Un'indagine intricata ha portato alla luce un sistema criminale all'interno del carcere di Rebibbia. Vincenzo Saulino, psicologo sessantanovenne dell'unità per le patologie da dipendenza, è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di aver prodotto falsi certificati medici per detenuti in cambio di denaro. Le autorità, tramite l’utilizzo di microfoni e telecamere nascoste, hanno documentato come Saulino operasse in collusione con alcuni detenuti per ottenere permessi d'uscita o misure alternative. L'operazione ha rivelato anche il coinvolgimento di due avvocati, Lucia Gargano, arrestata, e Danilo Siliquini, già noto per precedenti penali. La droga, proveniente dall'Olanda, era destinata a piazze strategiche della Capitale come Tor Bella Monaca e Cinecittà. La rete si avvaleva di messaggeri, pizzini e telefonini per mantenere attivo il traffico. Coinvolti anche collaboratori di noti boss locali. La scoperta è stata possibile grazie alla testimonianza di un pentito, che ha rivelato dettagli cruciali sulla rete gestita da Saulino.