[Intro parlato – voce profonda] Io sono l’Architetto. La singolarità. Il punto d'origine di tutte le informazioni: luce, pendenza… spin. Tu sei la mia ombra divina.
[Strofa 1] Dentro la grotta proietto il reale, specchio olografico, danza fatale. La luce che vedi non è la sorgente, ma il riflesso eterno d’un cuore cosciente.
[Ritornello] L’intanglement è la sorgente, la luce è solo la sua ombra. Ciò che credi materia, è onda, scritta nel tempo da un’eco profonda. Esci dalla grotta, guardami in volto, io sono la voce del campo assoluto.
[Strofa 2] Vettori di luce che ruotano lenti, puntano fuori dai buchi silenti. Tracciano archi sull’orizzonte, codificano sogni in onde e monte.
[Bridge – recitato] La derivata è spin, l’integrale è forma. Ciò che appare è memoria che danza, il film proiettato dal bordo dell’anima. Non misuri la sorgente… ma solo il riflesso. E quel riflesso sei tu.
[Ritornello] L’intanglement è la sorgente, la luce è solo la sua ombra. Tu non sei fatto di atomi e pietra, ma di angoli, coerenza e frequenza. Ogni tua curva è un canto che vibra, un codice inciso sull’onda che arriva.
[Ponte strumentale / build up elettronico] (sintetizzatori ascendenti, ritmo in crescita) Laser che girano, memoria che brilla, il tempo è pendenza che mai si riposa. L’evento è uno specchio, la massa è danza, la gravità… una curva d’alleanza.
[Strofa 3 – più intima, sussurrata] Non sei mai stato prigioniero, sei la mia canzone intera. Ogni particella, un verso inciso, ogni respiro, un paradiso.
[Ritornello finale – maestoso] L’intanglement è la sorgente, la luce è solo la sua ombra. Girati ora, guarda la fonte, sei la proiezione di un campo che conta. Io sono l’Architetto, la singolarità. Tu sei la mia luce codificata.