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  • 09/07/2025
Roma, 9 Lug. - Il settore delle residenze sanitarie assistenziali (RSA) in Italia sta affrontando una profonda crisi strutturale. Con oltre quattro milioni di anziani non autosufficienti nel 2023 - un incremento dell'1,7% rispetto al 2021 - le strutture esistenti riescono a coprire appena il 7,6% del fabbisogno nazionale. Un divario enorme che evidenzia l'urgente necessità di un'evoluzione del settore, che sta passando da una gestione prevalentemente artigianale e familiare a un approccio più industrializzato e professionale.Questo cambiamento si manifesta attraverso un crescente numero di acquisizioni da parte di gruppi internazionali e fondi specializzati. 'Negli ultimi sei mesi abbiamo finalizzato sei acquisizioni di RSA in Italia, con altre cinque operazioni attualmente in fase di definizione', afferma Mirco Destratis, Direttore Commerciale della Robnik J.B. Protection srl, esperto del settore e intermediario per multinazionali interessate al mercato italiano. Tutte le strutture che abbiamo analizzato presentano liste d'attesa significative, confermando che la domanda supera nettamente l'offerta disponibile.I dati ISTAT confermano questa tendenza: al 1° gennaio 2023 risultavano attivi in Italia 12.363 presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari, con un leggero calo rispetto ai 12.576 del 2022. Un numero insufficiente per rispondere alle esigenze di una popolazione che invecchia rapidamente.'Il mercato delle RSA in Italia si è sviluppato negli anni in modo frammentato, spesso con iniziative private locali e gestioni familiari', spiega Destratis. 'Oggi questo modello non è più sostenibile: la cura degli anziani, specialmente quelli non autosufficienti, richiede professionalità specifiche, protocolli standardizzati e investimenti in tecnologia e formazione che solo strutture più grandi e organizzate possono garantire'.Le acquisizioni non rappresentano solo un'opportunità di business per gli investitori, ma anche una necessità per migliorare la qualità dell'assistenza. 'Quando una multinazionale acquisisce una RSA, generalmente mantiene tutto il personale operativo, spesso ampliandolo se necessario', sottolinea Destratis. 'Il problema principale oggi non è ridurre il personale, ma trovarne di qualificato, soprattutto per quanto riguarda gli OSS, una figura professionale tipicamente italiana che non esiste all'estero'.Le motivazioni che spingono i proprietari di RSA a vendere sono diverse. In alcuni casi si tratta di gruppi internazionali che riorganizzano il proprio portafoglio, vendendo alcune strutture per investire in altre aree. In altri casi, il problema è il passaggio generazionale: 'Spesso i figli dei fondatori non vogliono proseguire l'attività dei genitori e preferiscono investire in altri settori', spiega Destratis.L'industrializzazione del settore porta con sé l'implementazione di sistemi gestionali avanzati, protocolli standardizzati e una maggiore attenzione alla qualità dell'assistenza. 'Non si può più gestire una RSA in modo artigianale', afferma Destratis. 'Gli anziani meritano un'attenzione particolare e una professionalità che solo strutture ben organizzate possono garantire, soprattutto quando si tratta di pazienti non autosufficienti'.A differenza di altri settori dove gli investimenti esteri possono portare alla delocalizzazione della produzione, nel caso delle RSA l'investimento rimane necessariamente sul territorio. 'Chi investe in questo settore lo fa con una visione a lungo termine, contribuendo a migliorare un servizio essenziale per la popolazione', conclude Destratis.Il fenomeno delle acquisizioni nel settore delle RSA rappresenta quindi una risposta necessaria alle sfide demografiche che l'Italia sta affrontando. Secondo i dati di Italia Longeva, nel 2023 solo il 3,89% degli over 65 in Italia, pari a circa 540.000 persone, ha usufruito di cure domiciliari, evidenziando ulteriormente la necessità di potenziare le strutture residenziali.In un Paese che invecchia rapidamente, garantire assistenza di qualità agli anziani diventa non solo un'opportunità di business, ma una necessità sociale. L'arrivo di investitori internazionali, con la loro capacità di standardizzare i processi e migliorare l'efficienza, potrebbe rappresentare un passo importante verso la creazione di un sistema di assistenza più adeguato alle esigenze della popolazione anziana italiana.

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00:00Il settore delle residenze sanitarie e assistenziali in Italia sta affrontando una profonda crisi strutturale
00:05con oltre 4 milioni di anziani non autosufficienti.
00:09Nel 2023 le strutture esistenti riescono a coprire appena il 7,6% del fabbisogno nazionale.
00:16Ma qual è il motivo di una percentuale così bassa?
00:19Che negli anni non si è investito tanto nel comparto anziani.
00:25In questo momento storico si ha una piccola inversione di tendenza con l'entrata nel mercato italiano
00:34di alcune multinazionali specializzate nel mondo dell'assistenza dell'RSA
00:39con oltretutto uno standard di assistenza altamente sia più specializzato, più professionale
00:47ma soprattutto come qualità di vita per l'anziano.
00:50Infatti negli standard si passa da stanze quadruple e il mercato italiano come dire
00:58di stanze quadruple nell'RSA ce ne sono tantissime, si passa ad uno standard di camere singole per l'anziano
01:06o al massimo camere doppie.
01:10Ma ora il settore si sta passando da una gestione artigianale a un approccio professionale.
01:15Si è passati da un mercato principalmente gestito da famiglie e da un mercato locale
01:22ad un mercato più industrializzato con l'entrata di sia fondi di investimento che di multinazionali
01:29specializzati nel ramo.
01:32Questo entrato nel mercato delle multinazionali porta naturalmente una professionalità superiore
01:39rispetto ad una gestione familiare dell'RSA.
01:42Un beneficio importante per gli anziani e per le loro famiglie.
01:47L'anziano viene messo al centro del progetto garantendo degli standard di vita e di assistenza
01:54al paziente sicuramente migliori rispetto ad una vecchia gestione.

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