Il dilemma dei pacifisti sulle armi agli ucraini: "Peggiorano il conflitto, serve la diplomazia"

  • 2 anni fa
L'invio di equipaggiamenti militari e armi all'esercito ucraino che si difende dall'invasione voluta dal presidente russo Vladimir Putin divide il popolo pacifista che si è riunito a Roma per chiedere lo stop delle operazioni militari in Ucraina. Da una parte una vasta maggioranza contraria all'invio delle armi, dall'altra, la minoranza, favorevole. "È sbagliato inviare armi perché non funziona. Ovunque si mandino le armi il conflitto peggiora", afferma Francesco Vignarca, coordinatore della Rete per il Disarmo. "È un drammatico errore, le armi chiamano le armi. L'unica strada per fermare l'invasione è ricostruire uno spazio di diplomazia", aggiunge Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. Durante il corteo, c'è stato anche un gruppetto di militanti di Potere al Popolo e del movimento studentesco Osa che ha chiesto a gran voce il ritiro dell'Italia dalla Nato. Unica posizione a favore dell'invio degli equipaggiamenti militari agli ucraini è quella del Partito Democratico, espressa per bocca di Gianni Cuperlo. "Nel 1995 i caschi blu in Bosnia chiesero insistentemente un'azione dissuasiva della Nato sulle truppe serbe che stavano assediando Srebrenica. Quell'intervento non si concretizzò e ci fu il primo genocidio dalla fine della Seconda guerra mondiale - spiega Cuperlo -. Ci sono errori tragici nel passato, evitiamo di ripercorrerli". .A cura di Francesco Giovannetti . .SEGUI LA DIRETTAISCRIVITI ALLA NEWSLETTER QUOTIDIANA

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