CI SONO FILM CHE TI LASCIANO la sensazione di aver assistito alla nascita di un nuovo grande regista... Ognuno ha i suoi. Per la sottoscritta il primo è stato Sesso, bugie e videotape di Steven Soderbergh (anno: 1989) e l'ultimo pochi giorni fa: Aragoste a Manhattan di Alonso Ruizpalacios (nei cinema). Un assaggio di cosa vi aspetta è la clip qui sopra.
Anticipando l'unica pecca (un po' troppe 2 ore e 20': qualche taglietto avrebbe reso il tutto ancora più succulento), il resto (99%) è capolavoro assoluto. In bianco, grigio e nero, tutto tra i corridoi e la cucina del The Grill, ristorante finto chic di Manhattan. Le aragoste sono quelle nell'acquario, in cui si rispecchia l'umanità in divisa da cuoco/sguattero/responsabile, tutti in movimento (tanto, tantissimo) tra fornelli e lavandini, macchinette degli ordini e piatti pronti da servire... Tutti poveri migranti, ma qualcuno più povero e migrante degli altri... Tanti parlano in spagnolo, anzi urlano, accusandosi e attaccando per difendere il proprio spazio/ruolo nella catena di montaggio (che sia la versione contemporanea e post The Bear di Tempi moderni?). La metafora è chiara: la cucina del The Grill sono gli States pronti a saltare in aria, forzatamente uniti. E il mondo tutto...
C'è la ragazza neo assunta con cui entriamo nella cucina e nella storia dello chef Pedro (Raul Briones, bravissimo) e della sua donna, la cameriera Julia (Rooney Mara). Che si amano e si scontrano, tra di loro e con tutto il mondo che li circonda. Tutto in un giorno e (quasi) senza uscire dalla cucina (The Kitchen è il titolo della pièce su cui si basa). Fino all'esplosione...
Alonso Ruizpalacios è nato a Città del Messico nel 1978. Quando studiava all'università di Londra fece il cameriere/lavapiatti e lesse la pièce di Arnold Wesker. Non è giovanissimo come Soderbergh nel 1989 e non è al suo primo film: cercate Museo-Folle rapina a Città del Messico (2018), già quello era affascinante. Ma questo è davvero "altro", a partire da quell'inizio sfocato sulla ragazzina che attraversa Manhattan. Lo stile e il contenuto, vanno a braccetto, come si diceva un tempo. L'estetica e la politica.
Dice il regista: «Le frontiere giocano un ruolo fondamentale nel film, che siano fisiche, spirituali o sociali. La struttura a caste della cucina è l'ambientazione perfetta per raccontare una società divisa, bloccata all'interno del suo spazio. Un ristorante di New York con le sue marcate divisioni tra sala e retro, management e forza lavoro, americani e stranieri è la metafora perfetta del mondo moderno. La linea dove i cuochi mettono i piatti in uscita è il confine reale, politico e geografico che costruiamo. Come la linea che separa Pedro e Julia e la loro storia d'amore impossibile. Un messicano e un'americana: uniti e per sempre separati. Come diceva Justo Sierra: «Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti»...
Anticipando l'unica pecca (un po' troppe 2 ore e 20': qualche taglietto avrebbe reso il tutto ancora più succulento), il resto (99%) è capolavoro assoluto. In bianco, grigio e nero, tutto tra i corridoi e la cucina del The Grill, ristorante finto chic di Manhattan. Le aragoste sono quelle nell'acquario, in cui si rispecchia l'umanità in divisa da cuoco/sguattero/responsabile, tutti in movimento (tanto, tantissimo) tra fornelli e lavandini, macchinette degli ordini e piatti pronti da servire... Tutti poveri migranti, ma qualcuno più povero e migrante degli altri... Tanti parlano in spagnolo, anzi urlano, accusandosi e attaccando per difendere il proprio spazio/ruolo nella catena di montaggio (che sia la versione contemporanea e post The Bear di Tempi moderni?). La metafora è chiara: la cucina del The Grill sono gli States pronti a saltare in aria, forzatamente uniti. E il mondo tutto...
C'è la ragazza neo assunta con cui entriamo nella cucina e nella storia dello chef Pedro (Raul Briones, bravissimo) e della sua donna, la cameriera Julia (Rooney Mara). Che si amano e si scontrano, tra di loro e con tutto il mondo che li circonda. Tutto in un giorno e (quasi) senza uscire dalla cucina (The Kitchen è il titolo della pièce su cui si basa). Fino all'esplosione...
Alonso Ruizpalacios è nato a Città del Messico nel 1978. Quando studiava all'università di Londra fece il cameriere/lavapiatti e lesse la pièce di Arnold Wesker. Non è giovanissimo come Soderbergh nel 1989 e non è al suo primo film: cercate Museo-Folle rapina a Città del Messico (2018), già quello era affascinante. Ma questo è davvero "altro", a partire da quell'inizio sfocato sulla ragazzina che attraversa Manhattan. Lo stile e il contenuto, vanno a braccetto, come si diceva un tempo. L'estetica e la politica.
Dice il regista: «Le frontiere giocano un ruolo fondamentale nel film, che siano fisiche, spirituali o sociali. La struttura a caste della cucina è l'ambientazione perfetta per raccontare una società divisa, bloccata all'interno del suo spazio. Un ristorante di New York con le sue marcate divisioni tra sala e retro, management e forza lavoro, americani e stranieri è la metafora perfetta del mondo moderno. La linea dove i cuochi mettono i piatti in uscita è il confine reale, politico e geografico che costruiamo. Come la linea che separa Pedro e Julia e la loro storia d'amore impossibile. Un messicano e un'americana: uniti e per sempre separati. Come diceva Justo Sierra: «Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti»...
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NovitàTrascrizione
00:00Ma tu dimmi, quale cazzo di amministratore delegato ha deciso che tutti dovrebbero poter mangiare ragoste?
00:17Insomma, non tutti sono destinati a mangiare ragoste in questa vita, in questo mondo, non trovi?
00:22È la cosa più triste che abbia sentito oggi.
00:24Lo sapevi che venivano considerate la carne dei poveri?
00:27Meno di cent'anni fa la ragosta era il pollo del mare.
00:31I pescatori le regalavano ai barboni sui pontili.
00:34Le usavano come esca per pescare spigoli e dentici, però come con il caffè che con il cazzo di latte lo hanno chiamato latte macchiato.
00:41Un giorno un ricco coglione ha deciso di andare nei bassi fondi, mangiare i polli di mare e chiamarli le cornie.
00:47E così oggi qualsiasi merdoso turista bianco viene a New York per farsi la foto a Times Square.
00:53Così può far vedere alla sua grassa famiglia nell'Iowa come una volta anche lui ha mangiato la ragosta.
00:59Mi stai seguendo?
01:00Prega di non vivere tanto a lungo da vedere un nugget di pollo su insalata venduto a 40 dollari.