Dai capelli di Garibaldi all'auto di Al Capone: la collezione "impossibile" di Domenico Agostinelli
  • anno scorso
Tra le stradine di Dragona, piccola frazione tra Roma e Ostia, si nasconde il Museo Agostinelli, il luogo che raccoglie l'infinita collezione di oggetti trovati, comprati e barattati nel corso della sua vita dal collezionista 82enne Domenico Agostinelli. "Tra questo museo e gli altri magazzini sono complessivamente 38mila metri quadri pieni di oggetti.Abbiamo quindici quintali di bottoni antichi, quattro quintali e mezzo di monete antiche, oltre ottanta chili di francobolli dove per ciascun chilo ho contato personalmente circa 280mila pezzi", racconta con orgoglio Agostinelli. E sebbene gli oggetti comuni la facciano da padrone, nella collezione si trovano anche oggetti appartenuti a personaggi storici. "Abbiamo i capelli di Giuseppe e Anita Garibaldi, così come la condanna a morte di Giuseppe Mazzini, originale, s'intende. O ancora, la culla di Totò e una delle auto di Al Capone", prosegue il collezionista, la cui passione è nata nel 1954, quando appena 14enne attraversava le campagne abruzzesi per scambiare piccoli quadretti con oggetti che accendevano la sua curiosità. Come un'ocarina da pastore, il suo primo "pezzo" in assoluto. Una vita che si è poi intrecciata con artisti del calibro di Dalì, Guttuso e De Chirico. "Gli portavo le uova delle mie galline e lui mi spediva sul Vesuvio a raccogliere lapilli colorati per farci i colori", spiega Agostinelli. Dall'arte al Cinema. "Fellini veniva da me - prosegue -, mi disegnava un oggetto di scena che gli serviva e io lo recuperavo oppure lo fabbricavo". Tuttora il museo si sostiene economicamente affittando oggetti particolari, storici o introvabili alle produzioni cinematografiche. Ma il sogno è di riuscire ad aprire un unico spazio espositivo che raccolga la sterminata collezione. "Noi abbiamo l'obbligo di tramandare tutto questo patrimonio ai posteri. Perché anche la tessera più insignificante, come un bottone, può servire per completare il mosaico umano", conclude Agostinelli. .di Francesco Giovannetti