Preghiera per l'incontro ecumenico nella Cattedrale di Nostra Signora d’Arabia ad Awali
  • anno scorso
Di seguito il discorso pronunciato questo venerdì 4 Novembre da papa Francesco durante l'incontro ecumenico svoltosi nella Cattedrale di Nostra Signora d’Arabia ad Awali.


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Altezza Reale,
Signor Ministro della Giustizia,
grazie della vostra presenza che ci onora.

«Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proseliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio» (At 2,9-11).

Santità, caro Fratello Bartolomeo, cari fratelli e sorelle, queste parole sembrano scritte per noi oggi: da tanti popoli e di tante lingue, da tante parti e di tanti riti, siamo qui insieme, e lo siamo a motivo delle grandi opere compiute da Dio! – Siamo in pace, come quella mattina di Pentecoste, in cui non si capiva nulla –. A Gerusalemme, nel giorno di Pentecoste, pur provenendo da molte regioni, si sentirono uniti in un solo Spirito: oggi come allora la varietà delle provenienze e dei linguaggi non è un problema, ma una risorsa. Un autore antico scriveva che «se qualcuno dirà a uno di noi: Hai ricevuto lo Spirito Santo, per quale motivo non parli in tutte le lingue? Devi rispondere: Certo che parlo in tutte le lingue, infatti sono inserito in quel corpo di Cristo cioè nella Chiesa, che parla tutte le lingue» (Discorso di un autore africano del secolo VI: PL 65,743).

Fratelli, sorelle, ciò vale anche per noi, perché «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13). Purtroppo con le nostre lacerazioni abbiamo ferito il santo corpo del Signore, ma lo Spirito Santo, che congiunge tutte le membra, è più grande delle nostre divisioni carnali. È perciò giusto affermare che quanto ci unisce supera di molto quanto ci divide e che, più camminiamo secondo lo Spirito, più saremo portati a desiderare e, con l’aiuto di Dio, a ristabilire la piena unità tra di noi.

Torniamo al testo di Pentecoste. Meditandolo, hanno risuonato in me due elementi, che mi sembrano utili per il nostro cammino di comunione e che vorrei dunque condividere con voi. Sono l’unità nella diversità e la testimonianza di vita.

L’unità nella diversità. A Pentecoste i discepoli, dicono gli Atti degli Apostoli, «si trovavano tutti insieme nello stesso luogo» (2,1). Notiamo come lo Spirito, che si posa su ciascuno, sceglie tuttavia il momento in cui stanno tutti insieme. Potevano adorare Dio e fare del bene al prossimo anche separatamente, ma è convergendo in unità che si spalancano le porte all’opera di Dio. Il popolo cristiano è chiamato a riunirsi perché le meraviglie di Dio si avverino. Essere qui in Bahrein come piccolo gregge di Cristo, disseminato in vari luoghi e confessioni, aiuta ad avvertire il