Una storia agghiacciante che ha origine nel marzo del 2020, in piena emergenza Covid. Giada, nome di fantasia, aveva solo 12 anni. È stata adescata online da sei uomini residenti in città diverse: Torino, Ivrea, Modena, Belluno, Tortona e Roma. Tutti hanno conosciuto la ragazzina sul sito di incontri Waplog, e da lì l’hanno contattata su WhatsApp. Iniziavano con “amore”, proseguivano con richieste sessuali e foto intime. Anche quando lei, dopo aver mentito sull’età, ammetteva di avere solo 14 anni, in cinque su sei hanno continuato a importunarla.
Il pubblico ministero ha chiesto condanne dai due ai tre anni e mezzo per alcuni imputati, il rinvio a giudizio per altri tre. Solo uno potrebbe essere assolto. A far scattare l’inchiesta è stata la madre della vittima, insospettita dai comportamenti della figlia. La vicenda pone l’accento sul pericolo sempre più diffuso della pedofilia digitale e sull’uso spregiudicato delle piattaforme online. Giada, come tante altre vittime, cercava affetto. Ha trovato l’inferno.