Cuchel (commercialisti): garantire terzietà dei giudici tributari
  • 11 mesi fa
Milano, 12 mag. (askanews) - Garantire l'imparzialità dei giudici tributari svincolandoli dalla dipendenza strutturale e organizzativa verso il Mef. E' la sollecitazione che Marco Cuchel, presidente dell'Associazione Nazionale Commercialisti, ha lanciato al legislatore nell'ambito della conferenza "Riforma della giustizia tributaria e tregua fiscale per famiglie e imprese" che si è svolta presso la Sala Caduti di Nassirya, in Piazza Madama, a Roma. "Le priorità per i professionisti è vedere garantita l'indipendenza e imparzialità il giudice - ha detto il presidente dell'Associazione Nazionale Commercialisti - Abbiamo accolto con favore l'approvazione di un principio cardine come quello della professionalizzazione del giudice con la quale nasce, di fatto, la quinta magistratura. Ma ora serve ora il loro passaggio dal Mef alla presidenza del Consiglio dei Ministri. Altra priorità è sicuramente quella di rivedere quello che sono le procedure della mediazione".Nel corso dei lavori sono state affrontate diverse tematiche aperte sia dal confronto in corso sulla riforma tributaria sia dal dibattito sui temi di più stretta attualità che impattano sul rapporto cittadino-pubblica amministrazione, come l'uso dell'intelligenza artificiale. "Se l'intelligenza artificiale - ribadisce il vice presidente della Cnpr, la Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, Guido Rossignoli - viene utilizzata come strumento definitivo e decisorio di un determinato comportamento, come ad esempio la corretta elaborazione di una dichiarazione dei redditi, questo è sicuramente molto pericoloso".Sull'impianto complessivo della riforma tributaria, nel corso della conferenza, non è mancata la dialettica tra le diverse figure professionali, accademiche e istituzionali presenti ai lavori. Dialettica che ha dato conto di visioni anche contrapposte."La riforma tributaria era meglio non farla - dice Raffaello Lupi, professore ordinario di Diritto Tributario all'Università di Roma Tor Vergata - E questo perché non si può riformare quello che non si è capito; e siccome la determinazione delle imposte sono quarant'anni che non si capisce e in particolare non viene compresa la diversa determinabilità dei consumi e dei redditi. Quindi se non capiamo questa diversa determinabilità è inutile fare le riforme".Di indirizzo opposto invece il giudizio di Eugenio Della Valle, ordinario di Diritto Tributario all'Università La Sapienza, che vede proprio nella professionalizzazione dei giudici tributari un'opportunità per snellire e rendere più veloci e equi i procedimenti."L'impostazione della riforma non è male - dice Eugenio Della Valle, docente ordinario di Diritto Tributario all'Università 'La Sapienza' di Roma - La riforma investe una serie di temi importanti, elimina alcune criticità, e affronta temi di parte generale dell'ordinamento tributario. Lato accademia, quindi, non posso che essere favorevole perché risolve alcune criticità che oggi creano notevoli problemi alle imprese".Nel corso del dibattito è stato evidenziato anche il tema dell'altissimo numero delle liti tributarie tuttora pendenti: ben 270 mila a fine marzo 2022.
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