Giovani e lavoro, Sodalitas: servono nuovi modelli di relazioni
  • 6 mesi fa
Milano, 6 ott. (askanews) - Le aziende si misurano oggigiorno con attitudini dei collaboratori profondamente diverse da quelle espresse fino a pochi anni fa. La consapevolezza che soprattutto i più giovani hanno riguardo gli impatti ambientali, sociali, etici del lavoro e delle organizzazioni impone alle imprese di impegnarsi concretamente in iniziative sostenibilità sociale innovative ed efficaci, mettendo al centro il benessere della persona in un senso molto ampio del termine.Se ne è discusso - in Bocconi a Milano - all'undicesimo Salone della Csr e dell'innovazione sociale nel corso del quale la Fondazione Sodalitas ha portato alcune anticipazioni della seconda edizione del suo Osservatorio sulla Sostenibilità Sociale d'Impresa."Il rapporto verrà svolto a fine anno, però già adesso si delineano alcuni punti forti e alcuni temi dominanti - dice Alessandro Beda, consigliere delegato di Fondazione Sodalitas - Uno di questi è l'inserimento dei giovani nel lavoro. E' cambiata profondamente l'attitudine dei giovani al lavoro e quindi bisogna che l'impresa sia attrezzi per dare le risposte che i giovani chiedono. Mi diceva un capo d'azienda che quando finisce un colloquio prima era il manager che diceva 'le farò sapere'. Oggi è invece il giovane che quando finisce il colloquio dice 'le farò sapere'. Il giovane infatticonsidera sì il valore dell'impresa che lo assume, ma anche il valore personale che lui vuole acquisire. E' cambiata un'epoca, e l'impresa deve attrezzarsi".Nel corso dei lavori di diversi panel del Salone è stata sottolineata da più voci la rilevanza sempre più ampia che la componente sociale della sostenibilità sta prendendo rispetto agli altri due pilastri della sostenibilità, quella ambientale e quella economica."La sostenibilità sociale d'impresa è quasi più importante delle altre due, quella economica e ambientale, perché riguarda la persona. E' la persona che fa crescere anche l'ambiente e l'economia dell'impresa. Quindi lavorando sulla sostenibilità sociale d'impresa si dà maggiore valore all'impresa stessa, poiché il valore dell'impresa è creato dalle persone che la compongono e da quelle attorno impresa ad essa, la comunità. Quindi facendo crescere la sostenibilità sociale si fanno crescere tutti i tre valori della sostenibilità".E riguardo la forza e la condivisione dei valori della componente "sociale" della sostenibilità l'Italia può vantare una sorta di primato, come ha ricordato Beda che ha indicato come fattori caratterizzanti sia la presenza nel nostro Paese di un Terzo settore e di un Non-profit moto forti; sia una maggiore sensibilità su determinate tematiche per effetto di una cultura cattolica diffusa."Una specificità italiana è la presenza di un Terzo Settore di un non profit molto forte, il più forte che ci sia in Europa. Quindi il rapporto impresa-terzo settore-non profit è molto attivo. Poi in Italia c'è forse un'altra caratterizzazione: la cultura cattolica. Il Papa si muove molto sul tema della sostenibilità sociale, e quindi l'Italia è più sensibile e potrà in futuro essere anche da guida dell'Europa sulle tematiche della sostenibilità sociale. Gli italiani, quindi, sono già pronti al tema della sostenibilità sociale perché altrimenti non ci sarebbero 5 milioni di volontari impegnati ogni in tantissime organizzazioni. Quindi l' Italia secondo me è messa meglio su questo fronte: c'è una disponibilità delle singole persone a impegnarsi di più, e speriamo che ci sia sempre di più negli anni prossimi".
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