Cresce incidenza delle materie prime critiche su produzione italiana
  • 10 mesi fa
Roma, 14 giu. (askanews) - In un solo anno il totale della produzione industriale italiana che dipende dalle materie prime critiche (CRM - Critical Raw Materials) è cresciuta del 22%, passando da 564 a 686 miliardi di euro con un'incidenza complessiva sul PIL pari al 38% (era circa il 33% nel 2021). A tracciare questo quadro, che mette il nostro Paese al primo posto tra i Paesi la cui produzione industriale dipende da questo tipo di elementi, è lo studio "Le opportunità per la filiera dei RAEE all'interno del Critical Raw Materials Act" commissionato da Erion - il più importante Sistema multi-consortile italiano di Responsabilità Estesa del Produttore - a The European House - Ambrosetti, presentato a Roma.L'analisi aggiorna e integra quanto già realizzato anche alla luce del "Critical Raw Materials Act", una serie di proposte volute della Commissione Europea volte a garantire all'Unione un accesso sicuro, competitivo e sostenibile ai materiali strategici. Non solo, l'ultimo report della Commissione Europea "Study on the Critical Raw Materials for the EU" di marzo 2023 amplia il perimetro delle Materie Prime Critiche censendone 34 - quattro in più rispetto allo studio del 2020, dove ne figuravano 30 - e introduce 17 Materie Prime Strategiche, considerate rilevanti per la duplice transizione, ecologica e digitale, oltre che per il settore dell'aerospazio e della difesa. Sulla base del contesto in evoluzione, l'edizione 2023 dello studio di Ambrosetti per Erion introduce alcuni elementi di novità a partire proprio dalla mappatura dei settori nei quali le Materie Prime Critiche risultano oggi fondamentali. In particolare, 29 su 34 sono indispensabili per l'industria energetica, 28 per l'industria aerospaziale, 24 per l'elettronica, 23 per l'automotive e 19 per il settore delle energie rinnovabili."Il Critical Raw Materials Act - ha sottolineato Lorenzo Tavazzi, Partner di The European House - Ambrosetti - è la risposta dell'Europa a una situazione che vede oggi l'Europa in tema di materie prime critiche estremamente dipendente dalle importazioni all'estero. Andiamo da una media dell'80% fino ad alcune materie prime critiche, un terzo nella fattispecie, al 100% di importazioni. Questo si sposa con l'importanza che le materie prime critiche rivestono per il tessuto industriale europeo con oltre 3.300 miliardi di produzione industriale e sostenuta, quindi un quarto del Pil europeo. In questo, il Critical Raw Material Act vuole dare un quadro normativo e di azione affinché l'approvvigionamento e la gestione delle materie prime critiche in Europa sia sicuro e sostenibile".In Italia, però, la strada da fare è ancora lunga, dal momento che la raccolta di RAEE non supera il 37%, a fronte di un obiettivo fissato a livello europeo pari al 65% del totale rispetto all'immesso sul mercato nei tre anni precedenti. Un dato che posiziona il nostro Paese tra i 5 meno virtuosi, davanti solo a Portogallo, Cipro, Malta e Romania."Dobbiamo fare tre cose importanti - ha spiegato Danilo Bonato, Direttore Generale Erion Compliance Organization - controllare, semplificare e innovare. Controllare i flussi paralleli che sfuggono alla raccolta; semplificare per rendere più semplice, più facile e più conveniente per i cittadini conferire i rifiuti elettronici e infine innovare perché in Italia mancano impianti in grado di recuperare e valorizzare le materie prime critiche"."Nell'ambito della presentazione dei risultati del bilancio di sostenibilità 2022 del sistema multi-consortile Erion - ha aggiunto Andrea Fluttero, Presidente Erion Compliance Organization - si evidenziano tutta una serie di azioni strategiche che ogni singolo consorzio ha portato avanti nel corso dello scorso anno per raggiungere i propri obiettivi: in molti casi sono obiettivi di aumento di raccolta differenziata - come nel caso dei RAEE domestici o dei rifiuti da pile o accumulatori; in altri casi sono strategie mirate a raggiungere obiettivi di sensibilizzazione verso i cittadini e i consumatori con l'obiettivo di migliorare complessivamente le prestazioni ambientali della singola filiera".
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