Almo Nature: "Capitalismo si fermi, usi profitti per la biodiversità"

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Bologna, 17 mag. (askanews) - Il 40% delle famiglie italiane vive con un cane, un gatto o un altro animale da compagnia. Per il loro sostentamento si è arrivati a spendere lo scorso anno 2,7 miliardi di euro, l'11% in più rispetto il 2021. Cifre impressionanti, quelle presentate a Zoomark, la fiera internazionale del pet food in corso a Bologna. Qui Almo Nature ha scelto di presentarsi con un'installazione molto originale: un elefante alto quasi cinque metri e lungo sei, ricoperto da una pelle di cotone."Abbiamo portato l'elefante perché volevamo simboleggiare la biodiversità minacciata - spiega Pier Giovanni Capellino, fondatore di Almo Nature e presidente della Fondazione Capellino -. Infatti la pelle dell'elefante è tempestata da tutti i rifiuti che il nostro modello economico oggi produce. L'elefante, che oggi non è una specie direttamente minacciata, è comunque una specie che è minacciata dal restringimento degli habitat".A Zoomark l'azienda di origine genovese presenta il proprio modello di Reintegration Economy. Almo Nature è interamente di proprietà della Fondazione Capellino attraverso la quale devolve i propri ricavi - dedotti costi e tasse - in favore della biodiversità o di progetti "reintegrativi" a tutela del Pianeta. Un modo responsabile e concreto di fare business sulla terra. "Non si può continuare a chiedere il denaro alla gente comune - prosegue Capellino -. È il capitalismo tutto che si deve fermare, interrogare e dovrebbe decidere di decretare una moratoria dei profitti per i prossimi dieci o vent'anni. Destiniamo tutti i profitti finanziari a delle grandi utopie, però realizzabili, per il ripristino della biodiversità".Il grande elefante, realizzato dall'artista Andrea Morini, vuole essere quindi un invito per le attività produttive del settore del pet food a prendere coscienza del loro impatto sulla natura e quindi sulla biodiversità.