La morte di Dayong Zhang, noto come Asheng, apre un nuovo capitolo nel dossier dell’Antimafia toscana sulla criminalità cinese in Italia. Asheng, figura controversa e considerata inaffidabile anche dai suoi stessi compagni, era stato messo sotto osservazione per la sua indole violenta e per le continue violazioni degli equilibri interni al clan. Il boss Naizhong Zhang, capo della Triade, lo aveva definito un “rametto da spezzare”, lasciando intendere che la sua sorte fosse già segnata. Le indagini, coordinate dal pm Stefano Opilio, si stanno concentrando sull’organigramma dell’associazione mafiosa e sul tracciamento delle attività criminali legate a estorsioni, traffico di griffe e gestione della prostituzione tra Roma, l’Esquilino e la Toscana. Gli investigatori stanno analizzando ore di riprese delle telecamere della zona dell’agguato, ma i filmati non sono ancora risolutivi. Intanto emerge il quadro di una criminalità organizzata divisa tra leadership carismatica e bracci operativi ingestibili, in cui il rispetto delle gerarchie non è solo simbolico, ma una questione di sopravvivenza.