https://www.pupia.tv - Orlando - Vogliamo difendere la natura industriale del nostro Paese. Si è accelerato un processo di deindustrializzazione e questo avviene per tante ragioni. Da un lato, una crisi dovuta a un costo elevato dell'energia: il nostro Paese è in Europa il Paese che paga l'energia ad un prezzo più alto. Dall'altro un problema di reclutare e formare la forza lavoro. E poi il contesto, come quello che abbiamo visto quest'oggi alla Flex di Trieste, di fondi speculativi che intervengono, e che per ragioni che non hanno particolari agganci con la dimensione produttiva, perché si tratta spesso di settori non in crisi, che sono in grado ancora di avere una dimensione strategica, che vengono acquistati e poi vengono chiusi. Una società che si deindustrializza è una società che si frammenta, è una società più povera, ed è una società nella quale la qualità del lavoro è peggiore. Se leghiamo a questo processo anche la partita che si giocherà con i referendum, porre il tema della qualità del lavoro e di come compete l'Italia è molto attuale e molto importante. Dieci, quindici anni fa si pensava che l'unica forma di competizione possibile, o comunque quella principale, fosse giocata attraverso la flessibilizzazione e la svalutazione del lavoro. Adesso quel tipo di meccanismo non è più utilizzabile, per ragioni di carattere demografico: i lavoratori non ci sono e quelli che ci sono spesso se ne vanno. E quindi la possibilità di competere è legata a una capacità di riqualificare il lavoro, di difenderlo, di mantenere un livello accettabile dei salari. (19.05.25)