Una carriera tra il talento e l’istinto, protagonista di un’epoca in cui il tennis italiano cercava spazio tra i grandi del circuito. Paolo Canè, ex numero 26 del mondo, è stato ospite in questi giorni al circolo del tennis di Gioiosa Marea, incontrando appassionati e giovani promesse. Con lui abbiamo parlato del presente, da Jannik Sinner alla nuova generazione azzurra, ma anche dei suoi ricordi: le vittorie, le emozioni e un tennis che oggi non c’è più.
00:00Una visita lavorativa, ho organizzato tutto il mio amico Michele Puccio, un stage con ragazzi e ragazzi adulti,
00:08un segno del divertimento insieme a legato a una vacanza, che io sono qua per dieci giorni,
00:13e quindi mi sono trovato molto bene, ottima la partecipazione, l'affluenza dei ragazzi, i genitori, insomma l'ambiente, il posto è spettacolare.
00:22Lei è protagonista di un tennis che probabilmente non esiste più, non c'è più e cambiava tantissimo in questi 30-40 anni, che ricordi ha di quella sua esperienza?
00:35Ho dei bei ricordi perché ho giocato Puccio con i più forti al mondo nella storia del tennis, elencando Meckero, Sampras, Agassi, Connos, tutti i grandissimi campioni.
00:46Il tennis è cambiato, è molto più fisico e devo dire che ci stanno dando grandissime soddisfazioni.
00:51Che emozione è stata vedere Sinner abbraccia al cielo a Wimbledon?
00:56Una grandissima emozione, perché è un ragazzo che ha passato l'inferno negli ultimi sei mesi, con lo stop per quella sospensione,
01:06poi rientra a Roma dove ha fatto molto bene la finale, i tre match point sono sfruttati a Parigi, a Roland Garros,
01:13e qua diciamo che ha raccolto tutto nella finale di Wimbledon e si è tolto un bel peso dallo stomaco e quindi è stato doppiamente bravo.
01:23E al bimbetto di otto anni che domenica ha visto Sinner vincere a Wimbledon e che vuole prendere una racchetta, che cosa ha in mano?
01:30Bene, per i giovani deve essere un punto di riferimento avere dei campioni che giocano nel tuo paese.
01:39Se il numero uno in Italia fosse il numero mille, forse ci sarebbero meno ragazzi appassionati e trasportati da questo sport.