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Intervista Fabiana Cumia - Valeria Bullo
MilleUnaDONNA
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18/10/2024
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TV
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00:00
Buongiorno Fabiana. Dunque, ci puoi raccontare com'è la situazione delle donne sui sete?
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Non solo le attrici ma anche tutta la truppa.
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Ci sono ancora molte molestie? Ci sono ancora problemi per le donne che aspettano figli?
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C'è ancora bullismo? O si sono fatti passi in avanti rispetto al passato?
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La situazione sicuramente sta migliorando anche grazie a movimenti come il Mitù
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che hanno acceso una spia su tutto un sottostrato invisibile di molestie e di ineguaglianze in generale.
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I dati ci dimostrano che siamo ancora molto indietro rispetto a dove dovremmo essere
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e questo si vede da condizioni oggettive come la disparità di donne in posizione di leadership
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nelle aziende dell'audiovisivo, equità salariale tra donne, uomini ed altri generi, altri sessi,
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donne alla regia o donne in posizioni da protagoniste nei film.
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Tutto questo sta determinando che la rappresentanza e la rappresentazione nel mondo del cinema
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non sia corretta, non sia abbastanza... Ma ci sono ancora molte molestie?
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C'è ancora un dato di molestie presente in parte tracciato da dati e in parte non tracciato,
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la parte più pericolosa, anche perché non bisogna mai dimenticare che molte molestie non sono visibili.
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Quando noi parliamo di violenza sulle donne, in questo caso, ci riferiamo alle molestie come la punta di un iceberg,
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che è ovviamente la quel punto estrema, il femminicidio, che però ha tutta una parte sommersa
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che include micro-bias, micro-aggressioni invisibili, un linguaggio sessista e non inclusivo.
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Io direi che sì, sono stati fatti dei progressi ma perché si sono visibilizzati molti dati
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grazie al MeToo e ad associazioni come Women in Film che stanno facendo la propria parte in questo senso,
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però non è stato fatto ancora abbastanza e non sarà fatto mai abbastanza
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fin quando non si raggiungerà una reale parità di genere nella nostra industria.
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Ma quali sono, per i maschi, per i produttori, per gli attori, le principali resistenze?
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Innanzitutto c'è una resistenza di comprensione dovuta al riconoscimento di un privilegio.
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Parliamo di un termine molto tecnico in linguaggio diversity, equity, inclusion,
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però il riconoscere che si fa parte di una categoria privilegiata
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che ha migliori opportunità di accesso visibili o invisibili anche alle opportunità lavorative,
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ad opportunità salariali, ad opportunità di rappresentanza è già il primo step.
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Poi sicuramente c'è un discorso sistemico da fare su tutte le condizioni che creano
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un'eguaglianza di genere e quindi io direi che il primo approccio verso un'eguaglianza
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e verso una industria cinematografica che riguardi l'inclusione è sicuramente
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quella di riconoscere in che punto stiamo ed adottare protocolli e pratiche e strategie
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che in aziende di qualsiasi dimensione creino veramente condizioni di uguale accesso
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e opportunità per persone con qualsiasi tipo di diversità .
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E questo è anche il lavoro che sta facendo Women in Film di cui tu fai parte del board, giusto?
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Sì, io sono membro del board di Women in Film, guido insieme ad un'altra persona
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l'area di diversità , equity e inclusione e Women in Film sta facendo un lavoro
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molto importante da questo punto di vista perché in Italia è un'associazione internazionale
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ma in Italia è l'associazione di riferimento per la parità di genere nel cinema,
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nella televisione, nei media, nell'audiovisivo in generale.
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Ce ne sono anche altre con cui lavoriamo sempre ovviamente di concerto
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e noi lavoriamo su tutta la filiera della creazione, produzione e distribuzione
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di contenuti audiovisivo quindi cinema, televisione e media in generale
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affinché la nostra industria possa essere un luogo di lavoro accessibile,
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inclusivo e sicuro per le donne ma anche per tutte le persone in generale.
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Buongiorno Valeria, tu sei un'esperta di inclusione e benessere sui set
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quindi per gli attori e le attrici ma anche tutte le troupe che lavorano
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nei film, nell'audiovisivo, nelle serie tv quindi come si può fare in modo
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che i set siano un posto di benessere per le donne?
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Allora, possiamo creare degli ambienti lavorativi migliori per le donne sul set,
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ci sono diversi approcci che si possono utilizzare tra cui creare una carta di valori
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per i team di leadership quindi direttori di produzione e producer,
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avere delle linee guide per mobbing o molestie sessuali particolarmente per le donne sul set
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e quindi sapere nel caso in cui dovesse succedere qualcosa come muoversi con chi poter parlare
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e infine anche avere delle modalità di lavoro che proteggono un po' più le donne
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quindi se magari si è incinta o si ha figli avere un modo anche per scoprire
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e proteggersi dall'essere licenziato.
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Ma com'è la situazione? Gli uomini sono un po' cambiati, sono più rispettosi
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sia i produttori, sia gli attori, sia la troupe o siamo ancora qua in Italia un po' come una volta?
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Beh, diciamo un po' tutto il mondo siamo ancora indietro nella protezione
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di quelle che sono le donne sul posto del lavoro e io sono basata nel Regno Unito
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e in realtà gestisco proprio un gruppo di supporto per le donne, in particolare per le madri
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nel mondo del cinema e quindi devo dire che qui in Italia si avverte ancora
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che c'è bisogno di fare molto molto di più.
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Ma secondo te se una giovane attrice per esempio, anche non giovane, ha un produttore, un attore
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che gli mette la mano sul sedere o che cerca di portarsi a letto, per dire esplicitamente
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cosa deve fare lei? Perché avrà certamente paura magari di perdere il lavoro
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oppure non avrà la forza psicologica per farlo?
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Questa è un'ottima domanda. Innanzitutto, sempre tornando al discorso dei standard di comportamenti
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e carte di valori, queste devono essere portate avanti dalle persone nei ruoli decisivi
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i nostri capi, le nostre cape e quindi nel caso in cui hai usato appunto questo esempio
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di che succede qualcosa, bisogna fare di tutto per portare alla luce questi esempi
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perché continua a esserci molta paura se guardiamo al caso di Harvey Weinstein
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e quindi è stato grazie al supporto collettivo di queste donne che hanno voluto dare voce
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a quello che è successo. Adesso nel Regno Unito è stato creato un'azienda neutrale,
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indipendente, chiamata la Creative Industries Standards Authority
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che sta proprio lì per dare supporto a per esempio un'attrice o anche una dipendente
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di una produzione per poter andare da un corpo neutro, quindi un'azienda neutra
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per creare una sorta di responsabilizzazione di quelle che sono le azioni di persone in grande potere
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perché nell'esempio dell'attrice o di una donna che viene appunto abusata sul posto del lavoro
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la paura è quella di non trovare più lavoro, di essere licenziata, di essere messa su una lista
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da quella è una persona difficile e quindi creando un corpo neutro, un punto da cui fare una denuncia
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che appunto sta lì a proteggere le persone più a rischio.
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Ma c'è anche la possibilità di creare una specie di social anonimo sul set?
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Certo, certo, in Inghilterra adesso abbiamo dei ruoli un po' simili al mio
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che è quello di avere un coordinatore del benessere o comunque una persona neutra
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che ti può dare...
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Ma anche una cosa tecnologica hai detto?
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C'è anche un'applicazione che si chiama la Call It Up
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che è un'applicazione che però chi vuole utilizzarla sul proprio set
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significa che è investito a voler sapere qual è diciamo il mood sul set
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e questa applicazione dà la possibilità a tutti i dipendenti, quindi attori o troupe
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a fare un report anonimo a quelle che sono diciamo le persone a capo dell'azienda o della produzione.
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E questa sarebbe una cosa buona da mettere in Italia?
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Eh sì, si può fare!
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Bene, grazie mille!
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Grazie a te!
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