SI È SVOLTO IERI IN SALA BUZZATI a Milano il primo Fashion Talk organizzato da Style Magazine, il mensile RCS di attualità e stile diretto da Alessandro Calascibetta. Un osservatorio e un'occasione di confronto tra i responsabili di giornali, operatori del settore, addetti alla comunicazione e alle PR e studenti delle scuole di moda, per un confronto sul futuro dei magazine di moda. "Con questi appuntamenti, che diventeranno periodici, vorremmo provare a incrinare un po' il tetto di cristallo con il quale si protegge la moda - spiega Alessandro Calascibetta -. Negli anni il sistema è molto cambiato, ma certi meccanismi sono semplicemente invecchiati senza variare".
Il talk si è snodato attraverso tre panel, ognuno chiamato a raccontare un tema specifico. Qui vi proponiamo il terzo e ultimo. Si è affrontato il tema dell'aumento dei prezzi della moda post pandemia, a fronte di una riduzione dei mercati. Ne hanno discusso: Maura Basili (Presidente Camera Buyer); Carlo Capasa (Presidente Camera Nazionale della Moda italiana); Giulia Crivelli (Fashion editor de Il Sole 24 Ore); Antonio De Matteis (Presidente Pitti Immagine) e Daniele Manca (vicedirettore di Corriere della Sera).
Tra le proposte emerse per riportare il sistema in equilibrio: il riconoscimento del potere al consumatore finale, vero influencer del mercato; il ritorno alla bellezza e alla creatività in una fase di grande cambiamento del settore; il rispetto del lettore che è sia cliente del giornale che cliente dei brand; tanto lavoro per riconquistare i mercati persi o trasformati; grande attenzione al contesto e alla mutata composizione della spesa.
Tanti gli studenti di prestigiose accademie di moda nell'auditorio del primo Fashion Talk di Style Magazine che, dopo questa iniziale riflessione sul ruolo dei magazine nel Fashion System, ha dato appuntamento per ulteriori momenti di confronto sui vari ambiti del mondo moda con nuovi relatori e relatrici.
Il talk si è snodato attraverso tre panel, ognuno chiamato a raccontare un tema specifico. Qui vi proponiamo il terzo e ultimo. Si è affrontato il tema dell'aumento dei prezzi della moda post pandemia, a fronte di una riduzione dei mercati. Ne hanno discusso: Maura Basili (Presidente Camera Buyer); Carlo Capasa (Presidente Camera Nazionale della Moda italiana); Giulia Crivelli (Fashion editor de Il Sole 24 Ore); Antonio De Matteis (Presidente Pitti Immagine) e Daniele Manca (vicedirettore di Corriere della Sera).
Tra le proposte emerse per riportare il sistema in equilibrio: il riconoscimento del potere al consumatore finale, vero influencer del mercato; il ritorno alla bellezza e alla creatività in una fase di grande cambiamento del settore; il rispetto del lettore che è sia cliente del giornale che cliente dei brand; tanto lavoro per riconquistare i mercati persi o trasformati; grande attenzione al contesto e alla mutata composizione della spesa.
Tanti gli studenti di prestigiose accademie di moda nell'auditorio del primo Fashion Talk di Style Magazine che, dopo questa iniziale riflessione sul ruolo dei magazine nel Fashion System, ha dato appuntamento per ulteriori momenti di confronto sui vari ambiti del mondo moda con nuovi relatori e relatrici.
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NovitàTrascrizione
00:00Allora vi annuncio che andiamo veloci e siamo in tempo pazzesco, io ho ancora due minuti
00:25dal tempo precedente, me l'hanno zerato adesso, quindi partiamo con la nostra terza conversazione.
00:33Il titolo è Il prezzo della moda e qui andiamo a fare i seri perché, come abbiamo invitato
00:43a parlare con noi di questi, Maura Basili, Presidente di Camera Buyer, Carlo Capasa, Presidente
00:54di Camera Nazionale in modo italiano, Giulia Crivelli, Sole 24 Ore, Antonio De Matteis, Presidente
01:06di PT Immagine, Daniele Manca, Vice-direttore di Corriere della Sera.
01:24Allora qui adesso mi fate paura.
01:31Prima di cominciare, mi posso attaccare alla roba di prima?
01:35Attacca.
01:36Io mi ricordo, perché io sono più vecchio di tutti, anche di Alessandro, mi ricordo
01:41che quando appunto eravamo giovani, i stylist, i giornali eccetera, cercavano sempre il nuovo
01:49e quindi sono stati loro a promuovere i nuovi designer, i nuovi fotografi e li hanno resi
01:55star, cioè quei designer che erano dei ragazzi o delle ragazze, quei fotografi che erano
02:01semi sconosciuti, sono diventati delle superstar, perché sono stati molto spinti da questa generazione
02:06che aveva proprio quasi fatto un patto generazionale.
02:09Non è vero che non esistessero i brand storici, perché quando noi, partì agli anni 80, ma
02:16soprattutto agli anni 90, abbiamo spinto tanti nuovi brand di tutto il mondo, esistevano i
02:23brand storici, che poi hanno dovuto anche rinnovarsi, visto che si confrontavano con queste
02:28novità. Però c'è stata questa forte spinta. Oggi, la differenza, tu dicevi, qual è la
02:35differenza oggi? Oggi i giovani spingono i brand famosi, ogni tanto mettono un pezzo
02:40di un giovane, usano i fotografi famosi, ogni tanto usano un fotografo giovane per sbaglio
02:45e allora manca quel patto generazionale, secondo me, di mettere in prima fila quella nuova generazione
02:54che una volta si faceva così. Questa era la mia piccola notte.
02:58Grazie Carlo.
03:02No, no, prego.
03:03Ma perché, insomma, venendo per ultimi ho sentito tante cose. Quella che mi ha colpito
03:08di più è stato quando Alessandro ha detto, in fondo non tanto è cambiato. Io, piccola
03:14premessa, io ho iniziato a farlo a giornalista da 30 anni, quindi prima di quell'età sono stata
03:19cliente dei brand di moda e lettrice dei giornali. Io lo considero un grandissimo privilegio
03:24perché è come lo stesso avevo fatto nel mondo dell'editoria, prima lettrice, poi libraia
03:30e poi ho anche lavorato in casa editrice. Quindi avere coscienza dei diversi punti di
03:37vista. Io credo che siano, ci sono una cosa, il cambiamento più pazzesco è stato che non
03:43ci sono più le tendenze. A me ancora qualcuno, quando torno dalle poche sfilate dove vado,
03:48mi dice, ma allora cosa va di moda al prossimo anno? No. Cioè la cosa bella è che secondo
03:54me c'è una grandissima libertà adesso. Poi è cambiato l'e-commerce, l'e-commerce
03:58non ne abbiamo tanto parlato, però quello ha completamente cambiato la distribuzione e
04:04di conseguenza anche il retail e poi…
04:06Lo faremo nel secondo appuntamento.
04:08Esatto. E poi la quantità di collezioni e questa è, dal mio punto di vista, di cliente
04:16ma anche di giornalista, una maledizione perché i nostri armadi sono pieni. E quindi adesso
04:22tutti cercano di fare le esperienze, i cinesi vengono in Italia e vogliono buttarsi col paracadute
04:27da un aereo, quelli che hanno tanti soldi, presto vorranno andare con Jeff Bezos sulla Luna.
04:32quindi questa è stata una cosa, però di questo devono prendere coscienza i brand. Cioè
04:35otto collezioni all'anno non sono sostenibili per nessuno. E queste sono le cose che secondo
04:41me sono cambiate.
04:43Né per la creatività né anche per il consumo.
04:45Non è cambiato, scusami, ma io questo per me è proprio… cioè non è cambiato il lavoro
04:51di giornalismo. Semmai, per fortuna, perché una volta il giornalismo di moda, a parte che
04:56non esiste per me il giornalismo di moda, il giornalismo sportivo, il giornalismo economico,
04:59il giornalismo deve essere tutto uguale, spiegare le cose ai lettori con onestà, con
05:04tutta l'onestà possibile e avere come cliente il lettore, che è poi lo stesso cliente dei
05:10marchi. Quindi attenzione a fare le commistioni perché i lettori non sono scemi e se su un
05:16magazine vedono che… ma guarda un po', si parla dei marchi di cui fanno pubblicità,
05:21fanno due più due. Quindi per me in questo senso il giornalismo non è cambiato. E poi
05:25dirò, ma dopo, semmai anche una cosa su quello che ha detto Francesca Ragazzi perché
05:29non sono assolutamente d'accordo. Quindi non è cambiato questo. E ricordiamoci che
05:35di moda hanno scritto donne come Oriana Fallaci, di cui Rizzoli ha appena pubblicato una raccolta
05:41di racconti. Natalia Aspesi, vogliamo parlare di Natalia Aspesi. Cioè il racconto di moda
05:48è secondo me ancora importantissimo perché, ma tu Michele in questo potresti parlare per
05:54ore, la moda è uno specchio della società oltre che un modo per esprimerci. Quindi questo
05:59secondo me non è cambiato. Altre cose sì, possono essere positive o negative.
06:05Grazie, grazie Giulia, è tuo. Grazie mille. Però adesso dobbiamo parlare
06:14di numeri. Perché? Perché in questo momento la moda è afflitta da un problema gravissimo
06:21secondo me, che sono i prezzi. L'aumento dei prezzi continuano a crescere a ritmi costanti.
06:28Dall'indomani della ripresa Covid sono quasi raddoppiati. Esiste una via di uscita e nel
06:36frattempo però il fast fashion si sta rafforzando. Quello che prima era il fast fashion adesso ci
06:43sembra il pret-à-porter di una volta. Nasce qui il problema. L'aumento dei prezzi ha cancellato
06:50una fascia di mercato che era la medio alta. Vorrei chiedere prima a te Giulia, devi continuare
06:58a parlare, e poi a Daniele Manca. Era veramente necessario aumentare così tanto i prezzi?
07:06Allora è un discorso complicatissimo che abbiamo affrontato anche al Luxury Summit del 7 maggio
07:11e subito dopo Carlo ha fatto alcune considerazioni interessantissime, quindi poi veramente passo
07:17con molto piacere la parola a lui. È vero che i prezzi sono aumentati, più dell'inflazione,
07:23più delle materie prime. Alcuni marchi ti spiegano che se una borsa costa di più è perché
07:28hanno aggiunto qualcosa. A volte è vero, a volte no. E quello che hai detto tu, una mia amica
07:34scherzando, è entrata da Dior sui Champs-Élysées e ha detto, va bene, allora qui c'è l'Haute Couture,
07:41ma il pret-à-porter dov'è? Perché vedeva questi prezzi, golf da 2.500 euro, camice, prezzi folli.
07:48Quindi secondo me c'è stata un'esagerazione. Il problema è che è molto difficile tornare indietro.
07:52Allora, quando Andrea Guerra, amministratore delegato del gruppo Prada, ha domanda a Fondazione
08:01Alta Gamma, dice sì è vero abbiamo un po' esagerato, ma poi in conference call con gli analisti
08:06commentando i dati annuali di Prada, che è cresciuta a due cifre, ha domanda, ma è vero
08:12che avete aumentato i prezzi, risponde non abbiamo aumentato gli entry price e abbiamo un problema
08:17di trasparenza, perché in realtà sono aumentati, quindi solo che appunto purtroppo è difficile poi
08:23tagliarli, però almeno che smettano di crescere. Adesso però è arrivato l'uragano Trump e quello
08:30quindi paradossalmente adesso alcuni aumenti potrebbero essere giustificati. Adesso? Ma gli aumenti sono
08:39stati tre anni fa. Daniele, secondo te invece era necessario, si poteva fare diversamente e che cosa
08:47ha portato alle aziende a decidere di un aumento dei prezzi così, dopo arriva poi, così alto?
08:53Il prezzo è la misura del valore di una cosa, il problema è che il prezzo adesso si è staccato
09:01dal valore della cosa in sé, cioè c'è stata una finanziarizzazione della moda. Voi dimenticatevi
09:11della moda e pensate alle auto, è accaduto la stessa cosa, perché devo pagare un Apollo
09:1830 mila euro? 30 mila euro sono tanti per pagare un Apollo, che è una macchina anonima,
09:25generalmente grigia, bianca, quindi proprio. Quindi diciamo c'è un discorso di finanza che è diventato
09:35molto pressante per le aziende. Le aziende non è che alzano i prezzi così perché sono impazziti,
09:41perché se potessero tenerli bassi li tenerebbero bassi. Li alzano perché devono rispondere a una
09:48domanda che non è quella del mercato, ma una domanda che è quella degli investitori e sono
09:54due cose diverse. Quindi quando noi per esempio leggiamo sui giornali, continuiamo il parallelo
10:01con l'auto. Se noi leggiamo sui giornali che Volkswagen va in crisi, se andiamo poi a leggere
10:08quella crisi di Volkswagen, significa essere passati da 17 miliardi di utile, 17 miliardi di utile
10:16che è la capitalizzazione più o meno di Prada, a 13 miliardi di utile. Crisi? È evidente
10:27che non è una crisi, è evidente che è crisi per chi veicola un discorso che è molto pressante
10:39oggi che è quello della finanza. La finanza normalmente era un turbo applicato alle aziende,
10:47quindi serviva alle aziende per crescere di più e per fare più affari. Adesso è diventato
10:56una cosa fine a se stessa e quindi fa sì che le aziende si muovano non riferite al loro
11:06mercato, ai loro clienti, ai loro competitor, ma si muovano perché la Volkswagen è in crisi
11:14perché fa solo 13 miliardi di utile e non 17 come l'anno prima. Allora perché vi faccio
11:23l'esempio dell'auto? Perché vorrei introdurre un altro elemento. Noi non possiamo fare finta
11:34di esaminare un settore economico come a sé stante. Io purtroppo sono arrivato soltanto
11:42sul secondo panel, però attenzione che se rimanete nel recinto della moda non andate da
11:49nessuna parte, è lo stesso discorso che fa l'auto. Noi quando parliamo di moda parliamo
11:56di che cosa? Di prezzo, di esperienza e di contesto. Se ci dimentichiamo l'esperienza
12:05già adesso tutti quanti ne parlano, non lo so e quindi va bene così, ma tutti quanti
12:10si stanno dimenticando il contesto e cioè il grande sviluppo della moda non è che arriva
12:18perché c'è un signore, guarda che bravo, gli viene l'idea. Sì, 5%, no? Come si dice.
12:27Poi il 95% è sudore e lavoro. Sudore e lavoro che sono attinenti al contesto in cui tu sei.
12:37Allora se tu sei in un contesto in cui c'è una chiusura sostanzialmente, come puoi aspettarti
12:47che è un settore come la moda, che per definizione è aperto, per definizione deve essere inclusivo,
12:56per definizione non deve vestire come me, grigio, camicia blu e cravattina. Infatti non so se avete
13:03visto, Antonio perlomeno c'ho i braccialetti, io manco quelli perché mi occupo di economia
13:08perché se no un analista finanziario manco mi da retta. Quindi il contesto è decisivo.
13:15Allora se noi lavoriamo soltanto su il verticale moda, stiamo sbagliando.
13:25Dobbiamo lavorare sul verticale moda inserito su un orizzontale che è il contesto.
13:31Quindi la crisi dell'auto non è una crisi dell'auto perché le auto sono brutte, non funzionano,
13:39si rompono, è difficile caricarle, eccetera, eccetera, eccetera. Ma perché sta cambiando
13:46il contesto della mobilità. Allora quali sono le aziende che vanno meglio nel settore
13:52dell'auto? Quelle che si pongono il problema della mobilità, non si pongono il problema
13:57soltanto della bellezza, del funzionale. Perché questo? Perché un'altra cosa che dobbiamo
14:04dirci, proprio rispetto a quello che diceva Giulia, ormai qualità, bellezza, chiamatela
14:13come volete, gradevolezza, quello viene dato per scontato. Nessuno si compra una roba brutta,
14:21nessuno si compra una cosa che non funziona. Quello viene dato per scontato. Quello che non
14:28viene dato per scontato è la proposition su quel prodotto. E quindi a che mi serve
14:34l'auto? Mi serve a muovermi? Non mi serve a muovermi? Mi serve a essere rappresentato
14:40dall'auto in un certo modo piuttosto che in un altro? Come vedete, con la cosa in sé
14:47c'entra relativamente poco. Infatti gli imprenditori che riescono a navigare in questo mare che è
14:54molto difficile, che è un mare in cui il mondo improvvisamente si è ristretto, è diventato
15:00un mondo che è l'America, l'Europa, la Cina, ma non è più un mondo in cui c'è la Cina,
15:07l'America e l'Europa, come era prima. O perlomeno i marchi globali riescono a esserci
15:14in tutto il mondo, ma soltanto loro e con difficoltà. Ecco, in questo mondo di chiusura
15:20se la moda soffre un pochino, signori, facciamocene una ragione, la sofferenza è un elemento della
15:30crescita, quindi non dobbiamo pensare che domani mattina la moda riuscirà fuori da questa sofferenza,
15:41così come il settore dell'auto non uscirà fuori dalla sofferenza domani mattina. Quello
15:48sono le cose che noi impariamo da TikTok, da Instagram, e cioè il momento, la fotografia,
15:55l'attimo. Purtroppo per noi, noi non viviamo in una fotografia, ma viviamo in un film, in
16:02un film in cui l'elemento prezzo, alto o basso, a me interessa relativamente poco, perché
16:10tanto poi se non vende sarà l'azienda a fare retromarcia su quei prezzi e a decidere
16:18di cambiare strada. Quello che a me preoccupa è, c'è un ragionamento su perché la moda
16:25era così forte fino all'altro ieri e oggi lo è meno? C'è un ragionamento sull'auto
16:32perché fino all'altro ieri era forte e oggi lo è meno? E in questo ragionamento
16:38quanto conta il contesto?
16:40Antonio, secondo te?
16:44Buongiorno e grazie a tutti. Io non mi sono attaccato a loro, però voglio dare un messaggio
16:50ai giovani. Ragazzi, il mondo è vostro, non state a sentire nessuno. È tutto vostro.
16:55prendetevi il mondo, abbiate il coraggio, sognate, fate tutto, perché i giovani sono
17:02il futuro, quindi è veramente, il mondo è vostro. È un messaggio di grande fiducia
17:08nei vostri confronti. Io quando sento parlare male dei giovani impazzisco. Amo i giovani,
17:14siete la nostra forza, siete il nostro futuro, quindi grazie che state qua, grazie, credeteci,
17:20sognate, fate tutto, perché a noi ce l'hanno concesso. I nostri maestri ce l'hanno concesso.
17:28Facciamoci un esame di coscienza come maestri e concediamolo anche a voi. Io ho una squadra
17:33piena di giovani e vi devo dire la verità, sono la mia forza. Sono il nostro futuro e sono
17:40la nostra garanzia che l'azienda avrà una continuità. Perché il contesto?
17:46Ma sicuramente dobbiamo partire da lontano. Dopo il Covid sono successe tante cose e l'uomo
17:53dimentica. Sono aumentati i costi, sono aumentate l'energia, è aumentato il costo del denaro,
18:00è aumentato tutto. Quindi c'è chi ha aumentato i prezzi in modo ragionevole e chi se ne ha
18:06approfittato, peggio per loro. Credo che l'equilibrio sia sempre la cosa migliore. Noi siamo un'azienda
18:15definita costosa, a prescindere. Siamo i più costosi del mercato, posso dire. E siamo
18:21un'azienda che va ancora bene, cresce ancora, è cresciuta nel 2024, crescerà anche nel 2025
18:27se non viene alla fine del mondo, visto che ci stanno tentando. Siamo in crescita, quindi
18:33vi do grandissima tranquillità. Il costo va inquadrato, logicamente, col valore del prodotto.
18:39è nel contesto. Se guardo il mondo automotive, dico a voi giovani non vi fate troppo, non vi
18:53innamorate troppo di certi concetti di sostenibilità ambientale senza pensare al sociale. Perché
19:03questa grande spinta verso la sostenibilità ambientale, che abbiamo il dovere di sostenere
19:11e di guardare, ci può portare a livello sociale dei grandi problemi. L'automotive è vero
19:18che continua a guadagnare, è vero che continua a non andare bene perché non vanno bene secondo
19:24me, ma sicuramente forse non era pronto il mercato per trasformarsi in elettrico con una
19:31data precisa. Ma tu alludi alla perdita di posti di lavoro?
19:36Sì, chiaro. Noi ci troveremo con mezzo milione di disoccupati nell'automotive. Non tra molto.
19:44Beh, anche il Dampi della Cina, i marchi cinesi, c'è tanta roba.
19:47Esatto, possono essere ancora di più. Il nostro mondo ha subito due, una chiusura di un mercato,
19:54che è il mercato russo, giustamente è punito con le sanzioni, ma è uno dei mercati più
19:59importanti. E poi c'è la Cina che sta cambiando politica, che a differenza di tutti i paesi
20:06democratici, se il governo dice qualcosa e nessuno li sta a sentire, in quei paesi un
20:10poco meno democratici dei nostri, se un governo dà l'input di non spendere, di non comprare
20:16beni dall'estero, si stanno molto più attenti. Quindi non pensiamo noi occidentali che tutto
20:21il mondo sia come noi, assolutamente no. Non è così. Quindi la crisi della moda, secondo
20:29me, non dipende solo dai prezzi. Sicuramente i prezzi sono una componente, ma sicuramente
20:36i cambi e certi mercati. I russi rappresentavano il 40% di via Montenapoleone, degli incassi
20:44di tutti i negozi prima della guerra, non ce lo dimentichiamo, forse noi dimentichiamo
20:48tutto molto in fretta. I cinesi stavano arrivando, non arrivano più, spendono un po' che in Giappone,
20:55sicuramente che la moda va in crisi, perché la moda in questi anni si è strutturata e
21:01cresciuta a dei ritmi molto veloci, ma io non parlerei solo di prezzo, perché il prezzo
21:08come ha detto il dottor Manca è uno degli elementi, non è l'elemento fondamentale.
21:13Poi chi se ne ha approfittato lo sta pagando, lo vediamo, chi invece è cresciuto in modo
21:19ragionevole continua a crescere, ci sono aziende che crescono. Quindi io sono abituato a guardare
21:23quelli che vanno bene, quelli che vanno meglio di me, per imparare e quindi il prezzo per
21:29me è sicuramente uno degli elementi, ma non è l'elemento più importante.
21:34Però Maura, il prezzo ha fatto fuori una fascia di mercato molto importante, che era quella
21:41che alimentava i negozi settimanalmente, cioè la fascia medio alta, non ha più il potere
21:48d'acquisto che aveva una volta, rispetto ai prezzi che trova nel negozio. Per voi invece,
21:54voi come la vivete da Camera Buyer questo problema?
21:59Sicuramente è un momento difficile, di grande cambiamento, il consumatore finale non è più
22:06disposto a spendere quanto richiedono soprattutto i top brand, quindi inevitabilmente tutta la
22:13categoria dei multi brand che io rappresento, sta cercando un prodotto che abbia un giusto
22:20prezzo e una qualità coerente. Quindi lo scontrino medio, nonostante siano aumentati i prezzi, è
22:27calato del 20%. Il consumatore finale oggi è educato e si rende conto che c'è una sproporzione
22:36tra il prezzo di determinati brand e la qualità che offrono, ma anche la comunicazione, per cui
22:44credo che ci sia bisogno di dare dei messaggi al consumatore finale, soprattutto di educare
22:50il consumatore finale, la nuova generazione, in quella che è comunque la differenza dell'acquisto
22:56del fast fashion che è comunque impersonale e che rappresenta la velocità di un oggetto,
23:06di un prodotto di moda, da quello che è l'acquisto in una boutique che invece trasmette cultura,
23:12trasmette esperienza, da sicurezza e soprattutto l'autenticità dei prodotti. Per cui c'è un
23:20cambio importante, ma il cambio è dettato dal consumatore finale, troppo spesso non si
23:28parla del consumatore finale che invece è veramente colui che in questo momento comanda
23:34e domina i mercati. Per cui bisogna imparare a osservare, a fare analisi profonde e anche
23:42un invito ai giornalisti di iniziare a trasmettere al consumatore finale un'autenticità e una cultura
23:49che rappresenta quello che è il nostro paese, l'identità, soprattutto dei negozi multibrand
23:54che spesso sono considerati l'ultima catena, ma che sono invece la più importante perché
24:00senza di loro le aziende avrebbero grossa difficoltà a vendere.
24:05Scusami, perché secondo me c'è stato una grande... l'e-commerce ovviamente durante il
24:09Covid ci ha salvati tra 13.000 virgolette, però secondo me anche poi molti multibrand si
24:16sono attrezzati a fare e-commerce e poi la gente ha riscoperto, questo lo vedo dal
24:20mio piccolo osservatorio, anche se è un osservatorio privilegiato, quello di Milano, il piacere di
24:25andare nei multibrand e la professionalità di chi ci lavora.
24:29Sì, assolutamente sì, c'è un ritorno e questo finalmente siamo molto felici perché
24:35il consumatore finale si è reso conto che acquistare in una boutique vuol dire trovarsi
24:42comunque rassicurato, coccolato e instaura un dialogo, un servizio importante.
24:51Oggi è vero che il digitale ha salvato in un certo momento un periodo di Covid, però
25:00oggi nel digitale c'è un grosso problema di scontistiche di prezzi che non sono più
25:07gestibili e questo porta comunque a una riduzione di guadagno da parte del multibrand
25:15che già si vede dei markup veramente ridotti all'osso da parte dei grossi brand e la cosa
25:23curiosa è che quello che mi raccontano è quando un cliente loro va in negozio per acquistare,
25:30spesso li insulta quando trova dei prodotti di top brand troppo cari pensando che siano
25:36loro ad aumentare i prezzi.
25:38Quando oggi il top brand è diventato un costo per questi negozi e non un guadagno, per
25:45cui c'è inevitabilmente un ridimensionamento ma parliamo di una categoria comunque di negozi
25:52che ha anche 100-120 anni di storia, non si fermeranno, non spariranno e credo che i top
26:02brand si dovranno un attimo guardare allo specchio perché vivranno anche senza di loro.
26:08Carlo, rappresenti l'associazione industriale maggiormente sotto accusa rispetto ai prezzi,
26:15era veramente necessario? L'accusa che fanno i consumatori è che i grandi brand hanno voluto
26:24fare una separazione non consensuale dal loro pubblico di riferimento, questo si ritiene
26:30imperdonabile, è un'azione imperdonabile. Secondo te come la mettiamo?
26:36Prima il professore mi sembra che abbia spiegato in maniera abbastanza, diciamo, un po' da più
26:45dal punto di vista dell'economia, come funzionano le cose, scendo più del dettaglio.
26:49Se abbiamo avuto, innanzitutto noi siamo in una fase di grande cambiamento, non di crisi,
26:55tutti parlano della crisi, la crisi, la crisi, noi siamo in una fase di grande cambiamento e
26:59quello che avete detto stamattina, riferito all'editoria, riferito allo styling, riferito
27:04a qualsiasi cosa di cui parliamo, le boutique parla di cambiamento, la crisi è un momento
27:10di cambiamento, non è una crisi reversibile, un momento di crisi si ritorna indietro, no,
27:16è una crisi che prelude a un cambiamento. Ultimamente io sono stato a un convegno
27:20del multibrand, c'era Maura, e io ho detto ragazzi dovete tornare ai fondamentali però,
27:27voi facevate ricerca, proponevate robe nuove, mi ricollego a quello che dicevo prima dei designer,
27:33proponevate robe nuove, io venivo in una delle vostre boutique perché scoprivo delle cose,
27:37i negozi di tutto il mondo, i grandi department store andavano nelle nostre boutique a scoprire
27:43cose nuove, poi sono nati i grandi brand, molti di loro si sono seduti sul rapporto privilegiato
27:50con il grande brand, facendo a volte delle cose di varia natura e...
27:55Sempre condivisi dai brand, no?
27:56Sì, sì, sì, sì, no, no, ma non nel senso, però, delle cose di varia natura che...
28:01Sono litigate.
28:02No, no, no, delle cose di varia natura che li hanno ancora di più schiacciati sulla non ricerca.
28:08Allora, se tu non fai ricerca, poi alla fine ti trovi che vai in crisi perché diventi uguale
28:12a tutti gli altri. Quindi, un momento di cambiamento, ma oltre al cambiamento c'è un altro problema,
28:18una crisi, innescato il cambiamento dalle crisi del real estate cinese. Quando si parla
28:25di prezzo, il professore giustamente diceva, ragazzi, il prezzo cos'è di un prodotto?
28:31Quel prezzo lì è una piccola componente del prodotto, perché? Quando io faccio un prezzo,
28:38in quel prezzo cosa c'è? Ci stanno le sfilate, gli uffici di distribuzione, le aziende,
28:44le boutique, eccetera, eccetera, eccetera. Quello contribuisce al prezzo. Poi c'è anche
28:48il prodotto, che è una componente. Se io improvvisamente con la crisi del real estate
28:53in Cina diminuisco i volumi del 25%, improvvisamente non è che la mia struttura di costi diminuisce
29:04del 25% per niente. Io purtroppo devo alzare i prezzi. E questo è molto evidente, perché
29:13al di là di molti pochi rari casi, quando tu guardi l'ultima riga dei brand, non è
29:18cambiata. Cioè, in moltissimi casi, ti dirò di più, i brand sotto il billion, esclusi
29:25pochissimi casi, hanno diminuito i margini. E allora cosa è successo? È successo che quei
29:31costi fissi che si portavano dietro non erano più supportati dal numero di pezzi.
29:38Dovevamo dividere quei costi su meno pezzi. Questo è successo e questa cosa ha creato
29:43anche una crisi sulla filiera. Perché la filiera, che ragiona a pezzi, non a fatturato, si è
29:48trovata a produrre meno. Ed ecco la crisi della filiera. Perché se non ci sarebbe la crisi
29:52della filiera. I fatturati, sì, sono diminuiti del 5%, ma la crisi della filiera viene dal
29:57fatto che il numero di pezzi è diminuito del 25%. Tradotto in cassa integrazione.
30:01Tradotto in tutte queste robe, ma viene da una crisi strutturale, forte, un mercato
30:08perso, ok? E speriamo che non succeda qualcosa di brutto sui tazzi, perché altrimenti perdiamo
30:13un altro pezzo. Un mercato perso e quando tu riduci il numero di pezzi che produci, quei
30:19costi li devi spalmare su altre cose. Questo è la sensazione. Poi, nel tempo, attenzione,
30:24poi è chiaro che tutti i brand, come anche prima ha detto il professore, cosa fanno? Adeguano
30:31al momento, non possono correggere il prezzo, se no chiudono, ma adeguano al momento, iniziano
30:38a ridurre dei costi, a spendere meno in certe cose, in modo da riposizionarsi su un livello
30:44accettabile. Il problema grave è che in Europa, perlomeno, gli stipendi non sono aumentati,
30:50e quindi la gente non può più comprare i vestiti. Quelli che prima erano consumatori
30:57sono incazzati con la moda. Questa è un po' la sintesi.
31:02Sì, però sarebbe peggio ancora, se i brand avessero fatto una roba dissennata alcuni, avessero
31:08detto noi non cambiamo i prezzi eccetera eccetera, alcuni avrebbero chiuso.
31:12Beh, insomma.
31:14Noi guardiamo sempre i primi, i tre campioni, no? Io invito, il professore ve lo potrà dire,
31:19guardiamo i primi cinquanta, pochi eh, non ti sto dicendo i primi cinquemila, i primi
31:23cinquanta. Le cose stanno molto diversamente da come pensate voi, quando guardiamo margini
31:28di queste aziende. Quindi non è esattamente come si racconta.
31:32Io volevo dire due cose. Prima ho sentito Emanuele che ha ragione, la moda è sempre stata donna,
31:37però tu Carlo, quando ci presentate i dati del settore uomo, in realtà sta crescendo di più
31:43della donna, no? In percentuale, certo. Quindi vuol dire, e io me lo auspico, perché la moda
31:49per me è divertimento, quindi più uomini si divertono con la moda e meno uomini si
31:53vestono di grigio, anche per andare a fare il vice direttore del Corriere, io più sarei
31:56contenta. E poi volevo dire una cosa a Daniele Manca, che poi c'entra con quello che ho detto,
32:04non esistono più le tendenze. Io, a parte che non ho la patente, non ho la macchina, sicuramente
32:09sta cambiando l'atteggiamento, i giovani, beh, ha iniziato tutto con il renting e poi è andato
32:15avanti, cioè la macchina non è più qualcosa che esprime la tua personalità, credo, almeno
32:20i miei nipoti, dai miei nipoti, dai loro amici ho imparato questo. La moda ha una grandissima
32:25fortuna, allora, prima di tutto quotarsi per un'azienda di moda, io dico sempre, è un po'
32:29come per una squadra di calcio, cioè le incognite sono talmente tante che in realtà la moda
32:34ha una sua peculiarità, quindi la finanza serve per avere risorse per poi crescere, ma ha questo
32:41grande svantaggio, perché il gusto, la risposta del mercato alle collezioni ha comunque un'imprevedibilità
32:47che è superiore a qualsiasi altro fattore, come un campionato di calcio, tempi diversi.
32:53E poi l'altra cosa, e mi rifaccio anche a quello che dicevano i colleghi sull'importanza
32:58di raccontare delle storie di moda, partendo o no dalle sfilate, lì dipende da quanto è
33:05fantasioso uno. La macchina, anche se io avessi la macchina e forse appassionata di macchina,
33:10racconterebbe una piccola parte di me. La moda come mi vesto racconta tutto di me, tutto
33:16quello che io ho in questo momento ha una storia, dai braccialetti che raccontano il mio amore
33:21per il Giappone, le scarpe che sono rovinate perché cammino tanto con i miei cani, questa
33:26giacca perché adoro i ricami indiani, tutto. Una macchina non potrà mai farlo. E quindi
33:32io che guardo la... più o meno, se hai la Tesla un po'.
33:38No, poi io che guardo anche, poi noi alle 24 ore abbiamo la fortuna di guardare, di avere
33:44questo doppio sguardo, andiamo alle sfilate, abbiamo chi le recensisce, però guardiamo
33:49sempre anche il lato economico. E io ho tanta fiducia, sono perfettamente d'accordo con
33:54Carlo, è un momento di cambiamento, non di crisi. I giovani hanno un rapporto diverso,
33:59guardano più alla sostenibilità, vogliono capire come si può riciclare, poi alcuni se ne
34:04fregano e comprano su Shein, perché così ogni giorno possono postare un look diverso.
34:09Però il racconto, di nuovo, e veramente se continuerete a farlo, io credo perché proprio
34:14perché abbiamo così tanta scelta, io per prima, che poi ho sempre avuto un gusto abbastanza
34:20deciso, però capisco che magari una persona che ha un gusto meno chiaro, che deve ancora
34:25trovare il suo stile, soprattutto sui magazine che fermano il momento, perché su internet invece
34:32è tutto in movimento, secondo me avete ancora una chance incredibile.
34:39Grazie, grazie Giulia. A questo punto io, abbiamo poco tempo, ritornerei da Daniele Manca perché
34:47vorrei che lui ci facesse una proposta, quale secondo lui è il metodo per riequilibrare
34:57il sistema. Più che una proposta, guardate, io posso semplicemente, mi da una responsabilità,
35:08dai, come si fa? Cattivo, cattivo. No, allora, guardate, sembra una banalità, ma il mondo
35:17sta cambiando. Non è cambiato, sta cambiando, processo. Quando uno dice il mondo sta cambiando,
35:27ne deve trarre le conseguenze. Una delle conseguenze è il fatto, avete sentito, c'è tanta intelligenza
35:35artificiale, c'è tanta tecnologia. C'è tanta intelligenza artificiale che cosa significa?
35:41C'è tanta intelligenza artificiale che significa che tu hai tanta potenza di calcolo, tanti algoritmi
35:49e poi hai una cosa fondamentale che sono i dati. L'intelligenza artificiale però ha un difetto,
35:58o tu gli dai dei dati buoni o se no prende i dati dove vuole. A forza di masticare i dati
36:07che ha preso dove vuole, questi dati diventano un po' come il chewing gum. Dopo mezz'ora che
36:13l'avete fatto cia cia cia cia cia col chewing gum non ha più sapore. Che c'entra questo con
36:20la moda? C'entra perché noi siamo in un ecosistema totalmente in modificazione dove chi ci indica
36:33le tendenze noi pensiamo siano TikTok, Instagram, social e via dicendo. Purtroppo grazie a questo
36:44predominio dell'intelligenza artificiale quelle tendenze indicate sono tendenze che tendono
36:50alla medietà non all'eccellenza. Quindi tendendo alla medietà se gli stiamo troppo dietro noi non
37:02abbiamo posizione nel mondo. Quindi devi tenerli d'occhio, assolutamente devi tenerli d'occhio
37:09perché hanno dalla loro i grandi numeri. Qualcuno di voi dei giovani conoscerà la King's League.
37:19Io ho dei allievi al Master di giornalismo che fanno una newsletter sulla King's League che fa lo stesso
37:27numero di streaming di rampini, di gramellini e via dicendo. Quindi cosa voglio dire? Devi tenerli
37:36d'occhio nella misura in cui ti invitano a fare che cosa? A lavorare sulle fasce. Che cosa voglio dire
37:45con questo? L'agenda della moda, così come l'agenda dell'auto, la faranno comunque i grandi gruppi.
37:56Perché se Elfemash non guadagna quanto deve guadagnare, state pur certi che in questo momento,
38:05come si chiama? Peccari? Sta lì Peccari. Lui adesso in questo momento sta sicuramente
38:14scannerizzando n persone, n giovani. Li sta mettendo dentro una stanza, così come fa Andrea Guerra,
38:23così come fa Patrizio Bertelli, anche se può essere apparentemente disinteressato. In realtà
38:30stanno scannerizzando e probabilmente ci daranno un po' l'agenda. Il problema è sotto. Il problema
38:38è che noi non dobbiamo guardare quelli perché tanto, anche se non li guardiamo, quelli ci
38:42vengono in casa. Noi dobbiamo guardare alla fascia grande che è quella di cui parlava Carlo
38:48Capasa, cioè le grandi aziende, la filiera della moda. Perché le grandi aziende bene o male
38:54ce la fanno? Hanno talmente tanta riserva che alla fine ce la faranno e poi hanno davvero
39:03il mondo nelle mani. Oggi Prada sta facendo delle iniziative in tutto quanto il mondo mentre
39:09noi siamo qua. Non sta lì tanto a cinquantare, prezzo non prezzo, non ne frega niente. Sta
39:16in Corea, in Giappone e deve vendere. Sta cercando Bayer e quello stanno facendo e quello continueranno
39:22a fare. Il problema è per noi. Noi non siamo Patrizio Bertelli, non siamo Arnò, non siamo
39:29Peccari, siamo i medi, quelli che stanno nella grande fascia. Arrivo subito alla conclusione.
39:37Dobbiamo porci un altro tema, la composizione della spesa. Non è che le persone non spendono
39:46più per quello. Hanno una composizione della spesa diversa da prima. Il mondo sta cambiando
39:54e quindi nella loro composizione della spesa, se io mettevo i soldi da parte per comprare
40:02l'auto, io sono sicuro che qui dentro un iPhone 16 sia molto più apprezzato di uno scooter.
40:10lascia perdere che poi te lo comprava prima la famiglia e te lo comprerà domani la famiglia,
40:16lo scooter e l'iPhone 16. Però è cambiata la composizione della spesa. Allora di questo
40:22cambio di composizione della spesa ce ne vogliamo occupare sì o no? E quindi per arrivare alla
40:30proposta qual è? La proposta è A. Contesto. B. Composizione della spesa perché il mondo
40:38sta cambiando C. Attenzione alla medietà e al contrario attenzione ai grandi leader.
40:52Cioè attenzione a non essere troppo sulla fascia media, attenzione a non basarsi troppo
41:01su quel che fa El Vemash perché quello che fa Prada domani mattina o Dolce Gabbano,
41:07quello che volete voi o tra un mese sicuramente batteranno il tempo e ci daranno l'agenda di
41:16dopo domani. Il problema non è il loro, il problema è il nostro che lavoriamo su un mercato
41:22molto più ampio in cui Temu ci sta e ci deve stare e ci deve stare perché il mercato
41:32è largo. Carlo vuole ribattere?
41:36Volevo intervenire su una cosa importante. Tu dici qual è la soluzione, no? La soluzione
41:43è la creatività. Noi vinciamo, noi francesi, quando mettiamo la creatività su è il marketing
41:49a servizio della creatività. Perdiamo, diventiamo americani, diventiamo cinesi, quando mettiamo
41:55il marketing su è la creatività a servizio del marketing. Intelligenza artificiale.
42:00L'intelligenza artificiale è bravissima a elaborare i dati che ci sono ma gli manca una
42:04cosa che è l'abilità creativa che si chiama abilità di essere disruptive. La moda avanza
42:10non per linearità rimuginando tutto quello che fa ma ogni tanto arriva uno e cambia il
42:16paradigma. Quella discontinuità che è la creatività è la cosa che rende la moda
42:20italiano, francese, diversa dalla moda di tutto il mondo, diversa dal fast fashion, diversa
42:26da tutta quella roba che si ispira magari a quella moda ma che la fa diventare marketing,
42:31cioè marketizza il processo creativo ma non ha il suo processo creativo. La soluzione
42:37del futuro, l'unica cosa che dobbiamo fare, era quello che diceva all'inizio, stylist, promuoviamo
42:42il nuovo, i nuovi fotografi, i nuovi designer, patto generazionale, designer, anche grandi
42:48brand, piccoli brand, proponiamo, lavoriamo sulla discontinuità, shop, lavoriamo sulla
42:55ricerca, sul nuovo. Noi siamo forti quando mettiamo al centro la creatività e il marketing
43:00diventa una funzione della creatività. Se noi cambiamo la gerarchia, ecco non mi viene
43:11una parola, se noi cambiamo la gerarchia siamo morti, perdiamo con gli americani, con
43:14i cinesi e non rappresentiamo più nulla. Quindi la risposta vera a tutto questo, anche
43:20al fast fashion, che poi a problemi abbiamo colpa noi, non la raccontiamo bene cosa c'è
43:24dietro al fast fashion a livello di sostenibilità sociale, ambientale, eccetera, eccetera, perché
43:29i giovani sono poco informati su quello ed è colpa nostra. Ma la risposta vera a tutto
43:34è mettiamo al centro la creatività, la ricerca, la bellezza e facciamo derivare il resto
43:39da quello. Quando facciamo questo noi vinciamo, se non facciamo questo e ci appiattiamo su
43:43altro, perdiamo perché non siamo bravi a essere prodotti di marketing. Questo penso.
43:49Io vorrei aggiungere anche cultura, cultura del prodotto, cultura, educazione, rispetto,
43:58etica. Sono gli elementi fondamentali ed è quello che do come messaggio e consiglio
44:06ai giovani. Siate umili, siate rispettosi, etica, cultura, non smettete mai di essere
44:17curiosi.
44:19Quindi, grazie. Abbiamo sbordato, ma di pochissimo. Per Mauro la parola è cultura, per Carlo è
44:28la discontinuità. Creatività e discontinuità. Per Giulia?
44:34L'invito a divertirsi con la moda e poi, perché ho detto prima che non ero d'accordo
44:41con una cosa di che ha detto Francesca e non ci tengo a dirlo, John Fairchild, fondatore
44:49di WWD e poi di T Magazine e di Fairchild Publisher, diceva Church and State, pubblicità
44:57e contenuti giornalistici. Non siamo più in quell'epoca, io non sono talebana, io adoro
45:04la pubblicità, andavo a tutte le notti dei publivori, ci sono certe pubblicità anche
45:09su carta bellissime, ma attenzione a quello che dicevo prima, il cliente del giornalista
45:16è il lettore, ma anche il cliente del brand, quindi attenzione nei nostri magazine, nelle
45:20nostre esposizioni a far capire o a cadere in questa trappola, cioè che diamo più spazio
45:26a chi investe tanto e le aziende che hanno tanto da investire sono in generale ottime
45:32aziende, io non sto dicendo quello, però siamo nella posizione, credo che tutti i direttori
45:37di giornali lo possano confermare, in cui non possiamo più parlare di qualcuno che non
45:41investe. E questo torna, è come il monomarca che non dà spazio al marchio di ricerca.
45:46Al marchio di ricerca. Antonio la tua parola.
45:50Io parto da una frase che ha detto il nostro allenatore della nostra squadra, amma faticare
45:56ragazzi, non sa niente a fare, dobbiamo lavorare molto, dobbiamo lavorare tutti i giorni, a voi
46:04vi dico fate la gavetta ragazzi, quando entrate in un'azienda siate curiosi, io sento tanti
46:13giovani che arrivano nella nostra azienda che parlano di lana, ci sono centomila tipi
46:17di lana, ci sono centomila tipi di casce, ci sono centomila tipi di tessuti, conosceteli,
46:23imparateli perché solo facendo la gavetta pura, tutti questi grandi personaggi che all'inizio
46:31c'erano giovani, che poi i giornali, quando noi eravamo molto giovani, sono diventati
46:36le star di oggi, hanno fatto la gavetta, parliamo del signor Armani, hanno fatto la gavetta nelle
46:42aziende, Ralph Lauren, hanno tutti fatto le gavette, le gavette.
46:49Ok, allora viva la gavetta, l'ultima parola Daniele manca.
46:53Nel senso del contesto, nel senso del giocatore di pallacanestro, sapete i giocatori di pallacanestro
47:08hanno la capacità di non guardare solo a 180 gradi e di allargare lo sguardo, quindi
47:13questa è la cosa più importante.
47:18Alessandro, c'è il microfono?
47:22Sì.
47:23Passo, Danda ha detto una cosa molto importante rispetto alla gavetta e ai giovani che vorrei
47:30che ripetesse e poi vi salutiamo.
47:32No, è una constatazione un po' amara, ci stiamo rivolgendo tutti ai ragazzi, io invece mi rivolgerei
47:38a noi, perché siamo noi che non stiamo facendo entrare i ragazzi nelle aziende, che facciamo
47:43difficoltà, e quindi senza dargli contratti, senza dargli certezze, illudendoli con stagio
47:53a ripetizioni, quindi avrebbero tutti voglia di entrare, quindi ci vuole da parte nostra
47:58aprire la porta e magari uscire.
48:01La gavetta non la fanno perché non la possono fare.
48:04Allora, grazie, grazie mille, abbiamo fatto una conclusione proprio seria, seria, seria,
48:12credo che però sia stata altrettanto interessante rispetto a cui ci ha preceduto.
48:18Grazie.
48:18Grazie Giulia, grazie Maura, grazie Daniele.
48:22Grazie a tutti.
48:23Grazie.
48:24Grazie.
48:24Grazie a tutti.
48:54Grazie a tutti.
49:24Grazie a tutti.