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ROMA (ITALPRESS) - Un coinvolgimento puntuale, mirato, chirurgico. L'intervento degli Stati Uniti nel conflitto tra Israele e Iran è stato probabilmente decisivo per porre fine alla guerra. Il rischio era che Israele la prolungasse in maniera indefinita, visto che non aveva la capacità di rendere determinante una sua azione contro il nucleare iraniano. L'ambasciatore Giampiero Massolo, nella nuova puntata della rubrica dell'Italpress, Realpolitik analizza gli ultimi sviluppi del conflitto e delle tensioni in Medioriente.
mrv/abr

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Trascrizione
00:00Per un attimo è sembrato che gli Stati Uniti fossero in guerra contro l'Iran quando il
00:08Presidente Trump, per la verità contravvenendo a promesse precise fatte durante la campagna
00:14elettorale, ha dato ordine di bombardare tre siti di arricchimento dell'uranio in Iran,
00:21fra cui l'ha famigerato impianto di fordo profondamente nelle montagne, molto ben protetto e assolutamente
00:31murato, si potrebbe dire impermeabile a bombe normali. Invece si è trattato intanto sicuramente
00:39di una decisione coraggiosa, è finito se vogliamo il mito del non coinvolgimento, ma si è trattato
00:45di un coinvolgimento puntuale, mirato, chirurgico, dovuto essenzialmente al fatto che Israele non
00:54ha le capacità necessarie per andare così in profondità e per cercare di impedire lo sviluppo
01:02del programma nucleare iraniano. Qualora gli Stati Uniti non fossero intervenuti, il rischio
01:09era che Israele avrebbe prolungato il conflitto in maniera molto lunga, non avendo le capacità
01:16di rendere dirimento una sua eventuale azione, quindi si è trattato essenzialmente di cercare
01:23di abbreviare i tempi. Trump non si può evidentemente permettere un conflitto lungo, ma neanche l'Iran
01:30si può permettere un conflitto lungo e indebolito come dagli attacchi che in precedenza gli sono
01:38stati rivolti dall'implosione dei suoi proxy dalla fine del regime siriano. Chi invece
01:45aveva voglia di scommettere sulla tensione perdurante e quindi a questo bisogna guardare
01:52per vedere che la tregua raggiunta con la mediazione di Trump ora regga è Israele, Israele ottiene
02:00moltissimo, ottiene di ritardare il programma nucleare israeliano, ottiene di riaffermare
02:07la propria egemonia nella regione, ottiene anche di mantenere una reputazione israeliana
02:14interna di Netanyahu molto alta. Adesso arriva il momento del negoziato, arriva il momento
02:22di far tenere la tregua, secondo tutte le stime non si è trattato di un attacco veramente
02:29di rimente, l'Iran dovrà adesso fare un po' i conti con se stesso, vedere fino a che
02:35punto deve o può permettersi di cedere, vedere come riassestare il regime, come riparare
02:43i danni, ma una cosa è certa, si sono create adesso le premesse perché il negoziato riprenda
02:50e la pressione che eserciteranno gli americani e forse anche uno spazio negoziale per gli
02:58europei da questo punto di vista dovrà consentire di individuare una via che consenta di salvare
03:04la faccia all'Iran, nello stesso tempo però consenta anche di impedire che l'Iran si doti
03:11di una bomba nucleare. Speriamo che tutto questo ad Israele basti, qualora bastasse, questo
03:18potrebbe essere la premessa per un riassetto degli equilibri medio orientali su di un segno
03:24più positivo per l'Occidente, non certo una soluzione definitiva ma forse un assetto di
03:31segno occidentale positivo per un futuro neanche troppo differito nel tempo e neanche troppo
03:38a breve durata.

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