(askanews) - Con Paolo Sorrentino ha scritto il film che ha vinto l'Oscar, La grande bellezza, ma anche This Must Be The Place e Loro. Questa volta però le parti si sono invertite: Umberto Contarello è regista e interprete de "L'infinito", nei cinema dal 15 maggio, che il regista napoletano ha co-sceneggiato e prodotto.
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«A lui è venuto in mente di dire: stavolta perché non lo fai tu questo film? Ha detto: sì dai lo scriviamo insieme... Ho detto: 'quando cominciamo?', e lui: 'domani».
Il protagonista de L'infinito è uno sceneggiatore malinconico e solitario, con un passato di successi. Un personaggio dolente che ha la fissità di quelli del cinema di Kaurismaki ma che continua a vagabondare tra le cose della vita, in cerca, forse, della speranza: «Questo tipo in cappotto è in fondo sempre in movimento ed è un movimento retrogrado, cioè, senza saperlo, sta tornando indietro per cercare di ricucire come una merciaia di Vicenza, gli strappi di cui è stato protagonista nella sua vita». Nel film ci sono le atmosfere del cinema di Sorrentino Le atmosfere evocative sono quelle del cinema di Sorrentino, e il film scorre facendo emergere man mano, in tante forme diverse, il mondo interiore del protagonista. «Per una certa fase della vita essere curiosi degli altri è fondamentale», aggiunge Contarello, «poi è una curiosità che si palesa progressivamente come più circoscritta, più mirata, perché comincia a entrare in contatto con una specie di sentire oltre al fuori anche il proprio dentro».
Contarello è stato sceneggiatore di Salvatores, Bertolucci, Amelio e soprattutto di Mazzacurati, a cui il film è dedicato. Alla domanda cosa gli manchi del regista de Il toro, Vesna va veloce, La lingua del Santo, risponde: «Tutto».