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Sotero, atleta e mamma: “Vi racconto quanto sia difficile conciliare le due cose”
La Gazzetta dello Sport
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19/07/2024
Nella docuserie "La dimensione umana", Alice Sotero racconta della nascita di sua figlia e della difficoltà di conciliare l'essere atleta con l'essere mamma di una bambina, soprattutto dopo il quarto posto ottenuto ai Giochi Olimpici di Tokyo
Categoria
🥇
Sport
Trascrizione
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Un equilibrio estremo, anzi di più una fusione in un unico corpo e questa è la prova di
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equitazione del pentatron, la fusione tra il cavaliere e il suo cavallo che trovano
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un armonioso equilibrio appunto per procedere insieme verso un sogno a cinque cerchi, questa
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è la prova di equitazione ma è anche metafora di quello che è la vita di un atleta, perché
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la vita di un atleta è la vita di un essere umano che fonde non solo le competenze, le
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capacità del campione ma anche tutto quello che lo circonda, la famiglia, gli affetti,
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il dolore, le lacrime, le gioie, ecco tutto questo è la prova di equitazione del pentatron,
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tutto questo è Alice Sotero quando cavalca e prova a superare gli ostacoli per raggiungere
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una medaglia tanto desiderata.
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La scelta di mettere leggermente da parte lo sport per portare avanti la vita familiare
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l'ho intrapresa in realtà già prima delle Olimpiadi, ovviamente dopo Tokyo, arrivata
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la quarta, volevo già arrivare a Parigi per rifarmi un po' di quello che era successo
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e quindi ho messo anche in dubbio il fatto di voler diventare madre perché ho pensato
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non so se riuscirò ad affrontare una gravidanza, avere una famiglia, una vita diversa da quella
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che ho adesso e provare a riscattarmi anche a Parigi, non so se riesco a fare tutto questo,
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in realtà all'inizio l'ho messa in dubbio, poi il mio compagno parlandone mi ha detto
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Comunque abbiamo fatto un percorso sportivo favoloso, i nostri risultati ci siamo portati
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a casa, non verranno le Olimpiadi di Parigi, comunque abbiamo fatto delle esperienze bellissime,
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secondo me è giunto il momento di pensare alla vita familiare e effettivamente raggiungere
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il mondo.
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Era già messa in preventivo, lei ha detto che dopo le Olimpiadi avrebbe voluto diventare
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mamma, devo dire anche sotto la gravidanza, seguita dallo staff della Nazionale sempre,
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seguita dai medici, si è allenata quasi fino all'ultimo.
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Il fatto di diventare mamma è stato un aspetto importante, tra l'altro sono stato uno dei
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grandi sostenitori di questo percorso, sollecitandola soprattutto nel dopo Tokyo.
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Ovviamente quando mi sono ritrovata in gravidanza e i miei compagni iniziavano a partire per
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le prove di Coppa del Mondo, io ero sempre invidiosa del fatto che loro potessero partire
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e io dovessi stare a casa e avevo un sacco di dubbi riguardo al mio rientro, perché
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vedevo loro sempre più forti, io sempre più incinta e quindi ho detto non so se riuscirò
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a rientrare.
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Il fatto solo di pensare, di voler rientrare mi diceva ok, la volontà c'è, se io ho la
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volontà c'è quasi tutto.
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Mentre prima magari tornavo da un allenamento o da una gara che non era andata come volevo,
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magari rimuginavo su quello che avevo fatto, mentre adesso non vuoi portare questi brutti
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pensieri con te, quindi ti metti a giocare e alla fine ti guarisci da tutto.
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Conciliare il ruolo di mamma e di atleta è la cosa più difficile che io abbia fatto
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finora.
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La paura di trascurare Ginevra è sempre un po' con me e quindi sono grata alle persone
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che magari mi aiutano e vengono con lei agli allenamenti in modo che io possa godermela
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anche quando mi alleno.
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A volte mi capita anche il contrario, dire ok oggi non mi alleno perché mi va di stare
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con Ginevra, però allo stesso tempo dire ho perso degli allenamenti, quindi è difficilissimo
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conciliare entrambe le cose, soprattutto a livello mentale.
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Mi è capitato l'anno scorso di affrontare la prima gara di Coppa del Mondo dove il mio
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problema non era affrontare la mia prima prova di Coppa del Mondo post-gravidanza, bensì
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dover lasciare per la prima volta Ginevra a casa con i miei genitori.
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Era stato più traumatico quello che non rientrare in gara.
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Ginevra da quando è nata è sempre stata con me agli allenamenti fino al decimo mese
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in cui ho sospeso l'allattamento perché ho deciso di allattare al seno e ho sospeso
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diversi allenamenti perché dovevo allattare ovviamente.
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Per me la cosa più importante era dare a lei quello che era necessario.
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Adesso vedere Ginevra alle gare è divertente perché secondo me ha iniziato un po' a capire
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quello che faccio e l'altro giorno gli hanno chiesto ma chi è che corre più forte di
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tutti?
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E lei ha detto la mamma.
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In Italia è molto difficile coniugare il lavoro con la famiglia, come si dice spesso
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non è un paese per madri, sicuramente non lo è, non è un paese tanto per iniziare
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per donne che lavorano perché quasi una donna su due in Italia non lavora in età
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da lavoro e questi sono dati che ci devono far riflettere nel senso che il problema va
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molto oltre lo sport, va molto oltre quello di cui ci occupiamo, è un problema strutturale
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del nostro paese che non ha i servizi per far sì che le donne possano permettersi di
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fare un figlio perché è veramente un lusso.
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Spesso ancora forse in Italia non si è abbastanza evoluti da pensare a una donna madre lavoratrice
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e quindi per questo ringrazio tantissimo le fiamme azzurre perché mi hanno dato la
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possibilità di fare esattamente quello che volevo.
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E si può fare oggi la mamma l'atleta, ci devono essere dei pilastri per cui questa
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cosa sia possibile, deve esserci un ambiente, una società che comunque ti permetta e ti
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aiuti nel fare questo, quindi si può fare ma l'ambiente che ti circonda deve essere
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favorevole.
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E ora guardo il mondo del pentaton, ci sono tante atlete che hanno avuto una gravidanza,
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addirittura due, la carriera sportiva si è allungata, quindi c'è più longevità sportivamente
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parlando.
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Fare la mamma l'atleta è possibile, è molto complicato nel senso che a livello organizzativo
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è veramente tosto e impegnativo anche perché magari qualche volta vorresti dare più attenzione
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alla bambina e meno agli allenamenti, qualche volta vorresti dare più attenzione agli allenamenti
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e invece devi stare con la bambina, quindi è difficile organizzarsi, però è fattibile.
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C'è stato un progetto mamma atleta del CONI dove c'è stato dato una borsa di studio che
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personalmente pensavo di utilizzare per quanto riguarda i viaggi di Ginevra, le persone che
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mi accompagnano durante le gare, i bambini potranno stare con noi a Parigi.
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L'idea parte dal fatto che gli atleti devono essere messi nelle migliori condizioni per
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gareggiare, quindi l'impegno del Comitato Olimpico di tutte le federazioni è ovviamente
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questo, ma nel caso di una donna che ha appena partorito con un figlio molto piccolo essere
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messa nelle migliori condizioni per gareggiare vuol dire stare con il proprio figlio anche,
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è ovvio che una serenità nel sapere che il tuo figlio neonato è lì viene supportata
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dal Comitato Olimpico che sostiene economicamente chi viaggia insieme all'atleta per gare
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internazionali.
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Credo che questo sia un segnale di civiltà, ma soprattutto il segno che i tempi stanno
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cambiando sotto tanti punti di vista.
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A Parigi verrà con noi, i miei genitori si sono organizzati per prendere già un BNB e
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sicuramente sarà gestita da loro perché penso che Nico sarà con me durante le gare,
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io gareggerò, quindi il tempo sarà relativamente poco per star con lei, però già solo il
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fatto che sia lì e non a troppi chilometri di distanza mi rasserena tantissimo.
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Il mio rapporto con Nicola è nato all'interno di un centro sportivo dove mi allenavo a Roma
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e sicuramente è stata una delle persone a cui mi sono ispirata per diventare l'atleta
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che sono adesso.
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Lei sicuramente ha visto tutto il percorso che ho fatto, più che altro la determinazione,
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il porsi degli obiettivi, la strada tutta meticolosa che bisogna fare per arrivare ad
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un alto livello che probabilmente lei all'inizio non aveva neanche bene capito e sicuramente
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questo è stato la grossa svolta che ha servito a lei, l'inizio di questo percorso suo d'atleta
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che poi sinceramente devo dire in questo momento ha raggiunto anche più risultati
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di quelli di me.
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Le nostre carriere poi sono proseguite in parallelo nel senso che dopo Londra lui ha
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provato a qualificarsi per Rio de Janeiro e sarebbe stato bellissimo andarci insieme
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però purtroppo lui ha avuto una serie di infortuni per cui non è riuscito a qualificarsi.
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Le nostre storie sportive sono partite dal centro di Montelibretti a Roma, successivamente
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c'è stata sicuramente la partecipazione alle Olimpiadi, Alice ne ha già fatte due
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e anch'io ne ho fatte due e adesso speriamo che questa terza la faremo insieme io da tecnico
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lei d'atleta.
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Dopo Rio de Janeiro ha messo da parte la sua carriera sportiva e ha iniziato ad aiutare
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me con la mia, diventando sul campo tecnico allenatore e a casa il compagno di vita,
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papà di Gimbra.
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Ci capita spesso in macchina, magari mi fa un commento su un allenamento e io gli dico
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no questo non è il momento, ora lo sport si stoppa e ne riparliamo poi sul campo alla
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prossima volta.
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Io gli ho fatto i complimenti per il gesto di grande valore sportivo umano che insieme
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a Barscimmi avete fatto con l'oro delle Olimpiadi e questo ha dimostrato la dimensione umana
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che c'è negli atleti, che non sono soltanto delle macchine da competizione, sono delle
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persone umane, donne e uomini che si impegnano manifestando la possibilità di avanzare
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costantemente nei limiti delle possibilità atletiche e questo carattere, questa dimensione
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umana è stata anche dimostrata ampiamente da Alice Sotero con la bambina l'anno passato,
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è un richiamo fondamentale alla dimensione umana che è alla base dei vostri successi.
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Il Presidente Mattarella ha parlato della dimensione umana in seguito più che altro
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all'intervento di Gianmarco Tambieri che ha ricordato appunto la dimensione umana degli
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atleti, nel senso che gli atleti non sono dei robot, che hanno anche ovviamente una
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loro sensibilità, delle loro emozioni, una loro storia personale.
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La dimensione umana di cui parlava Mattarella, per come l'ho interpretato io, era il fatto
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di essere riuscita ad avere risultati nonostante la gravidanza, l'avere un figlio, perché
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in questo momento penso che in Italia sia un po' un nonostante, invece in realtà si
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può fare tutto, avendo i giusti aiuti, i giusti supporti, se la si può fare a continuare
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a lavorare, a continuare a fare sport, a fare quello che si fa prima di quando si diventa
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mamma.
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Fare un cambio di identità da atleta a mamma atleta, addirittura a un certo punto c'è
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stata la necessità di inserire anche atleta che sente che le sue performance non sono
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più al 100% perché il suo corpo si sta modificando per via della gravidanza.
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In realtà non sono mai stata così forte come dopo la mia maternità, questo lo devo
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forse un po' a Ginevra, al fatto che mi fa staccare tra un allenamento e l'altro, tra
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una gara e l'altra, forse gli ormoni, non lo so.
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Ho avuto una forza incredibile nel voler dimostrare che dopo la gravidanza si può tornare più
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forte di prima, ma dimostrarlo principalmente a me stessa.
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Alice si è sempre stata una persona che ha sempre avuto un pieno controllo della
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sua situazione, quindi sicuramente sapeva che ce l'avrebbe fatta e che sarebbe riuscita
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a ritornare comunque all'atleta che era prima, se non anche più forte.
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Lei ha partorito a giugno 2023, a ottobre 2023 eravamo a Roma a fare i campionati italiani
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dove ha fatto un bellissimo percorso.
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Ci ha messo veramente poco tornare a livelli alti, è stata veramente una roba rapidissima.
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Il nuoto ci ha messo forse un mese e mezzo.
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Era già di nuovo una nuotatrice, lei è arrivata che fisicamente era a posto, cosa che anche
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lì dopo la gravidanza ci dovresti mettere di più a trovare una forma fisica per poter
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entrare in acqua così, invece lei l'ha trovata subito.
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A mio avviso la gravidanza gli ha dato uno step in più sulla maturità.
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Prima era un'atleta, come abbiamo detto, caparbia, tutto adesso è un'atleta caparbia
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determinata con la maturità di essere una mamma.
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Lei dopo aver avuto la gravidanza naturalmente si è ripresa in maniera rapidissima.
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Oggi possiamo dire che è più forte di prima.
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Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
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Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
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