Lancia Fulvia Sport 1,3 Zagato - 1973

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Lancia Fulvia Sport 1,3 Zagato - 1973. Come era già avvenuto per la Appia, la Flavia e Flaminia, la Lancia diede a Zagato l'incarico di realizzare la versione sport della Fulvia, dotata di carrozzeria in alluminio e aerodinamica. Disegnata da Ercole Spada, e allestita nelle officine della carrozzeria milanese a Terrazzano di Rho, la Fulvia Sport aveva una linea con coda del tipo fastback, estremamente moderna e filante. Lanciata nel 1965, la Sport aveva la stessa meccanica della Coupé - tranne il rapporto al ponte - ma grazie alla migliore aerodinamica raggiungeva velocità di punta più elevate. Nonostante ciò non venne quasi mai impiegata nelle competizioni rally a causa della maggiore delicatezza della monoscocca su cui poggiava la carrozzeria in alluminio e delle caratteristiche generali più adatte all'impiego in pista (dove la Lancia all'epoca non correva).
Più che in base all'evoluzione tecnica (che seguì passo passo quella delle coupé), si possono distinguere le varie "serie" della Zagato tramite l'uso dei materiali utilizzati per la carrozzeria.
La Sport infatti adottò una carrozzeria integralmente in Peraluman solo tra il 1965 ed il 1967. Nel periodo 1968-70 la carrozzeria divenne in acciaio, con cofano, portiere e sportello del vano della ruota di scorta in Peraluman. Il portellone è sempre stato in acciaio su tutte le versioni. L'evoluzione della meccanica e delle motorizzazioni segue quella delle Coupé, tranne per la motorizzazione 1231 cm³. Al salone dell'automobile di Torino del 1968 la Sport Zagato venne presentata anche in una inedita variante spyder che, tuttavia, non ebbe alcun seguito commerciale, a causa dei mutati piani industriali Lancia in concomitanza con il passaggio di proprietà del marchio alla Fiat, che di certo mal sopportava queste costose collaborazioni artigianali a fronte dei limitati introiti derivati dalle vendite. Particolarità della Fulvia Sport Zagato fu il portellone che si apriva elettricamente con un pulsante posizionato sul cruscotto. Un motorino elettrico posizionato sotto il portellone al centro dell'apertura del bagagliaio sollevava il portellone di alcuni centimetri sufficienti a far circolare aria nell'abitacolo. un lusso per l'epoca. A fine 1970 la carrozzeria divenne integralmente in acciaio perdendo le parti mobili in Peraluman, essendo stato il modello leggermente ridisegnato da Mittino per aggiornare funzionalmente il corpo vettura, alzando il padiglione per un accesso meno difficoltoso e allargando i parafanghi di modo da poter ospitare pneumatici maggiorati. Il cofano motore, che sulle serie precedenti era, in modo inconsueto, incernierato sul fianco destro, fu inoltre incernierato sull'anteriore, come volevano le regole di sicurezza dell'epoca.
La produzione cessò nel 1972, dopo che la Zagato aveva assemblato circa 6.183 esemplari.