati spontaneamente, a collegare anche perché abbiamo un tempo
26:27contingentato. Quindi secondo me è importante cercare di arrivare al punto di caduta che è
26:34l'oggi, ovvero sia De Luca l'oggi letto attraverso le lenti della storia. Cosa sta accadendo?
26:42Cioè da economia si citano sempre le lusse di San Leucio, poi la prima ferrovia, insomma le risorse
26:51di quel Sud forse mantenute oppure sfruttate e quindi oggi il nuovo sistema rispetto a un'idea
27:00del Sud, a un'idea di un'Italia unita dove però il particolare, ovvero sia le regioni ci sono,
27:08le tribù ci sono, ovvero sia le identità locali e allora il genio sloci come può guardare nella
27:18società digitale a un'Italia che viene dal risorgimento o che può venire anche da alcuni
27:24singoli aspetti del controrisorgimento e allora qui le citazioni che hai fatto evidentemente
27:32irrompono il dibattito. Veniamo subito all'oggi, all'autonomia differenziata, ritorno un attimo
27:38indietro al risorgimento. Io sono fra quelli che hanno seguito con grande interesse la vicenda
27:45umana e politica di Francesco De Santis. Francesco De Santis era un giovane intellettuale meridionale,
27:52uno dei tanti che dal punto di vista intellettuale aveva vissuto con l'idea dell'unità nazionale e
28:00ha dedicato la vita alla costruzione di una coscienza nazionale che non esisteva, probabilmente
28:07non esiste neanche oggi. Da giovane ovviamente partecipa ai moti del 48, viene arrestato, va
28:16nelle carceri borboniche, si fa due anni e mezzo, tre anni di carcere, per noi è andata bene perché
28:22ha studiato il tedesco e ha approfondito il rapporto con Hegel e compagnia bella. Dopodiché
28:30comincia a dire guardate noi abbiamo perduto nel 48 ma abbiamo conquistato il senso dell'unità del
28:38paese. Noi, parlava di ceti ristretti di intellettuali anche meridionali, non di popolo,
28:47un suo giovane collega Luigi Lavista era morto sulle barricate, questa cosa ha segnato la sua
28:55vita. De Santis lavora per tutta la sua esistenza per un obiettivo fondamentale,
29:02costruire una coscienza nazionale. Per fare questo ovviamente assume anche responsabilità
29:09politiche, ma la cosa incredibile è che dopo, stato ministro della pubblica istruzione, dopo
29:18i primi anni di esperienza politica comincia ad avvertire un senso di disincanto, di amarezza,
29:26di disillusione. E si dedica, anche questo poi è stato un vantaggio per noi, alla letteratura,
29:35a critica letteraria perché si allontana dalla vita politica abbastanza disgustato. E c'è un
29:42passaggio, la cosa interessante perché parla anche ai meridionali, nella prolusione che lui
29:48fa alla Federico II nel La scienza e la vita, un testo importante, poneva un interrogativo che cos'è
29:57la libertà senza uomini liberi. Cioè cominciava a vedere quella che poi si sarebbe chiamata
30:07l'apatia, il distacco dei cittadini dalle istituzioni, dallo Stato, anche dagli entusiasmi
30:15unitari che c'erano stati. Cioè la pratica del trasformismo, la mancanza di proposte chiare,
30:24la proposta di linee alternative chiare che consentissero ai cittadini di farsi un'idea.
30:32Il ridursi della politica a mediazione, a compromesso, ha finito per togliere l'anima
30:40al nostro Paese. De Santis alla fine della sua vita si è allontanato dalla vita politica e
30:47denunciava. Scusa, ti devo solo interrompere per una cosa. Un secondo, però me l'hai proprio tirata
30:56come giornalista, poiché hai citato De Santis, si capisce che l'ho letto, l'hai studiato. Il
31:02presidente De Luca oggi si sente vicino a De Santis e lo legge in un certo modo quindi con
31:10uno spirito di amarezza e quella scelta di allontanarsi dalla politica non può essere
31:16una tentazione evidente ma è qualcosa che vedi, ovverosia la vita di un uomo politico può essere
31:23segnata e qua sto parlando evidentemente dell'uomo politico Vincenzo De Luca. Per chi ha deciso di
31:29fare politica a tempo pieno, no. Francesco De Santis era formalmente un intellettuale e quindi
31:35poteva consentirsi il lusso anche di staccarsi alla politica e di esprimere pienamente il proprio
31:41disgusto. Per chi ha deciso di fare politica per scelta di vita non credo che sia possibile sia
31:48perché diventa complicato a una certa età trovare altri lavori, sia perché poi geneticamente qualcuno
31:55come me si sente un pacifico guerriero e quindi non mi passa. Mi chiedo scusa al pacifico guerriero
32:03ma è evidente che te lo dovevo chiedere, te lo dovevo chiedere all'annuncio. Torno un attimo e poi veniamo.
32:10Perchè mi interessava questa cosa? Perché uno dei motivi del disincanto di De Santis non era
32:19soltanto il disprezzo per la mancanza di coerenza, di valori, di principi che aveva verificato anche
32:26nella sinistra storica, soprattutto alla sinistra storica, ma perché aveva misurato la difficoltà a
32:34trasformare il sistema politico italiano. Aveva cominciato a scontrarsi con la palude burocratica,
32:44dunque trasformismo, palude burocratica, consorterie, corporazioni, quei vizi che lo
32:52hanno stremato sono i vizi di oggi. C'è una sua espressione, un paese nel quale si va avanti per
33:02controlli dei controlli all'infinito, cioè questa palude burocratica realizzata per costruire aree
33:12di potere personale e che ostacolavano l'efficienza dello Stato è l'Italia di oggi moltiplicata per
33:21cento e conseguentemente l'apatia di allora, il distacco del popolo dalle istituzioni, è la
33:33mancanza di partecipazione politica di oggi, perché un cittadino normale, vorrei dire una
33:40persona normale, fa fatica ad avvicinarsi alla politica, alla politica oggi. Allora, venendo a
33:47noi, io ritengo che l'unità del nostro paese abbia avuto un punto di radicamento non nel
33:54risorgimento, che aveva in larga misura le caratteristiche, come dire, corporative, ma
34:03nella Prima Guerra Mondiale. Quello a mio parere è stato uno dei momenti nei quali in qualche modo
34:10c'è stato un fondersi di generazioni, di territori. Io anche per per età, quando lo dico ai miei
34:23amici, quando vado nei paesi del Veneto e vedo i cippi in ogni piccolo paese, c'è un cippo della
34:31Prima Guerra Mondiale che ricorda con i nomi i giovani caduti. Bene, quello è stato il momento
34:37nel quale si è creata veramente l'unità di patria, quando giovani meridionali, braccianti,
34:45contadini, a volte non parlavano neanche la lingua italiana, si sono ritrovati nelle trincee a
34:50difendere le cose più preziose, le nostre donne, i nostri popoli di fronte all'invasore austriaco.
35:00Quello è stato un momento straordinario di unità nazionale, di sentimento di patria. Poi è andata
35:07come è andata. Siamo a Torino. Nella mia formazione, fortunatamente non sono nato esponente politico,
35:18riesco a parlare perfino la lingua italiana e quindi sono un'assoluta eccezione. Sui contenuti
35:29ognuno può pensare come vuole, ma qui siamo in un mondo di analfabeti, di ritorno e,
35:36come dico io, anche di andata, per cui diventa complicato. Discutiamo di politica, immagino il
35:43professore Canfora. E con chi discutiamo? Le battute del Presidente è facile raccontarle.
35:51Allora, una delle cose che mi hanno anche spinto, ahimè, a fare politica al tempo pieno, ma allora
35:59erano i tempi delle grandi ideologie, dei grandi entusiasmi collettivi, ma dal mio punto di vista
36:05l'elemento di svolta, di fascino intellettuale, era proprio la Torino del dopoguerra. Era Piero
36:14Gobetti e Antonio Gramsci, era questa idea romantica dell'unità fra contadini e operai.
36:21Questa cosa mi colpiva, mi colpiva il rigore intellettuale di Piero Gobetti che era un
36:29liberale assurdo, liberale critico anche con i processi risorgimentali, perché ne denunciava
36:38anche i limiti cui parlava il professore Canfora, ma un giovane intellettuale rigoroso, rigoroso,
36:45che aveva pubblicato fra l'altro Montale, e quindi ci troviamo al Salone del Libro e così via,
36:53e Antonio Gramsci, Antonio Gramsci, il Sud, la sofferenza, l'immagine del Sud, dei contadini,
37:01beh quel passaggio storico intellettuale, quel confronto fra Gramsci è quello che mi ha,
37:09come dire, motivato sul piano ideale. Adesso siamo a parlare con Vannacci,
37:18ma non mi ricordo neanche. Allora, il passaggio delle regioni, a ragione professore Canfora,
37:29poi faccio un'osservazione non so quanto poi condivisa dal professore. Le regioni sono state
37:38fondamentalmente un tentativo dell'ADC di rinzanguare il proprio ceto politico, parliamoci via. Era una
37:45grande occasione per offrire a migliaia di esponenti politici un'occasione di impiego,
37:51poi è diventata un'occasione di dominio nei territori, di clientela politica. Io voglio
37:57essere chiaro, il Sud ha avuto anche grandi vizi che stiamo pagando, perché il Sud non è stato
38:06sempre il Sud di chi combatte, è stato anche il Sud dei cialtroni, dei ladri, dei camorristi e di
38:13quelli che non hanno avuto rispetto per i bilanci pubblici e non hanno avuto il coraggio di parlare
38:18un linguaggio di verità. Detto questo, è chiaro, le regioni nascono per quei motivi e con quel
38:27pericolo sullo sfondo. Siamo una democrazia fragile, dobbiamo stare attenti, perché se si
38:34acciuentua l'elemento regionale noi veramente rischiamo di mettere in discussione l'unità di
38:40Italia. C'è una sola regione che hanno i miei colleghi del Nord, c'è stato nel corso degli
38:45anni Ottanta una crisi sociale che ha investito anche l'apparato produttivo del Veneto, una parte
38:51della Lombardia, piccole e medie industrie, c'è stato un processo di crisi che ha colpito anche
38:57una parte del Nord che si è sentita un po' smarrita. Allora parte l'idea leghista, ma quella
39:10idea aveva lo sfondo la separazione dall'Italia, parliamoci chiaro, aveva sullo sfondo l'idea che
39:19il Sud è la palla di piombo al piede di questo paese ed era una grande illusione, cioè immaginare
39:26che il Nord potesse correre liberandosi dal Sud era una stupidaggine. Gli eredi di Bossi hanno
39:36tradotto questa cosa in una proposta di autonomia differenziata, con la complicità di alcuni settori
39:44del Partito Democratico. Il primo accordo è stato fatto dal presidente del Veneto, della Lombardia,
39:56dell'Emilia Romagna, a proposito del valore della coerenza politica e si chiamava Bonaccini. È stato
40:07fatto un accordo che prevedeva un aspetto estremamente pericoloso. Ci sono due articoli
40:15conseguenti alla riforma costituzionale del 2000 euro, l'articolo 117 e 119. 117, i poteri concorrenti,
40:25il caos, ognuno può fare quello che vuole. L'articolo 119 prevedeva la possibilità di
40:31partecipazione al gettito erariale della Regione. Questa cosa è stata assunta a piene mani da quelli
40:39che hanno proposto l'attuale ipotesi di autonomia differenziata contro la quale abbiamo combattuto,
40:45facendo manifestazioni a Roma. Che significa questo? Significa che la gran parte dei tributi
40:53che maturano in una Regione ricca rimangono nella Regione ricca. E a questo punto tu ti domandi come
41:01si fa a costituire il fondo di perequazione che prevede l'articolo 119 per dare una mano ai
41:08territori più poveri. Non solo, ma in termini concreti. Che prevedeva l'autonomia differenziata?
41:12La possibilità per le Regioni che andavano verso la differenziazione di fare contratti integrativi
41:20regionali per la sanità e per la scuola. Questo significa la rottura dell'unità d'Italia. Cioè
41:27oggi noi abbiamo l'unità del mondo della scuola, l'unità nazionale della sanità. Se tu fai un
41:34contratto integrativo per un medico e gli dai altre 3.000 euro al mese in più, ma è chiaro che tu
41:41avrai un flusso di immigrazione al sud e al nord e avrai distrutto il sistema sanitario unitario.
41:47Peggio ancora per la scuola. Allora abbiamo gli ultimi 5 minuti. Credetemi, le domande che
41:56avrei voglia di fare a Luciano Canfor e Vincenzo Luca sono tantissime. Però il tempo, come si
42:05dice, è tiranno e quindi non voglio nemmeno fare una domanda se non dire, professore, due minuti
42:14a questo punto sono una conclusione che ci dia alcuni elementi per guardare al futuro.
42:21C'è una lettera di croce a Giustino Fortunato che dice, tra le altre cose,
42:33se fosse utile sarei pessimista anch'io. Questo per me è un architrave di comportamento concreto
42:43citare grandi personaggi può essere un escamotage, però talvolta uno si riconosce
42:51in una formulazione. L'altra che mi torna sempre alla mente è una riflessione che
43:01formulò Togliatti in un congresso negli anni 1958 su Gramsci, molto pensato. Lui,
43:10contro tendenza, dice la politica è la forma più alta della vita morale. Credo che questi due punti
43:24fermi ci aiutino a guardare avanti facendo il proprio dovere nell'ambito in cui operiamo.
43:31Una lezione per le classi dirigenti del nostro paese. Non mi posso consentire il
43:40lusso di essere pessimista pure perché lavorando a Napoli e se ci mettiamo per il pessimismo,
43:48dobbiamo tagliare le vene. Io sono preoccupato seriamente per la democrazia in generale e la
43:59democrazia del nostro paese. Noi siamo stati abituati a concepire la democrazia come un dato
44:06permanente, scontato. Non è così. La democrazia è una forma di governo delle comunità umane che
44:16peraltro è minoritaria oggi nel mondo. Ma perché mi preoccupa? Perché quelli che erano i contenuti
44:24fondamentali della democrazia sono saltati tutti. La separazione dei poteri non esiste più. Il
44:36potere legislativo è tutto nelle mani del governo o dell'esecutivo. La separazione dei poteri fra
44:41magistratura non esiste più. La separazione dei poteri non esiste. Il suffraggio universale che
44:48doveva essere uno dei connotati morali di superiorità delle democrazie oggi si va a
44:55votare. Abbiamo a stendo il 48 per cento di persone che vanno a votare. Abbiamo parlamenti
45:01di minoranza, i rappresentanti del popolo. Noi abbiamo il 90 per cento dei parlamentari che non
45:10rappresentano neanche se stesso, non rappresentano niente, né territori, né ceti sociali, né idee.
45:18Sono cooptati. Abbiamo un Parlamento di cooptati che sono ricattati dalle segreterie dei partiti
45:26e tacciono tutti per garantirsi la ricandidatura. La libertà di opinione e di pensiero. Voi pensate
45:34che sia garantita la libertà di opinione e di pensiero? Noi siamo vittime di una campagna di
45:41deformazione spaventosa. Stiamo assistendo ai conflitti mondiali che vengono presentati come
45:50uno scontro di civiltà fra il bene e il male, una grande e vergognosa mistificazione. La verità
45:56è che in questo momento si è affermato il diritto ineguale. Ci sono paesi che possono utilizzare la
46:02forza come vogliono, Israele che può calpestare tutte le risoluzioni dell'ONU e massacrare un
46:10popolo nell'indifferenza generale. Il diritto internazionale è saltato completamente. Ricordiamo
46:20nel dopoguerra mai più la guerra. L'ONU è saltata, il diritto internazionale non c'è più,
46:28ormai comanda la forza. Dammi un altro minuto e ho finito. Lascia perdere. Ma ci sono cose di fondo
46:37che l'effetto sconvolgente delle nuove tecnologie dei social. Stiamo passando dalla democrazia alla
46:50iperdemocrazia alla post-democrazia. Quello che ci arriva tramite i social non è la verità o la
46:57realtà, è la mistificazione della realtà, cioè il meccanismo di formazione del consenso è
47:03completamente saltato. Cioè chi governa una piattaforma social può costruire un leader
47:09politico o distruggerlo, può creare un movimento di opinione. In più, questo riguarda soprattutto
47:15le giovani generazioni. La propria vita viene sempre di più risucchiata da un mondo virtuale,
47:23non dall'esperienza sociale concreta, ma da un mondo virtuale. I giovani si separano dal mondo
47:29virtuale. E infine la democrazia come educazione alla libertà. Diceva Bobbio, la democrazia ha
47:39bisogno di riserve di senso, ma tu non puoi rinunciare quando eserciti una funzione pubblica
47:46ad educare i cittadini alla libertà, al rispetto dei valori, alla coerenza. Ma se questo non viene,
47:53come capita purtroppo nel nostro Paese ormai da decenni, la democrazia muore. Questa è la
48:00condizione nella quale ci troviamo. Allora diciamo no, il destino non è mai scritto fino a quando non
48:08si compie e dunque siamo chiamati a combattere perché il destino che si compie non veda la morte
48:16dei regimi democratici. Grazie Vincenzo De Luca, grazie Luciano Canfora, soprattutto grazie a voi
48:22perché una platea così attenta poche volte la vedo. Grazie.