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La Niña presenta il nuovo album "Furèsta"
Rockol
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21/03/2025
L'intervista alla cantautrice e produttrice partenopea sul secondo album in studio
Categoria
🎵
Musica
Trascrizione
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Una delle mie più grandi paure con questo disco era che non puzzasse di contemporaneità,
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in realtà era forse ancora più urgente per me far respirare l'adesso, l'oggi che non
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il passato, perché a volte la tradizione come parola è anche una parola molto pesante
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che sembra carica di significati anche poi difficili da comprendere, in realtà come
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dicevi tu, che è una cosa con cui concordo al cento per cento, la tradizione non è nient'altro
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che storia, è quello che accade, la storia però non è solo storia passata, è anche
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storia presente ed è in evoluzione, quindi parlare di tradizione come questo essere che
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alleggia e diciamo che proviene da un tempo e da uno spazio differenti secondo me è anche
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un po' anacronistico, quindi sono felice che questo brano che è sicuramente contemplazione
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di cultura mediterranea musicale lontana nel tempo e nello spazio sia anche fondamentalmente
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molto ancorato nel presente e per le tematiche e per il linguaggio e anche per un'attitudine
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proprio alla composizione, anche all'interpretazione che sia contemporanea, per me era importante
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che la voce fosse quella di una persona immersa nel presente e non nostalgica, non mera nostalgia.
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Un altro aspetto molto interessante del progetto, ovviamente lo stavi già dicendo, è il lato
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musicale, ci sono veramente dei brani pazzeschi con suoni legati ai cavalli, con suoni legati
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a delle percussioni che temano quasi dei terremoti, con varie tradizioni che si mischiano, da dove è
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partita la tua ricerca musicale e poi ovviamente anche tanta in realtà, anche qui l'abbiamo detto
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già prima, contemporaneità musicale con un uso particolare della voce in diversi contesti,
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da dove parte però il filo rosso come scritto questo e il punto zero, da dove è iniziata la tua ricerca?
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Allora, diciamo che io non sono mai stata capace di fare un concept album, è proprio una cosa che
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non riesco a fare, non riesco a pensare a un concetto da approfondire, è un mio limite o
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forse è il mio punto di forza, non so, o entrambe le cose magari. La verità è che io cercavo,
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ero un po' stanca, ecco questo disco nasce sicuramente da un senso di stanchezza nei
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confronti proprio anche della mia musica, ero molto stanca del mio modo di approcciare alla
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scrittura, sentivo che non stavo dando spazio al mio lato più nerd, che questo disco ha fatto
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venire di nuovo fuori, quindi studiando strumenti musicali nuovi che poi sono molto antichi, quindi
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nuovi per me come studentessa però che in realtà sono parte della mia tradizione come la chitarra
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battente o i tamburi a cornice che avevo sempre suonicchiato ma non avevo mai studiato, quindi
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questo disco per me è stato anche molto edificante perché è stato un modo per imparare come se fosse
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una scuola, un corso accelerato di musica e mi ha dato anche tanti spunti per riflettere su come la
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storia si ripeta da tutti i punti di vista, artistici, filosofici, sociali, politici, la storia
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si ripete e ci sono delle evoluzioni chiaramente ma anche delle forti involuzioni e questo disco
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sicuramente una riflessione su su tanti di questi temi e se devo risponderti sul punto di partenza
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il pezzo che ha dato il via in là a questo disco è stato Trem, proprio quello del terremoto di cui
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parlavi tu che nasce da una mia sperimentazione con i tamburi, ero sola a casa e niente avevo
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acquistato un po' di tamburi, un po' diciamo incompulsivamente e ho detto mamma mia io devo
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raccontare il terremoto, lo devo raccontare perché è un senso di precarietà che noi viviamo perché io
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vivo sulla solfatara quindi sono nella bocca dell'epicentro del terremoto e questo senso di
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precarietà, questo senso di arrendevolezza nei confronti di madre natura non può essere non
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raccontato nel mio prossimo lavoro perché è potente ed è in realtà pacifico perché come
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dice la mia amica Kuki che poi ho coinvolto in questo pezzo c'è qualcosa di pacifico nell'arrendersi,
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sapere di non essere in grado di combattere la natura è stato per me molto liberatorio in realtà
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e quindi è stato questo il primo pezzo nato da una sperimentazione sul ritmo della tamborriata
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che volevo destrutturare perché non era abbastanza, non raccontava il presente, la
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tamborriata racconta un popolo in marcia, un popolo antico ma non racconta, un popolo delle
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campagne ma non racconta la mia dimensione e quindi non era abbastanza doveva trasformarsi
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ed è quello che ho fatto, ho sperimentato, ho tagliato, ho suonato addirittura i tamburi con
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i capelli, ti dico solo questo è stato anche molto divertente perché volevo che strusciasse,
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che venisse dalla polvere, dalla terra quindi è stato quello il primo pezzo e poi vabbè è venuto
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tutto fuori come un fiume perché lo sai quando si sbloccano le prime due canzoni o magari non
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lo sai cioè nel senso è un intercalare forse un po' stupido però sbloccata la prima parte
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è andato tutto più in discesa. Questo è un disco di suoni appunto e come dicevi giustamente anche
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di grandi tematiche, c'è Figlia da tempesta per esempio che è un brano molto schierato, oggi si
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usa poco questo termine ma lo è e ovviamente è schierato da una parte ben precisa che poi è anche
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una parte giusta ovviamente perché affronta la condizione della donna nella società anche se vuoi
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con una nuova rabbia in qualsiasi modo che però ha origini antiche perché infatti anche questo
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brano ha radici nella storia e parla però anche nell'oggi. Quanto è stato importante per te un brano di questa dimensione?
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Beh Figlia da tempesta è sicuramente il pezzo che ha fatto piangere tutti i primi amici che
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l'hanno ascoltato e quello che diciamo anche discograficamente ricordo insomma io ho vissuto
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questo momento molto anni 70 con il mio Enar che è venuto a casa a Napoli per ascoltare i primi
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pezzi ed è quello che sicuramente ricordo distintamente lo colpì perché pur non cogliendone
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il significato profondo c'era qualcosa di fortemente extra linguistico cioè di una potenza
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che andava molto fuori i significati qualcosa come hai detto tu Di che forse io non avevo capito
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perché per me era un bel pezzo ma non avevo capito il valore che poi di fatto in questi
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giorni le persone gli stanno dando c'è una potenza effettivamente del suono che va al di là
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di ogni messaggio che anche un po non so che di mistico eppure anche di molto schierato che
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probabilmente è diciamo il risultato della mia ricerca su come ti dicevo questa contemplazione
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sulla musica classica della campagna felix ho ascoltato molta musica del 500 del 400 perché
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cercavo di volevo ritrovare quel seme di eternità che si respira in quelle composizioni che a volte
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sono a tonali o hanno dei cori che sembrano venire da un altro mondo che però dicono sempre qualcosa
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qualcosa che poi non è mai invecchiato io volevo che non invecchiasse questo volevo fare un provare
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a fare un disco che non invecchiasse pur essendo databile perché cioè io voglio che sia datato
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databile possibile capire che un disco di oggi non degli anni 70 non del del 500 e quindi insomma
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figliola tempesta è una tematica che come dicevo anche nei miei post quando condiviso il pezzo è
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una storia che non smetteremo mai di raccontare che non invecchierà mai anche se si ripete
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d'altronde il ruolo della donna è sempre stato insomma molto complesso all'interno della società
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umana tutto da indagare c'è ancora tanto da fare chiaramente ogni tanto arrabbiarsi secondo me
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serve abbiamo parlato appunto dei suoni abbiamo parlato anche di un lato testuale c'è anche una
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terza dimensione che nella tua musica il tuo modo di fare musica è centrale che è quella
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performativa lo si vede nei tuoi video lo si vede tutto quello che fai in realtà nei tuoi live
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anche quello mi sembra un aspetto molto importante ovviamente e mi sembra che anche il disco in
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qualche modo l'album sia stato pensato per avere quel tipo di dimensione ed elevarla
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sì c'è nel senso ovviamente avevo oddio questa volta con questo disco in realtà quello che
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che volevo fare era proprio mostrare quasi in maniera passami il termine pornografica gli
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strumenti musicali della mia tradizione perché talmente che me ne sono innamorata suonandoli
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chiaramente studiandoli che ho pensato di fare proprio un focus quindi di rendere quasi loro
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protagonisti infatti i loro le voci come nel caso di fila tempesta è un pezzo principalmente a base
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corale ad impianto corale così come guapparia è un pezzo che ha proprio in maniera di da scalica
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tutti gli strumenti della tradizione campana napoletana quindi la chitarra battente il
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mandolino la chitarra classica i tamburi a cornice il tamburello quindi la tammorra ci
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sono tutti e li volevo far vedere volevo far vedere questa cosa perché sono meravigliosi
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cioè la verità è che raccontano sono nati per dei motivi e raccontano una storia che continua a
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battere nei cuori delle persone ma che molto spesso poi viene appiattita dalle esigenze di
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globalizzazione chiaramente anche della musica no quindi poi per adeguarsi a un certo tipo di
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sound si dimenticano delle queste pulsioni così antiche e belle da recuperare e quindi questo per
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dire che appunto sì ovviamente c'è un'attenzione io la necessità avevo proprio la necessità in
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questo disco forse ancora più degli altri precedenti di raccontare questa questa dimensione
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la dimensione più teatrale la dimensione più musicale prettamente musicale sempre con una
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fascinazione per il cinema e per la performance di la videoarte ecco come in guapparia si inscena
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un funerale non dichiarato e in filiera tempesta quello che si inscena sono tante cose però
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sicuramente una donna che arriva ad un gomitolo per me è una grande metafora poi ognuno interpreta
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in un modo però seguire per una vita intera un gomitolo che ti porta ad un altro gomitolo è per
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me una storia importante da raccontare insomma e poi sembra veramente la scena di un film appuntato
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molto cinematografico senti senza amore non si canta senza amore non si suona qual è il grande
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amore che ti ha spinto a lavorare su questo disco e a realizzarlo in questo modo guarda io penso che
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alla fine devo romanticamente dire che nonostante le grandi delusioni politiche sociali a cui siamo
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sottoposti tutti noi esseri sensibili io sono una filantropa quindi rimango filantropa nonostante
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provo a mascherarmi a volte anche nella vita quotidiana di rabbia e risentimento di fatto non
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sono in grado di provarli fino in fondo quindi amore per l'umanità la collettività empatia per
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il genere umano molto molto poco individuale individualista ecco questo amore amore veramente
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molto largo questo disco è stato anche un forte esercizio di immedesimazione di empatia
Consigliato
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