Quando il medico diventa paziente: indagine Univadis Medscape

  • 7 mesi fa
Roma, 30 ott. (askanews) - Siamo abituati a vedere i medici dalla parte di chi cura e non nelle vesti di pazienti e quando questi ruoli si invertono l'impatto può essere traumatico ma anche fonte di un rinnovato modo di interpretare la professione. Ad indagare sugli effetti della malattia sui camici bianchi è un'indagine promossa da Univadis Medscape Italia condotta su un campione di 1.616 medici italiani, prevalentemente uomini (907 uomini vs 689 donne).Daniela Ovadia, direttrice di Univadis Medscape Italia e autrice del report: "Questo tipo di esperienza rende più empatici, più pronti a comprendere i problemi dei pazienti. Quello che è anche interessante secondo me è che per il 57% del campione il fatto di conoscere la medicina, di avere consapevolezza di quali sono le malattie, invece che ridurre il timore nei confronti della malattia lo aumenta. Che i medici siano un pochino ipocondriaci è una cosa che si dice scherzando anche nei primi anni di università , ma che la nostra indagine conferma: quando conosci in realtà hai più paura, tendi più facilmente a pensare all'aspetto rischioso delle malattie e anche delle cure. Il 98% dei medici ritiene di essere molto più consapevole della media dei pazienti per esempio dei rischi associati all'uso dei farmaci e il 62% dice che fa molte più domande ai propri colleghi"."Abbiamo voluto chiedere se in generale i medici si rivolgono facilmente ad altri medici - aggiunge - e la risposta è no: per più della metà del campione il 56% l'auto cura è la norma cioè ci si cura da soli fino a quando proprio non se non si può fare a meno e quando si deve rivolgersi a un collega il 78% dichiara di sentirsi abbastanza sicuro nelle mani dei propri colleghi però c'è comunque una percentuale consistente intorno al 18% dei rispondenti che invece non ha molta fiducia nei propri colleghi. C'è comunque anche una diffidenza nei confronti delle Istituzioni, come dire: se le conosco le evito. Il 58% dei rispondenti dice di essere piuttosto diffidente nei confronti per esempio delle strutture ospedaliere, della loro capacità di prendere efficacemente in carico le malattie".Nessun trattamento particolare - hanno sottolineato i medici - ma qualche facilitazione."Dato interessante è quello che riguarda la velocità di accesso al Sistema Sanitario Nazionale, uno dei grossi problemi che abbiamo adesso, ovviamente essere un medico rende tutto più facile: hanno avuto l'appuntamento più velocemente con un contatto diretto, hanno potuto by-passare le liste d'attesa. Ne sono pienamente consapevoli e sono anche consapevoli del fatto che nell'attuale gestione del Sistema Sanitario Nazionale questa cosa è in un certo senso una fortuna. Per quel che riguarda invece i pagamenti, e questo è un dato curioso, c'è questa convinzione da parte di tutti che peraltro è contenuta nel giuramento di Ippocrate, che i medici non si facciano pagare l'un l'altro: non sembra più essere così. La maggior parte si aspetta di pagare per la propria visita anche da un collega, il 40% dice di avere effettivamente pagato le proprie visite e di farsi pagare anche dai colleghi e dai familiari dei colleghi cosa che un tempo era assolutamente impensabile".

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