Venezia, Premio speciale Giuria a Green Border di Agnieszka Holland
  • 7 mesi fa
Venezia, 9 set. (askanews) - La regista polacca Agnieszka Holland in "Green Border" (Il confine verde) racconta in bianco e nero il dramma umano di chi dal Medio Oriente e dall'Africa tenta di raggiungere l'Europa attraverso il confine tra Bielorussia e Polonia, finendo per diventare quasi "pedina" di un gioco politico tra promesse di ingressi facili e respingimenti dei due paesi.Secondo la regista a volte si ha l'impressione che l'umanità abbia perso la memoria di ciò che è accaduto 80 anni fa. "L'Olocausto è stato un tale shock che quando ci siamo resi conto della sua portata, l'Europa ma non solo l'Europa, il mondo intero ha deciso che non poteva accadere di nuovo". "Il nazionalismo è pericoloso, porta al razzismo e il razzismo porta ai crimini contro l'umanità. E l'Unione europea, in qualche modo, dovrebbe essere la panacea di questi mali. Collaborazione, solidarietà, sorellanza e fratellanza, diritti umani e rispetto per la libertà, per la democrazia e per ogni singolo essere umano. Questa dovrebbe essere la nuova ideologia dell'Europa libera. E ha funzionato per diverse volte, naturalmente non è mai stata perfetta, ma la direzione e i tentativi e la convinzione che è lì che dobbiamo andare erano reali".Ma certi nazionalismi o forme di razzismo oggi sono pericolose e il confine raccontato nel film è reale."È più o meno quello che ho mostrato nel film - ha detyto Holland - solo che al posto dei fili spinati c'è una specie di muro costruito con un sacco di soldi che distrugge l'antica foresta. Ma il muro c'è; le persone passano ancora ma in numero maggiore. Passano anche nelle paludi e nei fiumi. Ora è solo più pericoloso".Nel film la ricerca di raggiungere l'Europa è raccontata da tre punti di vista: un'attivista, una guardia di frontiera e una famiglia siriana."Volevo mostrare le diverse prospettive. Tutti sono coinvolti nella situazione, spesso contro la loro volontà, e devono fare delle scelte; sono importanti per me per mostrare la complessità della situazione che è polacca ma allo stesso tempo è universale. Non è un caso unico della Polonia quello che sta accadendo con i migranti".
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