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  • 23/06/2025
https://www.pupia.tv - Somministravano manodopera a favore di imprese della grande distribuzione e della lavorazione delle carni attive in Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia a prezzi fortemente concorrenziali, grazie a un vorticoso giro di fatture false, che consentiva di abbattere il costo del lavoro, riciclando all’estero i profitti dell’attività criminosa, attraverso una “società fantasma”.

Questo, in sintesi, quanto emerso da un’indagine del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Bolzano svolta sotto la direzione della Procura della Repubblica del capoluogo altoatesino.

Ad ideare la frode due imprenditori - un altoatesino e un campano – e un consulente fiscale della provincia di Napoli, indiziati di aver architettato un diffuso sistema di reclutamento di manodopera a basso costo, poi messa a disposizione, attraverso la stipula di contratti di appalto non genuini, di compiacenti imprese committenti.

Le complesse indagini delle fiamme Gialle bolzanine, durate oltre due anni, hanno consentito di accertare come i tre, avvalendosi – nel tempo - dell’apporto di altri concorrenti (sono 29, complessivamente, le persone sottoposte a indagini), avessero dato vita a un castello di società, articolate su più livelli e tutte strumentali alla frode.

Alla base della piramide si collocavano numerose ditte individuali, risultate vere e proprie “scatole vuote”, attive per pochi mesi e ricondotte a “teste di legno” – soggetti spesso indigenti che, in cambio di poche centinaia di euro si prestavano ad assumere la formale titolarità di quelle aziende – il cui unico compito era quello di produrre fatture false in favore di società cooperative che fungevano da serbatoio della manodopera.

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