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Chi ha detto che le invenzioni sono roba da uomini? «Io credo che l’ordinario incontri lo straordinario ogni singolo giorno», diceva Joy Mangano, l’imprenditrice italoamericana che ha creato il Miracle Mop, il primo mocio autopulente. Basta guardare Joy, il film del 2015 con Jennifer Lawrence, per capire che la creatività pratica – quella che trasforma un oggetto quotidiano in un impero commerciale – ha un volto femminile. E la storia di Joy non è certo un caso isolato. Sono tante le donne come lei: non solo determinate, ma geniali, protagoniste silenziose di rivoluzioni che hanno migliorato la nostra vita, spesso senza ricevere il giusto riconoscimento. Quindi ricordiamole insieme: ecco alcune invenzioni femminili di menti brillanti che, con visione e spirito pionieristico, hanno trasformato la quotidianità di milioni di persone.
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Marion Donovan e la libertà dei pannolini usa e getta
Negli anni ’50, Marion Donovan – un’ingegnosa mamma americana – stanca del continuo lavaggio di panni sporchi, ha ideato un’alternativa pratica ai pannolini in stoffa. Il suo primo modello, realizzato con il nylon dei paracadute e chiuso con bottoni in metallo, ha aperto la strada al moderno pannolino usa e getta. Dopo qualche resistenza da parte dei produttori, fu Saks Fifth Avenue a crederci, acquistando il brevetto per una cifra da capogiro.
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Lavare i piatti? la lavastoviglie di Josephine Cochrane tra le migliori invenzioni femminili
Nel 1886, Josephine Cochrane decise che perdere ore tra piatti e bicchieri non era più accettabile. Anche perché, all’epoca, spettava alle donne occuparsi di tutto: pulizie, cucina, cura della famiglia e ogni altro compito invisibile ma essenziale. Così, per risparmiare tempo – e magari ritagliarsi un momento anche per i propri piaceri personali – progettò una delle prime invenzioni femminili rivoluzionarie: una macchina in grado di lavare i piatti in autonomia. Non era un’ingegnera, ma una donna determinata a trovare soluzioni pratiche alla vita domestica. Il risultato? La lavastoviglie, oggi alleata indispensabile in ogni cucina e finalmente utilizzata anche dagli uomini.
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Il reggiseno? Lo dobbiamo alla scrittrice Mary Phelps Jacob
Fino ai primi del Novecento, le donne erano costrette in corsetti rigidi, spesso realizzati con stecche di balena, che non solo deformavano il corpo per rispettare un ideale estetico irrealistico, ma provocavano anche seri danni alla salute: compressione del torace, difficoltà respiratorie, spostamenti degli organi interni. Stanca dei soffocanti corsetti dell’epoca, la scrittrice Caresse Crosby – nome d'arte Mary Phelps Jacob – progettò nel 1914 un capo più leggero e flessibile fatto di due fazzoletti uniti da un nastro. Tra le migliori invenzioni femminili c'è sicuramente il reggiseno di Mary Phelps Jacob: antenato di quelli moderni, rappresentò una svolta non solo in termini di comfort, ma anche di emancipazione femminile.
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Mary Quant e la minigonna: moda e rivoluzione
Nel 1962, Mary Quant lanciò un capo destinato a diventare un simbolo: la minigonna. Considerata provocatoria nella Londra conservatrice di quegli anni, divenne presto l’emblema di una nuova generazione libera, anticonformista e desiderosa di affermare la propria identità, anche (e soprattutto) attraverso l’abbigliamento.
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Tabitha Babbitt e l’intuizione che rivoluzionò la falegnameria: la sega circolare
Tabitha Babbitt era una donna statunitense appartenente alla comunità religiosa degli Shaker, nota per la sua sobrietà, spirito comunitario e ingegno pratico. Era un'artigiana tessile con la passione per gli strumenti di lavoro. Intorno al 1813, osservando i boscaioli all'opera, notò quanto fosse inefficiente e faticoso il lavoro di taglio del legno con la sega a due mani (una lunga lama dritta che richiedeva due persone per funzionare): nacque così la sega circolare, alimentata inizialmente a pedale. La sua invenzione fu utilizzata all’interno della comunità shaker, ma non venne mai brevettata, perché per principio gli Shaker non cercavano guadagni personali o fama.
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