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  • 22/05/2025

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Novità
Trascrizione
00:00Non fu un incidente, Silvio Ferrari non saltò in aria per caso. Il giovane
00:05neofascista bresciano ucciso dalla bomba che stava trasportando sulla sua
00:09Vespa la notte tra le 18 e il 19 maggio del 1974, una settimana prima della
00:15strage, pagò con la vita la scelta di fare il doppio gioco. Partecipava cioè
00:19alle riunioni nelle quali ordinovisti, carabinieri e uomini dei servizi segreti
00:23deviati decidevano attentati e nello stesso tempo forniva prove di quegli
00:28incontri, documenti e foto ad un funzionario dell'ufficio politico della
00:32questura. A dirlo è stata ombretta Giacomazzi che all'epoca, 17enne, era la
00:37fidanzata di Silvio Ferrari e che oggi, 51 anni dopo, è testimone chiave delle
00:42indagini sulla fase esecutiva della strage di piazza della loggia. Giacomazzi è
00:47tornata in aula per la quarta volta consecutiva giovedì mattina. Da due
00:51udienze sta rispondendo al controesame del difensore di Roberto Zorzi, imputato
00:56quale esecutore della strage. L'avvocato Stefano Casali sta cercando di minare la
01:01credibilità della super testa all'epoca testimone di quanto accadde tra Brescia
01:06e Verona nella primavera culminata con la strage di piazza loggia che uccise otto
01:10persone e ne ferì altre 102. Giacomazzi ha negato, così come contestato
01:16dall'avvocato, che avrebbe avuto l'incarico di convincere Silvio Ferrari a
01:20compiere l'attentato al Blue Note la sera stessa in cui saltò in aria qualora il
01:24giovane si fosse tirato indietro e nella sua difesa ha ribaltato la verità di
01:29quella sera sollevando il dubbio che Ferrari, scoperto il suo doppio gioco,
01:34possa essere stato ucciso.

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