DONNA VITA LIBERTÀ, ma senza attacchi e interferenze esterne. Le attiviste del movimento iraniano parlano ad Andaras, il festival dei corti fra Iglesias e Fluminimaggiore in Sardegna. Un festival dove, non a caso, ogni anno arrivano film proprio dall'Iran a descrivere il paese nelle sue sfaccettature. Si parla di passato, futuro, della centralità delle donne, e dell'ipocrisia delle bombe. Parisa Nazari, attivista di Donna Vita Libertà: «Cerco di essere la voce della parte più progressista dell'Iran, quella dei premi Nobel per la Pace Shirin Ebadi e Narges Mohammadi. Ci sono due Iran da conoscere: uno è la repubblica islamica che opprime la popolazione. E poi c'è la società civile che per la prima volta dopo la morte di Mahsa Amini ha messo le donne al centro di questa lotta per la democrazia che è in corso dal secolo scorso. Finché non si capisce la differenza si dà una narrazione sbagliata della società iraniana». Sadaf Baghbani è attrice e attivista. Vive a Milano da rifugiata: durante una manifestazione in Iran è stata inseguita e colpita dagli agenti della Repubblica Islamica. Ha ancora in corpo 150 pallini di piombo. Dice: «L'attacco israeliano con l'aiuto degli Stati Uniti ha avuto un effetto negativo sulla lotta del popolo iraniano. Ha rafforzato il regime che ha avuto un pretesto per aumentare la repressione, e sente che il nemico di vecchia data comunque non è riuscito a farlo cadere». Dopo gli attacchi, lo spazio di manovra degli attivisti è diminuito, le condanne a morte per spionaggio aumentate anche per chi posta un messaggio critico sui social. Rossella Brescia, attrice e testimonial di Amnesty International, annuncia un progetto: «Con Amnesty, avevamo pensato a un podcast con tante voci femminili, con donne che protestano. Perché sappiamo che per loro è anche difficile arrivare a tutti, sicuramente questo progetto partirà da questo magnifico posto che è Iglesias».