Un ragazzo abituato a mentire su ogni aspetto della propria vita, tanto da costruire una realtà parallela che ora gli investigatori stanno smontando pezzo per pezzo. Mark Samson, accusato dell’omicidio di Ilaria Sula, è stato definito dal gip un “freddo manipolatore”. Le sue bugie spaziano dal percorso universitario mai realmente intrapreso, fino alla sua famiglia e ai rapporti sentimentali. Aveva sostenuto di essere al quarto anno di Architettura ma in realtà aveva sostenuto un solo esame, e mentiva anche sul lavoro del padre, presentato come gestore di una palestra mentre si occupava in realtà delle pulizie.
A pochi giorni dal delitto, Mark aveva già preso contatti con un’altra ragazza conosciuta su una piattaforma di incontri. Le aveva inviato messaggi e foto, cercando insistentemente un appuntamento. Anche quella sera si era offerto di portarle un cornetto sotto casa, cercando di sapere se vivesse da sola. Questo comportamento, sommato a un lungo elenco di menzogne, ha rafforzato l’ipotesi investigativa secondo cui Mark potrebbe aver agito non da solo.
Gli inquirenti analizzano anche le celle telefoniche: lui e due amici risultavano presenti nella stessa zona di Ilaria la notte dell’omicidio. In casa sono state trovate scarpe sospette che non apparterrebbero a lui, alimentando i dubbi su un possibile coinvolgimento del padre o di un altro familiare. Manca ancora all’appello l’arma del delitto, un coltello da cucina, e il telefono della ragazza. Le indagini si concentrano anche sulle impronte trovate in più luoghi, dalla casa alla valigia fino alla scarpata dove è stato ritrovato il corpo.