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Da un'economia di occupazione a un'economia di genocidio è l'ultimo rapporto redatto dalla relatrice speciale ONU sui Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese. Un documento di 39 pagine che accusa le più grandi aziende tecnologiche statunitensi, e non solo, di fornire un supporto alle operazioni militari israeliane nei Territori palestinesi occupati.

Un'inchiesta che è stata illustrata alla Camera dei deputati presso la sala del Cenacolo dove una settimana il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha ricevuto il premio Israele-Italia 2025. «Oggi stiamo disintossicando questa sala perchè una settimana fa qui è stato conferito un premio aberrante ad un ministro della Repubblica. Un riconoscimento per aver potenziato le relazioni tra il governo genocida di Israele e l'Italia», ha tuonato la deputata pentastellata, Stefania Ascari, nel suo intervento di apertura.

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Chi è Francesca Albanese, relatrice ONU a Gaza
L'iniziativa, che entra nell'obiettivo della relatrice di divulgare il suo lavoro, è stata organizzata dalla stessa parlamentare del MoVimento ed ha visto la partecipazione di docenti universitari di diritto internazionale, giornalisti e senatori che hanno avuto modo di interloquire con la donna che dal maggio 2022 ricopre l'incarico di relatrice speciale per la situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967.

Un mandato, quello della Albanese, che prevede il monitoraggio indipendente della situazione nei territori della Cisgiordania e di Gaza e la redazione di rapporti periodici per il Consiglio dei diritti umani.

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Le sanzioni imposte da Trump
Il nuovo documento, però, ha generato una grande discussione a livello internazionale e ha spinto l'amministrazione statunitense ad imporre sanzioni nei confronti dell'autrice. Una decisione che ha avuto il merito di andare a dividere ancora di più l'opinione pubblica su di una guerra, quella tra Israele a Gaza, che ha causato ad oggi la morte di oltre 60mila palestinesi, per la maggioranza donna e bambini.
Le accuse di Francesca Albanese alle aziende che hanno fatto affari con Israele
Microsoft, Google e Amazon, ma anche airbnb e Booking.com risultano essere, stando quando denunciato dalla relatrice speciale, alcune di quelle aziende che hanno contribuito a trasformare l'economia dell'occupazione israeliana, in quella del genocidio. «Israele si è servito del settore privato per 60 anni per espellere i palestinesi e per prendere il controllo della loro terra. Chiunque abbia fatto affari con i territori palestinesi occupati, l'ha fatto con Israele. In questo modo hanno normalizzato l'occupazione», ha detto nel suo intervento Francesca Albanese.

Aziende colpevoli di fornire infrastrutture tecnologiche, ma anche abitazioni sorte in aree sottratte ai palestinesi, che consentono allo Stato ebraico di mantenere sia il controllo di sorveglianza di massa ed operazioni militari nei territori occupati; sia promuovere un'economia attraverso il turismo che va indirettamente a finanziare la politica di occupazione promossa dal governo di Netanyahu.

[caption id="attachment_2282077" align="aligncenter" width="1024"] La relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967 a Ginevra, Svizzera, 11 luglio 2023. EPA/SALVATORE DI NOLFI[/caption]

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Chi trae profitto dall'occupazione? La complicità dei governi
Un'economia che ha il merito di alimentare un sistema di violazione dei diritti umani e crimini di guerra, più volte denunciato dalle organizzazioni non governative come Amnesty International. «Questo rapporto l'avrei potuto scrivere già dieci anni fa - ha rimarcato l'Albanese -. Questi fatti non si registrano da dopo il 7 ottobre". «Mentre i leader politici e i governi si sottraggono ai loro obblighi, troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall'economia israeliana dell'occupazione illegale, dell'apartheid e ora del genocidio», si legge nel Rapporto della relatrice speciale.

Parole forti che non lasciano spazio all'interpretazione e che evidenziano come, lentamente, i governi mondiali siano diventati complici di uno sterminio di una intera popolazione. A Gaza i palestinesi oramai non muoiono solo per le armi, ma anche per fame. Un crimine di guerra che sommato al fornimento di strumenti e tecnologie militari hanno incrementato la complicita' dei leaders politici mondiali, troppo volte inermi sulla questione israelo-palestinese ...

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Trascrizione
00:00E' un vero onore, veramente lo dico con il cuore, avere qui con noi Francesca Albanese.
00:30Grazie mille.
01:00Per avere potenziato le relazioni tra Italia e Israele, cioè con quel governo terrorista e genocida che ha massacrato oltre 60.000 esseri umani innocenti, tra cui 20.000 bambini, ci tenevo a dirlo.
01:18Grazie mille.
01:48Acquisizione di terra espellendone gli abitanti è tipico del colonialismo di insediamento, anche l'utilizzo del settore privato.
01:59Ma quello che ho analizzato io è che dal 1967 ad oggi Israele si è servito del settore privato, inteso in senso lato, per espellere i palestinesi, prendere il controllo della loro terra e delle loro risorse e sostituire i palestinesi con coloni israeliani.
02:20Chiunque abbia fatto affari, chiunque sia entrato in commercio con i territori palestinesi occupati, l'ha fatto o direttamente o indirettamente attraverso Israele.
02:31Israele di qualsiasi attività ha tratto beneficio. Ma pensate anche a quelle attività innocue come la promozione del turismo Airbnb e Booking.com.
02:43Quanti di noi non lo usino? Airbnb e Booking.com hanno normalizzato l'occupazione continuando a promuovere proprietà nelle colonie, case costruite su terra rubate a palestinesi.
03:02Questa economia dell'occupazione negli ultimi venti mesi si è trasformata in un'economia di genocidio.
03:08Quello che mi ha dato capire del settore finanziario è proprio quello che è interessante studiarlo dall'interno perché denota una compartecipazione ideologica nel sostegno all'Israele.
03:25perché ci sono dei movimenti, ma queste sono tutte le aziende, che sono controintuitivi e comunque hanno portato al sostegno alla logica di guerra, alla logica di genocidio sin dall'inizio.

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