Camminiamo tra i vicoli antichi, con storie scritte sui muri grigi. Ma le voci da lontano sussurrano, promesse d’oro in lingue straniere.
Ci dicono che il mondo è altrove, che l’anima nostra è troppo povera. Ma chi siamo noi se dimentichiamo le canzoni che cantavano i nonni?
Siamo figli della terra, del sole e del pane, non abbiamo bisogno di maschere lontane. Nel sangue scorre l’eco di chi eravamo, e non cambieremo per chi non ci ha amato.
[Kıta 3] Ci portano mode come catene, ci dicono: “Sii moderno, sii straniero.” Ma io ballo la tarantella nel cuore, e sento il tamburo della mia verità.
Non è chiusura, è memoria viva, non è odio, è radice che ci guida. Ogni parola in lingua nostra vale più di cento promesse vuote.
Non ci serve l’applauso del mondo, se perdiamo l’anima in cambio. Meglio restare veri e soli, che essere nessuno ovunque.
[Nakarat tekrar] Siamo figli della terra, del sole e del pane, non abbiamo bisogno di maschere lontane. Nel sangue scorre l’eco di chi eravamo, e non cambieremo per chi non ci ha amato.
E quando il vento proverà a portarci via, risponderemo con la nostra melodia. Nel cuore, l’Italia che resiste ancora, mentre il mondo cambia senza memoria.