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Un impero digitale, un’eredità miliardaria e 106 eredi da trattare tutti allo stesso modo. Non è la trama di un romanzo distopico ma la realtà, dichiarata nero su bianco, di Pavel Durov, visionario e controverso fondatore di Telegram. A soli 40 anni, il programmatore e imprenditore russo ha sorpreso il mondo non con l’annuncio di una nuova feature sulla sua app da oltre un miliardo di utenti attivi, ma con una volontà che scardina convenzioni e alza il velo su un’intimità mai raccontata prima. Una scelta fuori dagli schemi, che unisce provocazione, rigore e una filosofia educativa rigorosa quanto disarmante.

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Pavel Durov: una fortuna da 17 miliardi di dollari per i figli
Secondo Forbes, il patrimonio di Pavel Durov si aggira attorno ai 17,1 miliardi di dollari. Eppure nessuno dei suoi 106 figli – sei nati da relazioni naturali e un centinaio concepiti tramite donazione di sperma in dodici Paesi diversi – riceverà un centesimo prima di aver compiuto trent’anni.

La motivazione? L’imprenditore non lascia spazio a interpretazioni: «Voglio che vivano come persone normali, che si costruiscano da soli, che imparino ad avere fiducia in se stessi, che siano in grado di creare, che non dipendano da un conto in banca». Il testamento si applicherà a partire dal 19 giugno 2055, esattamente 30 anni dopo l’intervista rilasciata a Le Point, la rivista francese dove ha svelato tutto.

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Pavel Durov, 106 figli: tutti con gli stessi diritti
La paternità per Pavel Durov non è solo un dato biologico. È un manifesto. «Sono tutti miei figli e avranno tutti gli stessi diritti!» ha dichiarato con fermezza. Una presa di posizione che non fa distinzioni tra figli “naturali” e quelli nati da donazione. L’inizio di questo percorso, spiega, è nato quasi per caso: la prima donazione fu per aiutare un amico, poi il gesto si è trasformato in un’abitudine, in un progetto a lungo termine. Anonimato garantito, tranne ora: quando tutto torna sotto i riflettori, complice anche il suo status da personaggio pubblico e discusso.

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Da Telegram alla fuga a Dubai: chi è Pavel Durov
Pavel Durov è cresciuto tra Leningrado (oggi San Pietroburgo) e l’Italia, ma è a Dubai che oggi ha trovato il suo quartier generale. Nel 2014 ha abbandonato la Russia dopo essersi rifiutato di consegnare dati sensibili agli organi governativi, una mossa che lo ha consacrato come paladino della privacy digitale ma anche come nemico di molti poteri statali. Telegram, fondata nel 2013, è diventata simbolo della comunicazione libera, ma anche luogo ambiguo secondo le autorità francesi, che lo hanno indagato per presunta complicità in attività illecite.

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Indagato in Francia: il caso Telegram
Nell’agosto del 2024, Durov è stato arrestato in Francia. Le accuse: la diffusione di contenuti illeciti tramite la sua piattaforma, tra cui traffico di droga, pedopornografia e truffe digitali. È obbligato a rimanere in territorio francese, dove si presenta due volte a settimana alla polizia in attesa di capire cosa ne sarà delle imputazioni a suo carico. Lui nega ogni responsabilità e definisce le accuse «totalmente assurde» e «motivate politicamente». Per Durov, il prezzo della libertà digitale è alto: «Difendere le libertà ti fa guadagnare molti nemici, anche all'interno degli stati più potenti».

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