- 04/02/2025
Negli anni Ottanta e Novanta Beppe Gualini ha incarnato lo spirito dei piloti privati, affrontando sia la Parigi-Dakar e i rally africani, sia il Camel Trophy, con passione e resistenza. Ogni gara era un viaggio epico, una sfida estrema tra tempeste di sabbia, dune infinite e pericoli impensabili, dai predoni Tuareg alle mine nascoste nel deserto, durante le guerre civili. Con le sue moto, spesso appesantite da attrezzi e serbatoi enormi, Gualini ha dimostrato che la determinazione può battere la tecnologia dei piloti ufficiali. Le sue capacità di navigazione, affinate in condizioni proibitive, e la resistenza fisica lo hanno reso una leggenda. Nonostante i rischi, Beppe non ha mai smesso di inseguire il suo sogno, lasciando persino un posto di lavoro sicuro per vivere l’avventura. Oggi, Gualini racconta quelle storie incredibili nel suo libro “Una vita fuori traccia”, testimoniando che il vero successo è avere il coraggio di seguire la propria passione, anche quando tutto sembra impossibile. Un uomo, una leggenda, un esempio di vita.
Categoria
🥇
SportTrascrizione
00:00Vuolini diventa un pilota che comincia ad andare dall'84 in poi, 10 Dakar, ma soprattutto
00:19facevi 6 rally africani l'anno, più realizzavi a metà degli anni 80 anche partecipavi al
00:26Camel Trophy, un'altra avventura a 4 ruote e poi quegli anni ovviamente per allenarsi
00:32durante l'anno si faceva anche la 6 giorni di enduro, il campione della regolarità,
00:37la Baja de Aragon, tutto il campione degli Andrelli, il Touquet che poi era sempre organizzato
00:42Thierry Sabine che anche lì è una bella gara da matti con 1500 piloti che partono
00:48in linea su questa spiaggia interminabile che dura 16 chilometri per poi attaccare le
00:54dune, quindi erano, io sono arrivato tra Camel Trophy e Gara Africane a dormire a
01:00casa mia 10 giorni in un anno, ho fatto i conteggi negli anni d'oro, io partivo addirittura
01:06da una gara, magari ero in Perù, dovevo andare in Tunisia perché partiva il rally di Tunisia,
01:12tante volte non avevo la possibilità di usare la stessa moto perché la stessa moto doveva
01:17rientrare magari dal Marocco però doveva essere in Egitto, quindi dovevo avere due
01:23moto pronte per riuscire a fare tutte le gare. Tra l'altro moto complicate come i quattro tempi
01:29di quegli anni che facevano fatica a partire, anche a volte pesanti, insomma un mondo complicato
01:33però ha tanta passione, si è diventato un po' riferimento e il pilota privato per eccellenza
01:40negli anni 80, cioè c'erano i ufficiali che temevano già che arrivava sempre il pilota
01:46privato alle loro spalle, che però aveva anche lo zaino pieno di attrezzi con la sua
01:50officina portatile, sempre da privato, ecco e si è diventato amico di molti piloti ufficiali,
01:56ecco parlando di quegli anni, Oriol Peterhansel, Eddie Orioli, Ciro De Petri, chi di loro ti ha
02:02impressionato e perché? Gente che ha vinto molto. Allora io viaggiavo spesso con i piloti ufficiali
02:12perché ero sempre dietro di loro e alcune volte anche davanti. Ricordiamo con la Suzuki hai fatto
02:19anche undicesimo assoluto, primo di classe a fine degli anni 80. Sì, io ho vinto quasi sempre la
02:28mia categoria in tutte le gare che ho fatto, ho fatto primo pilota privato e primo nella
02:34marathon alla Parigi Dakar, undicesimo assoluto, tredicesimo, sedicesimo, sempre nella Parigi Dakar,
02:41quindi dei risultati stiamo parlando di 350 piloti in moto partenti, attenzione,
02:50perché adesso in moto partono 120 piloti, sì un terzo, quindi attenzione che poi parliamo di
02:59undicesimo assoluto, potenzialmente una trentina di piloti ufficiali perché ricordiamo che una
03:05volta c'era la Yamaha Italia, la Yamaha Sonotto, c'era la Suzuki, c'era la BMW, c'era la Honda,
03:14c'era la Kajiva, quindi sei squadre ufficiali con da tre a quattro piloti, praticamente c'era una
03:22trentina di piloti senza contare poi le squadre di semi ufficiali con le moto dell'anno precedente.
03:29I grandi nomi di quelli poi è arrivato anche Meoni ai corso competenze, magari in un'epoca
03:35un po' più giovani, ma ai tempi d'oro Orioli, De Petri, il nostro Ciro l'africano era così
03:44tra virgolette fuori dagli schemi, Ciro De Petri velocissimo, portava a casa tante gare, pochi
03:53campionati. Ciro De Petri sicuramente è il pilota più impressionante perché la velocità che aveva
03:59lui non ce l'aveva nessuno, ma anche piloti come Orioli o Peter Hansel hanno detto noi il passo
04:06che ha Ciro De Petri non lo possiamo tenere. Qualcuno lo seguiva e diceva che tenere la
04:12sua velocità in scia anche era veramente pauroso. Sì, è più pauroso vedere uno che guida al limite
04:22che essere tu, perché quando sei tu che guidi non te ne rendi conto del limite, ti senti sicuro
04:28perché c'è la grinta, la convinzione psicologica di andare forte, sei sempre in tensione, però diciamo
04:36che noi abbiamo avuto due grandi piloti, tanti piloti, però il più bravo in assoluto è stato
04:42Eddie Orioli perché parlano dei risultati, perché lui oltre avere la capacità tecnica aveva la
04:48capacità anche di testa di navigazione. Capiva quando bisognava chiudere e arrivare alla fine.
04:54Esatto, quando si doveva rischiare rischiava, ma quando non c'era da rischiare lui chiudeva il
04:59gas e teneva il passo, quindi pensava. Ciro invece on off, cioè non c'è una via di mezzo, però è stato
05:08uno di quelli che ha fatto la storia, penso che abbia anche il record di vittorie assolute di
05:12tappa. Poi purtroppo i frutti nella classifica finale non li ha mai raccolti proprio per questa
05:19situazione. Nel dubbio mi diceva Beppe, nel dubbio butta la quinta, quindi non è che per lui c'era
05:28una via di mezzo. Poi a quei tempi avevano moto pesanti, ricordiamo in Cagiva bicilindiche pesanti,
05:32moto da oltre 200 kg, facevano d'oltre 200 km all'ora. Allora ti dico una cosa reale,
05:38io ho corso la mia terza Dakar con la Cagiva 750 che era il muletto di Orioli, era chiaramente
05:48un motore di serie però il telaio era ufficiale Cagiva, pieni serbatoi con sui, ferri e tutto,
05:56io l'ho messo sulla bilancia praticamente al distributore davanti a casa mia che aveva la
06:01pesa, 320 kg, reali eh, sto parlando solamente con la benzina e ferri e le attività. Quindi a secco
06:10di 50 km si superavano i 300 km. Fate conto che la Cagiva 900 aveva 65 litri di benzina,
06:17tanto per dirti un dato. E ancora i piloti ufficiali avevano i serbatoi in vetro resina,
06:25avevano cominciato a usare i bulloni in titanio, ma una volta si correva con le moto di serie tutto
06:32ferro, tutto metallo, quindi anche gli scarichi, non c'erano scarichi speciali, tutto pesava,
06:38poi i paracolpi, ciò che dovevamo avere per proteggere il motore. E che velocità arrivava
06:43la tua 7,5? Allora io lo 7,5 sono riuscito ad arrivare a 185 km all'ora, non guardavamo mai la
06:50velocità sulla sabbia, però avevamo un trip master che i giornalisti di notte schiacciavano,
06:56andavano a vedere le velocità massime che raggiungevamo. Ciro De Petri in prova speciale
07:02è riuscito a fare quasi 198 km all'ora in una prova speciale in Angola, che è follia totale,
07:10perché stiamo parlando che vai al buio, non siamo durante il test dove tu visioni un tot di
07:16terreno. Non sai cosa c'è di là e sei sulla sabbia a 200 km all'ora con 300 kg di moto. Era un mondo
07:21diverso, un mondo bellissimo, affascinante, che ha comunque formato e che ti ha aiutato. In quegli
07:28anni hai perso il posto di lavoro, perché il motociclismo e la federazione non erano
07:34riconosciuti a livello burocratico dal ministero dell'istruzione, quindi il tuo preside ha detto
07:42o fai il pilota o fai l'insegnante e tu tra i due hai scelto di fare fortunatamente il pilota. Hai
07:48rinunciato a una pensione certa perché potevi farti male la mattina dopo che ti sei licenziato
07:54e chiudere sia di qua che di là, però per fortuna sei rimasto in piedi e funzionante fino ad oggi.
08:00C'era una bella scommessa quella di lasciare il posto del lavoro, a quei tempi, anni 70-80,
08:06ricordiamo che fare l'insegnante era comunque un grosso vantaggio. Devo dire che è stata la
08:14scelta più importante, ma anche più difficile della mia vita, perché dopo aver studiato,
08:20essendo diventato insegnante in educazione fisica, ho superato il concorso statale,
08:27sono diventato di ruolo, ho raggiunto il top, pensione assicurata, dipendente statale,
08:32io ho detto va bene signor preside, non mi dà il permesso, ho preso il fischietto,
08:36l'ho buttato sul tavolo, ho detto io faccio il pilota e ho mollato la scuola e chiaramente è
08:42stato un rischio, però a chi mi dice, ah però che fortuna che hai trasformato la tua attività,
08:48la passione che avevi in attività, sì, non è solo fortuna, bisogna avere anche la decisione
08:55e il coraggio di fare delle scelte importanti che spesso possono essere rischiose.
09:08Nel frattempo hai fatto un'esperienza enorme, dal punto di vista gestionale,
09:14anche delle criticità che possono succedere in moto, che poi hai messo a distruzione del
09:20mondo auto e moto, organizzando eventi, scuole di guida, ricordavo prima la prima BMW a Castelfalti,
09:27posti bellissimi dove insegnavi e ancora oggi insegni a tutti esperti e meno esperti ad andare
09:34in moto, la gestione degli eventi di lanci auto, lanci moto, tutta la parte diciamo di sicurezza
09:43dell'evento, dalla pista, dai circuiti, dal fuoristrada, il tracciamento delle cose,
09:47adesso l'hai gestita tu per mezzissimi anni, e poi hai fatto dall'84, hai partecipato al Camel
09:54Trophy come pilota, passando tante selezioni, gli organizzatori del Camel Trophy hanno visto
10:00una persona così tanto esperta e così tarata, che dall'anno dopo, per tantissimi anni,
10:05dal 95 fino agli anni 90, hai fatto, fino al 96 forse, l'organizzatore del Camel Trophy,
10:13quindi andavi a tracciare, mi hai raccontato che passavi due mesi in Africa da solo a tracciare
10:19le strade su cui poi si corriva il Camel Trophy. Esatto, diciamo che il Camel Trophy è una cosa
10:26particolare, ma era famosissimo in tutto il mondo perché c'era dietro praticamente la
10:31sponsorizzazione di Camel che aveva potenzialità elevate. Nel mondo delle quattro ruote io ero il
10:39motor show a fare esibizione in moto e c'erano queste praticamente hostess che davano i deppiant
10:45del Camel Trophy, io ho visto le immagini delle macchine in mezzo al fango, ho fatto una selezione,
10:51l'anno che ho vinto ho fatto selezioni regionali, nazionali, internazionali e l'ultima selezione
10:58l'ho fatta a Eastern Orchestral in Inghilterra nella sede dell'Androver, quindi c'erano 46.000
11:05reali domande di partecipazione. Io ho rappresentato l'Italia nell'85 in Borneo,
11:13nella spedizione in Borneo, è stata una cosa bellissima, estrema, è come andare a fare una
11:19guerra in Vietnam, ecco, in mezzo al fango, in mezzo alla giungla e da quel momento lì sono
11:25poi entrato nell'organizzazione per costruire i Camel Trophy, che tante volte è più difficile
11:31perché tu vai alla vasca operta, a me arrivava una telefonata, mi dicevano per preparare lo zaino
11:36vai due mesi in Atacama da solo, devi fare lo scouting e cercare di costruire le prove speciali,
11:42quindi parti al buio e i rischi sono massimi. Da solo mangi liofilizzato tutti i giorni per un
11:49mese, tannica di acqua da amministrare con parsimonia, buste liofilizzate perché non è
11:55altra possibilità, sacco a pelo, macchina e via. L'avventura del Camel Trophy, tanti anni,
12:03sei diventato un po' il riferimento anche sotto questo aspetto, arrivano gli anni 90,
12:08inizia nel 90, 2000 e fino ad oggi, scuole di guida, gestione con Ducati, gruppo Piaggio,
12:17tanto con BMW, lavorato con tutti, hai sempre mantenuto con te a fianco quel fotografo conosciuto
12:27nell'82 al primo Marocco, Gigi Cialdano, che a tempo anche lui ha fatto una carriera pazzesca
12:34come fotografo, adesso è uno dei più famosi fotografi in motosport d'Italia, a quei tempi
12:37conosceva praticamente solo te, quasi di pilota, in quel mondo lì e che tra l'altro arriva il tuo
12:46nuovo libro, Fuoritraccia, una vita fuoritraccia di Beppe Igualini, con le foto tra l'altro di
12:51Cialdano, quindi un sodalizio di due amici che si trovano negli anni, gli anni 90 e 2000,
12:56quando facevi meno il pilota, come sono stati? Sono stati per me anni di soddisfazione perché
13:03in realtà ho finito di correre per anche una mia scelta, perché ho visto che la Dakar purtroppo,
13:12dopo la morte di Thierry Sabin, stava cambiando, stava andando verso una direzione che non era
13:21più la mia idea della Dakar, quando ho cominciato a introdurre il GPS hanno ammazzato la possibilità
13:29di fare un risultato a un pilota privato, perché io i risultati che ho fatto, li ho fatti grazie
13:35alla mia capacità di navigare, e alle variabili che dipendevano molto più dall'uomo che non
13:40dalla macchina. Esatto, alla resistenza fisica, siccome io ero forse uno dei piloti più allenati,
13:46proprio perché io ero un insegnante di educazione fisica, sapevo come prepararmi, la mia resistenza
13:53fisica nelle tappe lunghe, nelle tappe marathon, la tappa più lunga che ho fatto sono stati 1260
14:00chilometri senza non-stop, in quelle tappe lì io arrivavo veramente davanti anche dei piloti
14:08ufficiali, perché avevo la preparazione fisica, ma soprattutto avevo anche la preparazione di testa
14:13psicologica, perché io ho sempre detto, e questa è verità, se hai il fisico e non hai la testa, a Dakar
14:20non ci arrivi, il contrario, se hai la testa e non hai il fisico, qualche chance di arrivare ce l'hai,
14:26perché è la resistenza fisica, io ho visto campioni del mondo, non faccio nomi, in ginocchio in mezzo
14:33al deserto, piangere e ritirarsi, perché la velocità, l'inconica, l'incognita, il deserto, ti mettono
14:41paura, perché lì non è che dici, ah, c'ho dietro il camion di assistenza, no, tu sei in mezzo a nulla, non sai
14:48dove vai, hai paura di essere perso, tant'è vero che una volta c'è stata gente che è rimasta anche due, tre
14:54giorni prima di essere ritrovata, e in alcune gare purtroppo alcuni hanno perso la vita, come
15:02nella Gerba 500, che era la gara dichiarata per gli amatori, sono morti tre piloti disidratati che
15:09sono rimasti in mezzo al deserto, io ho sempre detto, attenzione, il deserto richiede rispetto,
15:16non è che io dico, ah, io sembravo andare in moto, vado in mezzo alle due, no, non lì non puoi sbagliare
15:22a valutare il pericolo, ma soprattutto anche il territorio.
15:33Fantastico soprattutto realizzare un parallelo tra il mondo di oggi e di ieri, 16 mila chilometri
15:39da Parigi-Dakar, più il mille per arrivare fino a Parigi tra l'altro, e oggi abbiamo una Dakar
15:45che si ruole su 7 mila chilometri, con tanti trasferimenti di cui tappe speciali vere saranno
15:503 mila, quindi da 16 mila a 3 mila, è un mondo diverso, si va più veloci, alcuni aspetti sono
15:57gara da enduro, cross, il mondo è cambiato e diciamo che in molte zone sono anche diventate
16:04off-limits, voi forse nel 91 è il primo anno che siete arrivati fino a Città del Capo, esatto,
16:09arrivare a Città del Capo voleva dire attraversare del periodo di Angola, dei terreni anche in Sud
16:15Africa dove c'era la guerra civile e voi non avevate le scorte, si passava in mezzo ai paesini
16:22ma anche alla guerra? Infatti nella mia lunga carriera devo dire che per ben tre volte mi
16:30hanno scaricato addosso praticamente fucili, i kalashnikov, gruppi militari perché non erano
16:40informati e anche predoni, quindi siamo capitati in situazioni come in Chad che c'era la guerra
16:47civile, ci ha fermato la legione straniera, siamo dovuti tornare indietro, fare delle varianti,
16:53quindi era anche un'avventura vera, un viaggio, una gara, era questo che a me affascinava di più
17:01della Dakar, proprio il viaggio, cioè tu immagina da Parigi attraversare tutta l'Africa, quanti
17:08paesi abbiamo attraversato, sono partiti con la tempesta di neve, abbiamo attraversato il
17:13canyon dell'Algeria, il deserto del Niger e poi siamo arrivati in Namibia con paesaggi
17:19spettacolari in mezzo alle giraffe e gazzelle e poi ci siamo infilati nella giungla praticamente
17:26tropicale, quindi abbiamo attraversato il mondo a cento all'ora, quindi era come vedere un film
17:34accelerato perché andavamo sempre alla massima velocità che potevamo, quindi il bello della
17:42Dakar per me è stata la parte di avventura, al di là delle classifiche e delle soddisfazioni
17:49sportive, ma penso che chi ha vissuto la Dakar come me, la Dakar gli ha cambiato la vita, perché
17:57ha cambiato il modo di vivere. Il famoso mal d'Africa vero, quello vero, quello che dura dieci anni e torni
18:02tu tre volte e hai parlato di guerra civile, hai parlato di persone che sparavano, di strade chiuse
18:10da girare, quindi il roadbook a un certo punto lo buttavi e cercavi un punto dove non
18:15sparavano, questa è la realtà. C'era una nota del roadbook in certi paesi che erano pericolosi in cui
18:22ti dicevano, c'era il teschio con due punti esclamativi, ti diceva tieni la direzione 50 gradi
18:31sulla traccia perché a destra e sinistra il campo è minato, quindi se tu andavi fuori dalla traccia
18:38rischiavi di saltare in aria, infatti un anno un camion di assistenza se non sbaglio della KTM
18:45fortunatamente con la ruota posteriore è andato su una mina e ha esploso, non ci sono stati danni
18:52ai piloti, si sono fatti male ma poca roba, però il camion praticamente dietro è saltato in aria.
18:58Anche i predoni, i Tuareg che per rubare la moto, per rubarvi tutto quello che potevano che aveva
19:05un pilota, tendevano delle corde in mezzo alla sabbia dove una volta si è stato anche preso sul
19:11collo, fortunatamente è rimasto in piedi, gli ha strappato poi la corda realmente, però c'erano
19:17dei predoni che facevano degli agguati reali, delle imboscate ai piloti che passavano, cioè
19:23parlare oggi di queste cose sembra assurdo, oppure 20 anni fa, 15 anni fa ancora c'erano queste realtà.
19:31Infatti ogni tanto mi veniva in mente di dire ma cosa sto facendo, la Paris-Dakar o un film di
19:36Indiana Jones? Perché poi alla fine ti trovavi in mezzo alle guerre, ti sparavano i predoni che
19:43tiravano le corde e nei passaggi obbligati per farti cascare, rubarti quello che potevano con
19:48passaporto e soldi compresi, però erano parte dell'avventura e secondo me queste sono cose
19:55che è bello raccontarle adesso, però al momento erano situazioni in cui dovevi avere tutta
20:01l'intelligenza e anche tutta la forza sia fisica che mentale per cercare di uscirne vivo.
20:08Diciamo che serviva anche un po' di fortuna, serviva tanta decisione, serviva forza di
20:12volontà che a un bel gamasco come te non manca, è bello raccontarle oggi un mondo lontano che
20:19speriamo che attecchisca e che racconti anche ai nostri lettori, ai giovani, ai meno giovani,
20:24quanto a volte è importante avere un sogno, avere una passione, seguirla e farne un po' la traccia,
20:30il roadbook della propria vita dove hai fatto della tua passione, è questo realmente,
20:34questo è Beppe Igualini, in edicola trovate il suo libro Una vita fuori traccia, tante belle foto,
20:42tanti racconti che abbiamo cercato di raccontare anche qui, la passione e la storia di Beppe
20:47Igualini a Gazzetta Motori per il mondo delle due e delle quattro nuove.
20:54Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
21:24Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
Consigliato
0:18
|
Prossimi video