NEGLI ULTIMI MESI, quasi da un anno, assistiamo a un ricambio delle direzioni creative e artistiche di molti marchi, un turn over che ci appare veloce mentre in realtà è nella naturale conseguenza delle cose.
È vero che Karl Lagerfeld ha lavorato per molti decenni da Fendi (54 anni) e da Chanel (36) ma anche ai suoi tempi Yves Saint Laurent ha lavorato solo 3 anni da Dior. Dove è vero che Maria Grazia Chiuri ha appena lasciato la carica, ma c’è rimasta per ben 9 anni, il triplo della durata del suo predecessore Raf Simons (3 anni).
E così via via se si vanno a dettagliare le altre durate negli anni Novanta quando, ad esempio, la direzione creativa di Alber Elbaz da Krizia e poi da Saint Laurent è durata lo spazio di un mattino.
E allora perché i cambiamenti di questi mesi ci appaiono epocali? Forse perché l’esposizione mediatica ci ha convinto che direzione creativa e marchio siano un tutt’uno e ogni cambiamento provoca un trauma. In realtà di epocale c’è solo un evidente cambiamento dei consumatori di riferimento che sono quegli alto spendenti pronti a cambiare desideri di lusso a ogni cambio del vento.