Giustizia, psichiatri: strutture in emergenza, rivedere legge 81
  • 4 mesi fa
Venezia, 13 dic. (askanews) - La psichiatria può curare ma non è in grado di prendere in custodia le persone che hanno commesso reati. Per questo gli psichiatri chiedono di rivedere la legge 81, aggiornando i percorsi di cura. Si tratta di una vera e propria emergenza che riguarda la salute non solo chi chi deve scontare la pena ma anche per la sicurezza degli operatori del settore, vittime spesso di aggressioni e violenze. Se ne è parlato a "Psichiatria e Giustizia al servizio della società", un evento promosso da Motore Sanità, con la sponsorizzazione di CePAC per approfondire il dialogo tra magistratura, Sanità e Regioni su questi temi.Emi Bondi, presidente società italiana di psichiatria, spiega perché le strutture psichiatriche non riescono più a gestire la situazione. "Non sono in grado - afferma - perché sono sempre più in difficoltà, per la diminuzione delle risorse dei posti letto, del personale. Sono anni ormai che siamo definanziati e facciamo fatica a rispondere ai bisogni di salute della popolazione. Il numero notevole di pazienti autori di reato che rappresenta quasi il 30% delle persone che occupano i posti letto negli Spdc (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura ndr) e il 30% circa delle persone che occupano i posti nelle comunità sta diventando insostenibile per lo svolgimento delle normali attività. Queste persone - aggiunge - restano a volte mesi all'interno dei reparti che dovrebbero essere reparti per acuti, perché per loro non ci sono soluzioni di percorso".Occorre quindi individuare meglio le misure detentive appropriate per ogni singolo paziente. Va in questa direzione il progetto di sperimentazione del CePAC, il Centro di profilazione e analisi criminologica concepito per dare uno strumento in più alla Magistratura e ai Dipartimenti attraverso l'osservazione e la valutazione del comportamento degli autori di reato, in modo da indirizzare il paziente nella struttura più adeguata dove scontare la pena. Oggi, infatti, la pericolosità sociale viene stabilita dal giudice soltanto in base a una perizia psichiatrica e non in seguito ad un'osservazione più lunga e approfondita che la profilazione garantirebbe.Il presidente di Istituti Polesani, Iles Braghetto, spiega le finalità del CePAC e il messaggio alle Istituzioni: "L'obiettivo maggiore è di evitare ricoveri impropri nelle Rems e utilizzare anche le strutture territoriali laddove la pericolosità sociale lo consenta", spiega Braghetto, che aggiunge: "Il messaggio è innanzitutto di utilizzare questa struttura di profilazione, perché all'interno di un percorso è più semplice cogliere gli aspetti che possono consentire poi al giudice di prendere una decisione adeguata. A accanto a questo poi allargare la rete di servizi, soprattutto in alcune regioni: oggi sono carenti in particolare i posti territoriali ma anche i posti in Rems".Sono oltre settecento i pazienti in lista d'attesa per l'ingresso nelle Rems, le strutture sanitarie di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, su un totale di 630 posti in tutta Italia.