Fai Cisl esordisce a Vinitaly, Rota: agroalimentare è strategico

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Verona, 5 apr. (askanews) - L'agroalimentare è uno degli asset strategici del nostro Paese, e il comparto vitivinicolo con i suoi 33 miliardi di fatturato complessivo, otto dei quali di export, è una assoluta eccellenza. Un settore che vede protagonisti importanti grandi gruppi ma anche una miriade di piccoli produttori. La Fai Cisl, ha organizzato al Vinitaly, il convegno "Dal vigneto al calice: il vino italiano tra eccellenze, etichette e mercati globali" dove esperti del settore e parlamentari si sono confrontati con rappresentanti del mondo sindacale e produttivo. All'iniziativa è intervenuto il segretario generale Onofrio Rota: "Quello che abbiamo potuto apprendere in questi lunghi anni dopo la storia del metanolo - ha detto - è che 'piccolo è bello', nel senso che c'è stata una capacità di resilienza e di adattamento delle aziende vitivinicole tale non solo da interpretare il cambiamento che avveniva nel Paese legato al settore del turismo edell'enogastronomia, ma anche a rappresentare bene la tradizionee valorizzare la propria zona di origine. E' chiaro che ora c'è una fase interessante da gestire perché il livello qualitativo si è sempre più alzato e dobbiamo lavorare molto sul tema delle competenze, che partono dalla agricoltura, dalla campagna, per poi raffinare ed elaborare un prodotto sempre più innovativo e adeguato al consumatore e anche di essere esportato ancora meglio".Terra Viva Cisl, associazione aderente alla Fai Cisl nazionale e che rappresenta 31mila liberi produttori agricoli, ha partecipato per la prima volta alla 55esima edizione di Vinitaly, con uno stand collettivo con oltre 30 produttori.Claudio Risso, presidente nazionale Terra Viva Cisl: "Il settore vitivinicolo ha parecchi problemi che deve ancora affrontare, sfide che deve affrontare, si controbatte tra tanti problemi da quelle che sono le emergenze climatiche con cui i nostri viticultori hanno a che fare tutti i giorni, ai nuovi agenti patogeni che arrivano, all'abbassamento della redditività delle aziende agricole strozzate in una filiera troppo lunga. Noi per fare questo abbiamo presentato anche un nostro slogan, "buono, giusto ed equo", che vuol dire prodotto buono, sano e sicuro, che rispetta i disciplinari di produzione, prezzo giusto che remunera tutti gli attori della filiera in modo equa, e retribuzione equa".Attualmente sono circa un milione le persone impiegate in agricoltura, 340mila dei quali sono lavoratori extracomunitari o comunitari, un numero che secondo le stime salirà a 500mila entro il 2.030. Urge quindi rivedere il Decreto flussi."Questo comporta - ha aggiunto Rota - una pianificazione adeguata, con il decreto flussi ma anche un pensiero su come il reddito di cittadinanza sia una soluzione per chi è incapace di lavorare o sia in condizioni delicate, ma non sia di ostacolo per chi vuole lavorare. Poi c'è da dire che dobbiamo fare un lavoro veramenteimportante perché le dichiarazioni del presidente Prandini che dice che la nostra retribuzione oscilla tra i 1.300 e i 4mila euro la vedo un po' eccessiva, perché nel settore dell'agricoltura, o meglio della prima lavorazione, c'è ancora tanta strada da fare".

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