Gaia oggi è una giovane donna, ha terminato le sue terapie tre anni fa e sta bene; ha passato molto tempo nei reparti dell’Oncoematologia, una prima diagnosi di leucemia nel 2012 quando era una bambina, poi due recidive. «La cosa che mi mancava di più era casa. Mi mancavano i miei fratelli, giocare con loro, mi mancava il tempo con i miei genitori, la sensazione che si ha stando tutti insieme — confida la giovane in un video come testimonial di #lottoanchio — Ricordo la stanchezza ogni giorno dopo le terapie, avanti indietro dall’ospedale, tornavo a casa sfinita». «Il territorio inteso come società deve essere alleato - prosegue Testoni - Puntiamo alla presa in carico globale del bambino». Il progetto nelle case Ageop si realizzerà nel 2026; in futuro, potrebbe ulteriormente svilupparsi come servizio complementare all’assistenza domiciliare che è già in essere, per la specificità pediatrica, anche per i bambini che risiedono in città. «Il bambino si sente malato quando è in ospedale e qualunque sforzo si faccia per farlo stare in ospedale il minor tempo possibile è virtuoso — sottolinea il prof. Prete, direttore Oncoematologia pediatrica del S.Orsola — questo è il giusto completamento di un’assistenza integrata».