Nel bunker riaperto alle visite a Dalmine, per capire cosa significa rifugiarsi sottoterra

  • 2 anni fa
"Venire qua sotto ci fa capire che la libertà conquistata anni fa non è data per scontata. Il conflitto ucraino ci fa finalmente capire che certe cose vanno difese tutti i giorni". Gianluca Iodice, assessore alla Cultura del comune di Dalmine, è stato fra i principali fautori della riapertura alle visite di uno dei due bunker cittadini costruiti durante la seconda guerra mondiale. La riapertura è stata segnata da una breve cerimonia a margine della quale i primi visitatori hanno potuto scendere i 127 gradini che portano al rifugio. Qualcuno dice di essere venuto pensando all'Ucraina, altri vogliono semplicemente ripercorrere la storia di Dalmine. "Ovviamente che sia stato riaperto in questo momento è una coincidenza perché - precisa Iodice - il recupero è iniziato più di un anno fa. Ho visto un interesse anche morboso in queste settimane per i bunker. Per noi però è un monito di fronte a ciò che succede in questi giorni". Le visite, prenotabili online al sito www.bunkerdalmine.it e gestite dall'Associazione Crespi D'Adda, stanno riscuotendo molta attenzione anche fuori dalla bergamasca. "La memoria è importante e - dice un visitatore - ricordare cosa successe a Dalmine durante i bombardamenti del 1944, oggi, con la guerra alle porte d'Europa, è ancora più fondamentale". "Le persone ci chiedono quale fosse la qualità della vita nel rifugio ma - racconta Sarà Aglio, una delle guide - credo che l'interesse per questo bunker da parte della comunità sia legato più alla storia di questo luogo che agli eventi bellici nell'Est Europa. Empatizzare con ciò che avviene in Ucraina, però, è naturale". .Di Andrea Lattanzi

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