La Crimea al bivio fra Ucraina e Russia
  • 10 anni fa
Il vento anti-russo che soffia da Maidan ravviva i mai sopiti focolai di secessionismo in Crimea: Repubblica autonoma dell’Ucraina, che dal suo antico legame con Mosca ha ereditato una maggioranza etnica russa ostile a Kiev.

Componenti che, nella svolta filo-europeista altrove celebrata come rivoluzione, vedono una minaccia alla tutela della propria identità culturale.

Di recente sedati da politiche concilianti verso Mosca, i timori delle componenti russe esplodono ora in sempre più frequenti rivendicazioni di indipendenza dall’Ucraina e appelli al sostegno del Cremlino.

Un tam tam che comincia a preoccupare Kiev. Pochi giorni fa, il vice-presidente del Parlamento evocava lo spettro di una scissione, accusando peraltro Mosca di soffiare sul fuoco separatista.

“Soldati stranieri stanno arrivando in Crimea – dice Ruslan Koshulinskiy -. E parlo di soldati russi. Non è poi un segreto che un gran numero di passaporti della Federazione Russa vengano ormai distribuiti in diverse aree della Crimea. E’ vero che le leggi russe permettono la doppia nazionalità, ma si tratta di un’opzione che è invece vietata da quelle ucraine”.

Sotto la dominazione russa dalla seconda metà del XVIII secolo, la Crimea viene poi ceduta all’Ucraina nel 1954 durante la leadership di Nikita Kruscev.

La Seconda guerra mondiale lascia però in eredità anche deportazioni staliniane che, epurando la regione dalle componenti tatare, lasciano il campo a sempre più consistenti insediamenti di popolazioni di etnia russa.

Due anni fa, Mosca si avvicina poi ulteriormente in seguito a un accordo fra Putin e Yanukovitch, che rinnova fino al 2042 lo stanziamento di parte della flotta russa a Sebastopoli, già concesso nel 1997.

Secondo stime indipendenti, per un quasi terzo favorevole alla secessione da Kiev, la Crimea vede ora con allarme la recente adozione dell’ucraino come lingua ufficiale per tutti i documenti.

Spia di un malessere che Mosca ha subito raccolto, inviando negli scorsi giorni una delegazione di deputati della Duma proprio nella città di Sebastopoli. Un gesto ufficialmente volto a confermare un sostegno russo, sulle cui forme sorgono però ormai sempre più inquietanti interrogativi.
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