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  • 11/07/2025
Roma, 11 lug. (askanews) - Si entra in uno spazio che ha tutti i canoni di un antico appartamento in stile Belle Époque, qualcosa che ha già nei muri una certa idea di arte, ma subito dopo ci si imbatte nell'estetica proto-digitale dei Krafwerk, con diverse opere visive e sonore nelle varie stanze della casa. Siamo nella galleria Indipendenza di Roma e la mostra che attraversiamo è "The Man Machine" di Ralf Hutter, storico leader della band tedesca di musica elettronica che, da sempre, dialoga con il proprio stile con l'arte contemporanea.Animazioni, parole, musica, la dimensione sonora che diventa forme del movimento. Per quanto riconoscibile e ormai codificata, l'estetica dei Kraftwerk funziona in modo particolare nello spazio di piazza Indipendenza, proprio per il gioco sottilmente modernista che crea un ponte tra due temporalità - il crinale tra Otto e Novecento e gli albori dell'era del digitale di massa - che, entrambe, appaiono al tempo stesso superate e attualissime, in un certo senso necessarie. E questa sensazione di necessità nasce dalla relazione, dal modo in cui l'elettronica sonora e visiva di Hutter e della sua band sta all'interno di quelle stanze spoglie, ma già di loro così intense.Uomini e macchine, slogan che vengono da un futuro che chiaramente sta nel passato, ma che comunque non si è mai realizzato in questo modo, benché nei fatti sia semplicemente la nostra realtà di ogni giorno. Ecco, la mostra curata da Michael Bracewell, vive di tali continue contraddizioni, oltre che dalla perdurante fascinazione di un'idea di "super machine" tradotta nel lavoro dei Kraftwerk e nella loro postura robotica. Il mondo fuori va più veloce, ma l'arte, se mai servisse a qualcosa, potrebbe aiutarci a fissare i processi che accadono intorno a noi, per abbozzare un tentativo di comprenderli o, per lo meno, offrirci altre prospettive di pensiero.

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00:00Si entra in uno spazio che ha tutti i canoni di un antico appartamento in stile Belle Epoque,
00:05qualcosa che ha già nei muri una certa idea di arte, ma subito dopo ci si imbatte nell'estetica
00:09proto-digitale dei Kraftwerk, con diverse opere visive e sonore nelle varie stanze della casa.
00:15Siamo nella Galleria Indipendenza di Roma e la mostra che attraversiamo è The Man Machine
00:19di Ralph Hütter, storico leader della band tedesca di musica elettronica che, da sempre,
00:25dialoga con il proprio stile e con l'arte contemporanea.
00:27Animazioni, parole, musica, la dimensione sonora che diventa forma del movimento.
00:33Per quanto riconoscibile o mai codificata, l'estetica dei Kraftwerk funziona in modo particolare
00:37nello spazio di piazza indipendenza, proprio per il gioco sottilmente modernista che crea
00:42un ponte tra due temporalità, il crinale del 8900 e gli albori dell'era digitale di massa,
00:47che, entrambe, appaiono al tempo stesso superate e attualissime, in un certo senso quindi necessarie.
00:53E questa sensazione di necessità nasce dalla redazione, dal modo in cui l'elettronica
00:58sonora e visiva di Hütter e della sua band sta all'interno di quelle stanze spoglie, ma
01:02già di loro così intense.
01:04Uomini e macchine, slogan che vengono da un futuro che, chiaramente, sta nel passato,
01:08ma che comunque non si è mai realizzato in questo modo, benché nei fatti sia semplicemente
01:13la nostra realtà di ogni giorno.
01:14Ecco, la mostra curata da Michael Bracewell vive di tali continue contraddizioni, oltre
01:20che della perdurante fascinazione di un'idea di super machine tradotta nel lavoro dei Kraftwerk
01:25e nella loro postura robotica.
01:27Il mondo fuori va più veloce, ma l'arte, se mai servisse a qualcosa, potrebbe aiutarci
01:32a fissare i processi che accadono intorno a noi, per abbozzare un tentativo di comprenderli
01:36o, perlomeno, offrirci altre prospettive di pensiero.
01:39Grazie.

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