Siringhe pronte all’uso, flaconcini di acido ialuronico, documenti scritti in tedesco: è quanto trovato dai carabinieri dei NAS in una trentina di centri estetici a Roma e provincia. L’operazione, che fa parte di un’indagine nazionale, ha portato alla chiusura di 14 strutture e alla denuncia di ben 104 persone, tra finti medici e operatori improvvisati. Al centro dell’inchiesta, interventi di medicina estetica effettuati senza alcuna abilitazione, in ambienti privi di autorizzazioni sanitarie. Tra i casi più gravi, quello di un uomo che praticava iniezioni alle labbra con un certificato ottenuto all’estero, non valido in Italia. I clienti firmavano documenti di consenso in una lingua che non comprendevano, mettendo a rischio la loro salute. Il blitz arriva pochi giorni dopo la morte di Ana Sergia Alcivar Chenche, la 46enne deceduta in seguito a una liposuzione eseguita in uno studio non autorizzato da un medico peruviano ora indagato. L’operazione dei NAS getta luce su un mercato parallelo alimentato da internet, dal passaparola e da un bacino di utenza che spesso ruota attorno anche al mondo della prostituzione. Le indagini proseguono per smantellare un sistema diffuso e pericoloso, che mette a rischio la salute pubblica.