Non è solo nostalgia: il ritorno dei Linkin Park a Milano – primo concerto italiano dopo la scomparsa di Chester Bennington nel 2017 – ha rappresentato molto di più. All’Ippodromo Snai La Maura per gli I-Days 2025, davanti a 78.000 persone, la band ha dimostrato che si può onorare il passato senza restarne prigionieri. Lo ha fatto con una formazione rinnovata, suono evoluto e uno show che ha saputo unire emozione, energia e futuro.
[idgallery id="2563855" title="In prima fila. Gli outfit comodi e cool per i concerti dell'Estate 2025"] Linkin Park con Emily Armstrong, la voce nuova che non cerca paragoni L’ingresso di Emily Armstrong (già voce dei Dead Sara) ha rappresentato il nodo più delicato. Ma sul palco di Milano ha dimostrato di non voler “sostituire” Chester, quanto piuttosto portare un’interpretazione autonoma. Intensa nei brani nuovi (Overflow, The Emptiness Machine), rispettosa in quelli storici. La sua presenza è misurata, decisa, credibile. Durante In the End, eseguita insieme a Mike Shinoda e accolta da un coro collettivo che ha coinvolto tutto l’ippodromo, è emersa chiaramente la volontà della band: non imitare, ma trasformare l’eredità.
[idarticle id="2399475,2576220" title="I Linkin Park tornano con una nuova cantante: Emily Armstrong,Drake arriva per la prima volta in concerto in Italia: date, luogo e quando acquistare i biglietti"] Chester Bennington, un’assenza presente Il nome di Chester Bennington non è mai stato pronunciato con enfasi o retorica. Ma la sua presenza era percepibile in ogni momento. Il pubblico lo ha ricordato naturalmente, e Shinoda gli ha dedicato One More Light con poche parole, senza bisogno di effetti o celebrazioni. La sua scomparsa, nel luglio 2017, ha segnato profondamente la band. Dopo anni di silenzio, questa nuova fase non nasce per “sostituire” ciò che era, ma per permettere ai Linkin Park di restare vivi senza forzature.
[idgallery id="2574500" title="Festival di musica, green. I più belli d'Europa"] Linkin Park a Milano, un live che unisce generazioni e linguaggi La scaletta ha alternato brani iconici (Crawling, Papercut, Numb) a pezzi nuovi che definiscono il nuovo album From Zero, uscito lo scorso novembre. Tra questi, Cut the Bridge, Two Faced e Heavy is the Crown delineano un suono più spigoloso, tra industrial rock ed elettronica. In platea, pubblico intergenerazionale: chi li ha scoperti vent’anni fa e chi li ha conosciuti online solo di recente. Nessun gap evidente: i cori, da Faint a Castle of Glass, hanno dimostrato quanto il linguaggio dei Linkin Park resti trasversale.
[idarticle id="694533,2568972" title="Un concerto in ricordo di Chester Bennington, il leader dei Linkin Park,Caparezza torna live nel 2026: tutte le date del tour"] Una band rinnovata, ma riconoscibile La nuova formazione (con Emily Armstrong alla voce e Colin Brittain alla batteria) ha trovato un equilibrio solido. Il sound resta riconoscibile: la chitarra di Brad Delson, i synth di Joe Hahn, la presenza sempre centrale di Mike Shinoda — tra voce, tastiere e momenti solisti come in Remember the Name — fanno da colonna vertebrale. Ma tutto suona più attuale, meno legato a un’epoca.
[idarticle id="2579583,2568040" title="Musica e tecnologia: ritrovare l’arte dell’ascolto perfetto,Il lato green della musica: la rivoluzione dei festival tra superstar, natura e attivismo"] Linkin Park, il senso di esserci ancora «Grazie Milano, torneremo presto»: le parole finali di Shinoda non sono solo un saluto, ma una dichiarazione d’intenti. I Linkin Park non sono più quelli del 2001, e non fingono di esserlo. Ma restano una delle poche band capaci di trasformare il proprio dolore in qualcosa di condivisibile. Il live agli I-Days milanesi lo ha confermato: l’anima c’è ancora. Diversa, ma reale.