(askanews) - Gli infortuni che colpiscono i tessuti molli della spalla sono sempre più diffusi e frequenti. Per esplorare le possibilità di cura e le nuove opportunità offerte dalla ricerca, abbiamo incontrato il professor Roberto Postacchini della clinica di Villa Margherita a Roma. «Le tecniche che si possono adottare - ha spiegato il chirurgo - sono, in primo luogo quelle conservative, perché al trattamento chirurgico non si arriva sempre in prima battuta. All'intervento si arriva quando ce n'è bisogno e si tratta della riparazione della cuffia e dei rotatori. In ultima istanza è anche possibile aggiungere un patch biologico rigenerativo per ridurre il rischio di recidiva. Questa è un'innovazione degli ultimi anni».
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Ma come si articola l'intervento chirurgico? «L'intervento - ha aggiunto Postacchini - si svolge in artroscopia, si va a riparare il tendine della cuffia e dei rotatori, ovviamente con degli ancoraggi, e poi, contestualmente all'intervento si mette quello che viene chiamato patch biologico rigenerativo bio-induttivo, che è una sorta di cerotto che si mette sul tendine una volta riparato, a volte anche senza una rottura, ma per motivi puramente degenerativi: si riassorbe nel tempo di qualche mese e va a rigenerare il tendine per ridurre il rischio di recidiva e di una nuova rottura, che è sempre in agguato».
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Questo tipo di intervento nel mondo viene realizzato da circa 9 anni, in Italia e in Europa è arrivato da cinque anni e Villa Margherita, con il professor Postacchini, è stata la prima clinica dove si è impiantato il patch rigenerativo nel nostro continente. In casi particolarmente gravi, con rotture non riparabili, è poi possibile ricorrere a delle protesi. «Anche per questo aspetto - ha concluso il medico - siamo un centro d'eccellenza, io e la mia equipe siamo coloro che impiantano più protesi di spalla nel Lazio e siamo tra i centri più riconosciuti e autorevoli in Europa».