È un quartiere diviso quello che commenta l’arresto di Antonio Micarelli, la guardia giurata accusata di aver ucciso un rapinatore. In via Cassia 1004, dove Micarelli viveva, tutti lo definiscono una brava persona. C’è anche chi si sta organizzando per pagargli le spese legali.
La proprietaria di una tabaccheria, vittima in passato di diverse rapine, parla di «ingiustizia», il sentimento comune tra molti commercianti è che la legge non tutela chi si difende, ma piuttosto chi delinque. Ma un giovane commerciante in procinto di aprire la sua attività, sottolinea che la rapina era ormai conclusa e che il vigilante ha agito fuori dai limiti della legge. Attualmente Micarelli è a Rebibbia. L’accusa nei suoi confronti è omicidio volontario. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona lo immortalano mentre estrae la pistola e spara più colpi. Nel ricostruire le ragioni dell'arresto scrive la gip Rosalba Liso che Micarelli ha mostrato la sua volontà di uccidere «in ben tre scansioni temporali» durante le quali «aveva avuto modo di riflettere mentre si era atteggiato a giustiziere puntando l'arma contro i rapinatori sino a colpirne uno mortalmente».