Piemonte - Braccianti agricoli stranieri sfruttati nelle vigne dell'Astigiano (20.60.20)

  • 4 anni fa
https://www.pupia.tv - Trenta braccianti agricoli di origini africane, cingalesi, indiani e albanesi sono stati sistematicamente maltrattati e duramente sfruttati da una donna con doppia cittadinanza italoalbanese che li faceva alloggiare in anguste dimore fatiscenti e insalubri, costringendoli a dormire su materassi appoggiati al pavimento, a mangiare in ridottissimi spazi comuni e a condividere l’unico bagno a disposizione per entrambi i sessi.

L’artefice dei fatti, scoperta dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Canelli, avvalendosi di tre suoi connazionali albanesi, anche facendo ricorso talora a intimidazioni e minacce, costringeva persone bisognose, dimoranti in luoghi di rifugio improvvisati, quali stazioni ferroviarie, giardini pubblici o presso la sede della Caritas di Canelli, a lavorare dalle 8 alle 11 ore al giorno. I lavoratori stranieri venivano reclutati per essere impiegati in diverse aziende agricole del basso astigiano e della confinante provincia di Cuneo, in valle Belbo e Val Bormida, dove venivano sfruttati per le coltivazioni vitivinicole, in totale subordinazione e sudditanza psicologica. Alla paga oraria delle vittime dello sfruttamento, che non superava i 6 euro all’ora, rispetto ai 10 euro circa previsti, venivano ancora decurtate le spese per il pernottamento, che si aggiravano tra i 4 e i 5 euro a notte e, talvolta, venivano loro addebitate anche le spese per il trasporto. I braccianti venivano accompagnati dai caporali albanesi i quali provvedevano a impartire loro gli ordini, assegnandoli agli imprenditori agricoli dai quali l’indagata riscuoteva direttamente cospicue somme di denaro.

Le indagini coordinate dal sostituto procuratore della Procura di Asti, Francesca Dentis, portavano i militari della Tenenza di Canelli, coadiuvati da quelli del gruppo di Asti, a eseguire nei confronti della prevenuta un’ordinanza di custodia cautelare in carcere adottata a fronte di gravi indizi per il delitto di caporalato, titolo di reato per cui venivano anche sequestrate somme di denaro e tre autovetture. Il profitto complessivo dei reati commessi dall’arrestata e dei suoi connazionali, calcolato anche con il contributo di personale dell’Inps e dell’Ispettorato Territoriale del lavoro di Asti, ammonta a circa 75mila euro. I risultati delle complesse investigazioni sono stati raggiunti nell’arco di circa un anno. Sono in corso accertamenti di polizia economico-finanziaria per contestare le irregolarità previdenziali e fiscali di cui si è resa responsabile l’arrestata con la propria attività illegale in danno di ulteriori 82 braccianti. (20.60.20)

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